L'esperienza di accoglienza degli ucraini a San Donà un anno dopo lo scoppio della guerra
Intervista al sindaco Andrea Cereser e a Tamara Pozdnyakova, dell'associazione ucraina "La Rondine", ad un anno dallo scoppio del conflitto in Ucraina. Come ha funzionato la macchina dell'accoglienza a San Donà? Cosa si continua a fare?

E’ passato ormai più di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, e poco dopo è iniziata anche a San Donà di Piave l’accoglienza dei primi profughi in fuga.
Ci siamo rivolti al sindaco, Andrea Cereser, e a Tamara Pozdnyakova, presidente dell’Associazione ucraina “La Rondine”, per fare il punto della situazione in tema di accoglienza e sostegno dei profughi.
Sindaco, che ricordo ha di quelle giornate? Come è stata organizzata l’accoglienza?
Il meccanismo di accoglienza è stato agevolato dall’associazione ucraina “La rondine”, fondata 20 anni fa da Tamara Pozdnyakova. Questo ci ha aiutato a indirizzare gli aiuti e nella mediazione linguistica, facendoci trovare l’abbinamento con possibili famiglie quando non c’erano molte unità abitative del Comune, problema che abbiamo in seguito risolto. Velocemente abbiamo definito le regole per un primo censimento e si è pensato subito ai servizi scolastici. Gli arrivi sono stati scaglionati nel tempo fino all’estate. Quello della lingua è stato un problema molto delicato: il russo era visto come la lingua degli invasori. Fanno parte dell’associazione La Rondine molte badanti che vivono nelle nostre comunità: molte di queste provengono dalla zona vicina al confine polacco, altre invece dalla parte orientale, dove gli scontri sono stati più feroci. Anche per questo, abbiamo sentito questa guerra più vicina.
Quanti profughi sono stati ospitati a San Donà?
Non è facile dirlo: molti sono fuggiti in Italia o all’estero per un tempo limitato e poi sono tornati a casa nei territori liberati, o non direttamente coinvolti nella guerra. E’ stato fatto un lavoro di censimento delle entrate, mentre le uscite non sono state aggiornate. Gli arrivi nel nostro territorio sono stati circa 180; attualmente sono circa 15 gli ospiti nelle case del Comune, ovvero 5 nuclei familiari. Non conosciamo i numeri di persone ospitate da privati.
Qual è stata la risposta della cittadinanza?
All’inizio è stata una risposta di grande disponibilità; dopodiché è emersa una sorta di assuefazione, per natura tendiamo a proteggerci da temi che ci mettono un po’ a disagio. Un lato positivo è dato, sicuramente, dalle disponibilità giunte ad accogliere i profughi, sia da privati cittadini che dagli alberghi della città e complessivamente sono soddisfatto della risposta data. Continua tuttavia la necessità di inviare aiuti (viveri, vestiti, denaro) in Ucraina, nelle zone più colpite dal conflitto.
“La Rondine” presente da diciannove anni
Di questo abbiamo parlato con Tamara Pozdnyakova, presidente dell’Associazione La Rondine: “Siamo presenti a San Donà da 19 anni – ci dice Tamara – prima come “Ucraina più” e ora, dopo aver cambiato nome e statuto, con il nome di Associazione La Rondine. Il nostro scopo è presentare e promuovere la cultura e le tradizioni ucraine in Italia. Abbiamo due scuole di lingua ucraina, una a Treviso e una a San Donà. Collaboriamo col Ministero della Pubblica Istruzione dell’Italia e dell’Ucraina, che una volta all’anno da Kyiv invia una commissione didattica per fare gli esami.
Com’è cambiata la vostra vita il 24 febbraio 2022?
Quella notte ero in Ucraina con mio padre. Ci siamo svegliati alle 5.30 a causa di due aerei militari che sorvolavano sulle case, li ho visti alla finestra. Poi mi ha chiamato mia figlia, piangendo: stavano bombardando Kyiv. Mio padre, nato nel 1931 ma ancora lucidissimo, ha capito la situazione e ha pianto: “Sono nato in guerra e povertà, morirò con la guerra”, mi ha detto. Rientrata in Italia, ho iniziato a dirigere con le altre donne ucraine la raccolta aiuti: il 28 febbraio è partito da San Donà il primo camion. In un anno abbiamo fatto partire 30 tir, ciascuno da 15 o 18 tonnellate di aiuti grazie alle comunità di San Donà, Portogruaro e Treviso e Scorzè, dove siamo presenti.
Quale è stata la risposta della comunità ?
Assolutamente generosa, solidale e caritatevole. Siamo contenti di collaborare con loro, anche con l’Amministrazione di San Donà, che è stata molto efficace e con la quale collaboriamo in sintonia. Da subito ci hanno dato a disposizione gli spazi di Confrutta. Adesso abbiamo un garage a Noventa di Piave, in via Roma 227, ma ci risposteremo a San Donà con l’arrivo della bella stagione.
Che aiuti vi servono ancora? Dove li ricevete?
Abbiamo bisogno letteralmente di tutto: cibo, medicinali, vestiti, biancheria intima e da ospedale, vestiti caldi (ideali sono quelli da montagna, per resistere al freddo inverno ucraino), scaldini per mani e piedi, docce secche per i militari al fronte, salviette umide, assorbenti. Anche oggetti come coperte, materassi, lenzuola, asciugamani sono ben accetti, come qualsiasi cosa che sia utile non solo per i soldati in prima linea ma anche per i numerosi profughi interni. Il nostro punto di raccolta è a Noventa di Piave in via Roma 227. Siamo aperti martedì e mercoledì dalle 9 alle 13, gli altri giorni dalle 9 alle 11. Si consiglia di chiamare il numero 342 6625633 per prenotare un appuntamento.
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