San Donà: il sindaco "allontana" le unioni civili
Il sindaco: “Non sono nel programma". Don Flavio Gobbo: "Non si discrimini la famiglia".

La polemica sul registro delle unioni civili si è scatenata per un commento rilasciato su Facebook da Francesco Rizzante, presidente del consiglio comunale di San Donà di Piave, che, dibattendo in rete con un cittadino sulla questione, ha espresso la sua sostanziale apertura al dialogo nel rispetto dei diritti di tutti. Tanto è bastato a scatenare le polemiche nella maggioranza dove le linee di pensiero sui temi etici non sono sempre convergenti.
Il vicesindaco Oliviero Leo ha alzato immediatamente le barricate a nome della sua lista civica: “La libertà sessuale esiste, purché vi sia rispetto, mai e poi mai saremo favorevoli a matrimoni tra persone dello stesso sesso, tanto meno all’adozione di bambini”.
Il sindaco, Andrea Cereser, ha chiuso subito le polemiche: “Vincolanti per la maggioranza sono i punti condivisi nel programma di mandato e prima ancora in quello elettorale frutto dei contributi di tutta la coalizione. E il registro delle unioni civili non è citato nel programma. Certamente possono emergere altri argomenti, ma vanno prima discussi con la coalizione, altrimenti restano nella sfera delle opinioni personali. In quanto tale va ovviamente considerarto un commento su un social network, rispettabile, poiché sulle questioni etiche vale la più assoluta libertà di coscienza del singolo consigliere, ma che non può essere certo una presa di posizione ufficiale di un’istituzione, quale è quella del presidente del Consiglio comunale, che si esprime in altre sedi e con altre modalità.”
Don Flavio Gobbo, parroco di Passarella, Santa Maria di Piave e Caposile nonché assistente vicariale della Pastorale familiare: “Io non so se come Chiesa possiamo porre ostacoli alla richiesta di riconoscimento dei diritti civili, certamente abbiamo il dovere di ribadire la difesa del matrimonio e della famiglia. Le discriminazioni sono un male, a prescindere da chi siano le persone che discriminate si sentono. Ho però il timore che la politica, lo Stato, di fatto rischino di discriminare proprio la famiglia tradizionale, quando non promuovono leggi o provvedimenti rivolti al bene della famiglia. Penso a chi, per scelta anche motivata dalla fede, decide di mettere al mondo più figli: è o no un bene anche per la società e lo Stato? E allora, tocchiamo alcuni temi sui quali mi sembra ci siano silenzi davvero imbarazzanti: l’accesso a mutui agevolati, sgravi fiscali per le famiglie numerose, asili nido e scuole dell’infanzia (!), leggi (o osservanza più attenta delle leggi già in vigore) che tutelino maggiormente la donna che non può subire mobbing dal datore di lavoro nel caso pensasse di avere figli... Questi sono argomenti che credo debbano essere maggiormente presi in esame da chi ha responsabilità politiche o amministrative, ciascuno nel proprio ambito di competenza".
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