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Contrastare un mondo che esige un esagerato dispendio energetico

L’equinozio è appena scattato ed ecco la così detta stanchezza di primavera: quel sentirsi scarichi che accade perché il nostro organismo non ha mai tempo di prepararsi gradualmente al cambio del clima e dell’ora.

Contrastare un mondo che esige un esagerato dispendio energetico

L’equinozio è appena scattato ed ecco la così detta stanchezza di primavera: quel sentirsi scarichi che accade perché il nostro organismo non ha mai tempo di prepararsi gradualmente al cambio del clima e dell’ora.
Sebbene rappresenti un disturbo ciclico e passeggero per tutti, per molti questo malessere è molto più invasivo.
La stanchezza non è altro che il primo segnale che l’intelligenza del corpo invia per comunicare un disagio, la fatica a contrastare un mondo che esige un elevato ed esagerato dispendio energetico.
Così si legge sulla Carta di Ottawa, redatta ormai nel 1986, in occasione della Prima conferenza internazionale per la promozione della salute: “La salute viene creata e vissuta dagli individui nella sfera della loro quotidianità, là dove si gioca, si impara, si lavora, si ama. La salute nasce dalla cura di se stessi e degli altri, dalla possibilità di prendere decisioni autonome e di poter controllare la propria condizione di vita, come pure dal fatto che la società in cui si vive consenta di creare le condizioni necessarie a garantire la salute a tutti i suoi cittadini”.
Dal curare al prendersi cura: un passaggio cruciale nelle scelte che facciamo ogni giorno.
I metodi più efficaci per fare scorta di vitalità e resistenza sono anche i più difficili da intraprendere, poiché si basano sulle routine, la pratica costante, mai sul corso intensivo o sul prodotto miracoloso. La buona notizia è però che è sufficiente iniziare con una cosa perché si smuovano anche le altre.
Dormire di più e di notte, poiché riduce la probabilità di ammalarsi e aumenta l’aspettativa di vita. Non pochi, però, credono che dormire sia un segno di inefficienza anziché di auto-cura. La più giovane laureata in Medicina d’Italia ha affermato che c’è riuscita perché per lei il sonno è tempo perso, mah… davvero “medico, cura te stesso”. In ogni caso, un’ora di sonno in meno raramente corrisponde a un’ora in più di produttività personale.
Nutrirsi, non solo mangiare, tenendo conto che anche una lieve disidratazione ha effetti negativi su umore ed energia.
Fare movimento, cambiare postura, camminare: senza queste esperienze concrete e quindi autentiche, rimangono metafore il così detto cammino personale o l’essere capaci di mettersi in discussione e cambiare punto di vista all’occorrenza.
Esporsi ogni mattina alla luce naturale per aumentare melatonina e serotonina, contrastando la luce blu dei dispositivi elettronici, nociva per la vista e lo stato d’animo.
Chiedersi (e rispondersi) “posso fare a meno di fare questa cosa?”, spesso scoprendo che era una cosa inutile, o superata, o facoltativa, o dannosa perché impediva il proprio e altrui miglioramento. Quindi semplificare, delegare, imparare a dire di no.
Frequentare luoghi e persone che ci portano valore e non ci costringono a indossare maschere.
Infine, smettere di rimuginare perché, per dirla con le parole di Seneca: “Soffriamo molto di più per la nostra immaginazione che per la realtà”.
Lucia Boranga

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