Treviso
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Unioni civili, Manildo tira dritto

Il nuovo registro vaglio del Consiglio comunale nella seduta del 10 ottobre. Belletti (Forum Famiglie) parla di provvedimento inutile e ideologico. Il Sindaco promette: "Presto un provvedimento organico per tutelare la famiglia".

Parole chiave: registro unioni civili (1), unioni civili (30), coppie di fatto (2)
Unioni civili, Manildo tira dritto

Ha “esclusivamente rilevanza amministrativa”. Non “interferisce in alcun modo con la vigente disciplina normativa in materia di anagrafe e stato civile”. E’ il nuovo registro che regola il “riconoscimento delle unioni civili” nel Comune di Treviso, approvato dalla Giunta, al vaglio del Consiglio comunale nella seduta del 10 ottore. E fin dalle prime righe del regolamento che accompagna la delibera si capisce che tale Registro non serve praticamente... a nulla.
Tanto che è facile prevedere che l’iscrizione sarà ben poco praticata dalle coppie di fatto, come accaduto nella stragrande maggioranza dei 160 Comuni italiani (tra i quali Padova, Vicenza, ma anche la “leghista” Abano) dove è stato istituito. Si parla infatti di circa duemila iscrizioni in tutta Italia (i dati sono del 2013), dei quali un migliaio solo a Milano. A Gubbio, ad esempio, il registro è stato chiuso, essendo desolatamente vuoto. Dirigenti di Uffici anagrafe, che in altri Comuni sono stati richiesti di un parere, parlano di impossibilità di istituire un registro non previsto dalla legge anagrafica e in contrasto con la legge sulla privacy.
Perché farlo, allora, questo registro? Tra l’altro in un periodo in cui il Parlamento sta mettendo mano alla questione? Sono varie le ipotesi che qualcuno a Ca’ Sugana sussurra, ma quella più in voga parla di “contentino” a Sel, forza di maggioranza ultimamente irrequieta.
Da parte sua, il sindaco Giovanni Manildo, che abbiamo interpellato in proposito, dice che il registro “era nel programma, non si trattava, è vero, di una priorità, ma il dibattito, molto sereno, avvenuto dentro la maggioranza, con l’apporto di molti consiglieri, ci ha portato a questa proposta”. Il sindaco spiega: “Con questo provvedimento delimitiamo il campo. Non si conferisce alcun nuovo diritto, soltanto viene rafforzata la tutela dei diritti già esistenti, fondamentalmente si dà «prova» della convivenza”. Il provvedimento cita alcuni campi di applicazione: casa, sanità (pensiamo all’assistenza in ospedale) e servizi sociali, trasporti, scuola e servizi educativi, e pochi altri. E definisce il concetto di unione civile: “Due persone maggiorenni, che si dichiarano reciprocamente legate da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune”. “Riteniamo che si tratti di una questione di civiltà giuridica - prosegue Manildo - ma il fatto che le coppie di fatto vengano tutelate non esclude il fatto che noi crediamo alla famiglia come cellula fondamentale della società. Non c’è antagonismo tra questi due principi. Finora abbiamo sostenuto la famiglia con una serie di micro provvedimenti, concreti ma magari non molto visibili, penso ai buoni mensa, alle esenzioni tributarie per famiglie numerose. E con l’assessore Manfio stiamo studiando un progetto complessivo di valorizzazione della famiglia”.
In attesa del progetto, sicuramente più atteso dai trevigiani rispetto al Registro delle unioni civili, resta intanto il delicato passaggio in Consiglio comunale del 10 ottobre. Diversi consiglieri di maggioranza, perlopiù provenienti dall’associazionismo cattolico, stanno in qeste ore vivendo un personale disagio, che in qualche caso diventa travaglio. In alcuni l’orientamento è di dare il proprio voto ad un provvedimento vissuto come il punto di equilibrio raggiunto nel sofferto dibattito in seno alla maggioranza. Altri potrebbero pubblicamente smarcarsi. In tutti costoro c’è comunque l’amarezza per un voto che viene vissuto come un’inutile forzatura.

Come conferma anche il presidente del Forum nazionale delle Famiglie Francesco Belletti (l'intervista integrale sul numero della Vita del popolo del 12 ottobre): "Ho l’impressione che l’istituzione del Registro finisca con l’essere un provvedimento ideologico, che non ottiene obiettivi concreti... Mi pare più saggio che ci confrontiamo con gli Enti locali su azioni concrete a favore della famiglia. Con scelte come questa gli Enti locali usano male le proprie responsabilità. Le vertenze ideologiche si giocano su altri tavoli... Ed è molto forte il rischio di indebolire la famiglia come istituzione".

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