Casa del respiro, un luogo dove "tirare il fiato"
La struttura nasce dal bisogno di lavorare sul territorio a favore dell’inclusione sociale, evidenziando le contraddizioni di un sistema di cura che rischia di isolare le persone con difficoltà psicologiche anziché farle sentire parte integrante e integrata nella società. Il gruppo, guidato da don Mario Vanin, presidente dell’associazione Respiro e responsabile Caritas per il settore che si occupa di salute mentale, prende avvio dal lavoro volontario di alcune famiglie e si costituisce come progetto di cohousing sociale:

C’è un posto a Morgano dove si può “tirare il fiato”. E’ Casa Respiro, che nasce dal bisogno di lavorare sul territorio a favore dell’inclusione sociale, evidenziando le contraddizioni di un sistema di cura che rischia di isolare le persone con difficoltà psicologiche anziché farle sentire parte integrante e integrata nella società. Il gruppo, guidato da don Mario Vanin, presidente dell’associazione Respiro e responsabile Caritas per il settore che si occupa di salute mentale, prende avvio dal lavoro volontario di alcune famiglie e si costituisce come progetto di cohousing sociale: una piccola comunità che accoglie, in modalità residenziale o diurna, persone in difficoltà psicologica o con disagio mentale ben compensato e le aiuta e sostiene nel creare relazioni e nel ricostruire il proprio progetto di vita.
Dal 2014 una crescita continua
In questo modo il progetto si concretizza a Morgano nel 2014. Fino all’ottobre scorso in un’abitazione in affitto, con un ex magazzino agricolo che ha ospitato laboratori di musica, corsi di teatro e serate macramé. Poi il trasferimento due civici più in là, dove nasce la nuova abitazione: le sale per le attività, la cucina dove preparare i pasti quotidiani e i rinfreschi dopo gli eventi, le camere per cinque persone in coabitazione, più un alloggio per le emergenze. Una seconda ala con l’auditorium per gli spettacoli è stata interamente costruita da volontari e residenti: quattro laboratori sul tema della bioedilizia hanno attirato persone da tutta Italia, un’azienda ha poggiato i piloni della struttura sui quali tutti hanno poi lavorato per erigere le pareti in paglia e terra. Tutt’attorno un enorme parco, l’impianto di fitodepurazione costruito assieme all’auditorium, un bosco di cinquemila metri quadri, un orto produttivo e uno sinergico “più che biologici”, piccole piante da frutto, fiori, galli, galline, pulcini e due arnie con le api.
In questa struttura le persone sono accompagnate verso il benessere mentale.
Laboratori di ceramica, teatro, cucina e... orto
“Il nostro è un segno sul territorio – spiega don Mario –. Lavoriamo di concerto con il servizio sanitario pubblico, crediamo in un welfare più territoriale, poiché energie e saperi del territorio, se messi insieme, possono fare la differenza nel prendersi cura delle persone”.
Ed è proprio quello che accade in Casa Respiro, dove oltre ai residenti arrivano persone di tutte le età per i laboratori di ceramica, di teatro, di musicoterapia, di cucina o per fare l’orto. Gli ospiti trasmettono le loro competenze ai bambini delle scuole, tengono corsi di astronomia alla materna, creano bomboniere per eventi, imparano dai vicini di casa a potare le piante, in una grande comunità dove ognuno fa la propria parte, dona le proprie conoscenze e impara una vita autonoma.
Progetti su misura
Gli ospiti sono seguiti con progetti su misura per uno o due anni, iniziano così a prendersi cura di sé, sono aiutati a trovare un’occupazione e un alloggio. “Queste persone ricominciano a partire dalle relazioni – racconta Annarita, una delle volontarie presenti fin dalla nascita del progetto –. Quando arrivano qui sono spesso molto sole, ma in Casa Respiro creano una rete di amicizie. Imparano a fare cose che prima sembravano impensabili anche se molto semplici, poiché il disagio mentale spinge a perdere motivazione e stimoli. Una volta terminato il percorso tornano, magari per collaborare con noi: alcuni aiutano durante la sagra, continuano a partecipare agli eventi che organizziamo e ai laboratori. L’associazione fa molto bene a tutte le persone che partecipano, anche ai volontari, è un luogo dove tutti trovano il proprio spazio per esprimersi”.
Eventi nell’auditorium e nel bosco, ma anche uscite
Quasi ogni fine settimana inoltre viene organizzato un evento, con musica o spettacoli teatrali. In questo momento nell’auditorium i posti sono stati distanziati, per le norme sanitarie, e gli spettacoli quando possibile raddoppiano per dare la possibilità a tutti di partecipare. Nei prossimi mesi molte manifestazioni si terranno all’aperto, nel grande bosco dietro la casa. Durante gli eventi, prima dell’emergenza sanitaria, gli ospiti preparavano un rinfresco; con il corso di musicoterapia e di teatro sono diventati protagonisti degli spettacoli; gestiscono in maniera autonoma i mercatini durante i quali vengono venduti i loro manufatti. A luglio ripartiranno inoltre laboratori di danza, di scrittura e di poesia aperti a tutto il territorio, sia adulti che bambini. Vengono organizzate anche uscite, visite a mostre d’arte e viaggi all’estero.
La terapia e “le rose”
“Due sono i punti da cui partiamo – conclude don Mario –: «neutralizzare» i pregiudizi sulla salute mentale ancora presenti nelle persone e alle volte anche negli stessi operatori sanitari, che hanno ancora una visione «manicomiale» del trattamento dei disturbi della salute mentale e questo lo facciamo senza prendere scorciatoie, con un lavoro continuo per creare relazioni. In secondo luogo coltiviamo la spiritualità, intesa come promozione dello spirito umano per vivere la propria vita con tutte le sue fragilità. L’aspetto terapeutico è importante ma non risolutivo. Come diceva Alda Merini, «le persone hanno bisogno anche delle rose»; e dunque della poesia, della musica, che fanno acquistare sicurezza e bellezza interiore”.
Durante i mesi di chiusura il cohousing è proseguito, con un contatto più stretto fra gli ospiti che non potevano uscire per lavorare, ma che hanno approfittato per risistemare il giardino, il parcheggio e l’orto. I laboratori ora hanno riaperto, ma possono ospitare solo tre persone per volta anziché le 20 o 30 di prima.
La struttura non riceve finanziamenti pubblici, è in gran parte autonoma grazie agli orti, si autofinanzia con le offerte di chi partecipa agli spettacoli ed è poi sostenuta dalle Caritas del territorio. Per molti dei lavori ha potuto contare sui fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica. E’ per questo che la bella esperienza di Casa Respiro è stata scelta per raccontare in un video, che sarà visibile nelle reti televisive nazionali dal 20 giugno, come vengono impiegati i soldi dell’8xmille. Le riprese sono state effettuate nel bosco, con tutti gli ospiti e numerosi volontari.
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