Adozioni internazionali, tempi troppo lunghi e iter costoso
Secondo la Commissione per le adozioni internazionali (Cai) negli ultimi anni c'è stato un crollo nelle richieste. La ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha annunciato che interverrà sul tema.

Le adozioni internazionali in Italia nel 2022 sono state 565, due in più dell’anno precedente. Erano 526 nel 2020, anno del Covid, 969 nel 2019 e 1.130 nel 2018,nel 2010 erano state 4.130. I dati sono stati forniti dalla Commissione per le adozioni internazionali (Cai) nei giorni scorsi. La legge 476/98 sulle adozioni internazionali compie 25 anni, e per le associazioni che seguono le famiglie in giro per il mondo è da rivedere.
Tuttavia, secondo Cai, le famiglie stanno dimostrando anche capacità di “resistenza”, infatti le coppie in attesa sono oltre 2.400, nonostante le difficoltà del quadro internazionale, aggravatosi per effetto del conflitto russo-ucraino.
Si dice adozione internazionale, diversa rispetto a quella nazionale, quando un minore di cittadinanza non italiana, viene dichiarato adottabile dalle autorità del suo Paese.
In precedenza, in Italia, il Tribunale per i minorenni rilascia alla coppia un decreto specifico di idoneità a tale tipo di adozione. Una volta aver ottenuto l’abbinamento con il minore, la coppi a si reca in quel Paese, e davanti alle autorità e secondo le leggi nazionali e internazionali adotta un bambino. L’adozione obbligatoriamente va fatta tramite un’associazione che è accreditata dal Governo locale. In Italia, dal 2020, è nato un network, Life in Adoption Network, che riunisce cinque enti autorizzati che mettono in comune risorse, energie, strutture, attività in Italia e all’estero. Si tratta di Cifa, Aibi, Asa, Ariete e Nidoli. Insieme hanno 33 sedi in Italia e operatività in 50 Paesi.
L’immobilità nelle adozioni riscontrata lo scorso anno è legata al fatto che diversi Paesi storicamente importanti sono ancora a zero, pensiamo a Bielorussia, Cina ed Etiopia. I Paesi con i numeri più significativi per numero di bambini adottati nel 2022 sono stati Colombia 113, India 75 e Ungheria 68.
Ma il crollo delle adozioni internazionali, come evidenziato dai numeri sopraccitati, è un fenomeno evidente da anni, per molti motivi. Innanzitutto ad allontanare i possibili genitori dal percorso dell’adozione sono fondamentalmente gli estenuanti tempi di attesa: si arriva anche a superare 6 anni.
Ed anche i costi significativi, infatti per adottare un bambino all’estero si deve sostenere una spesa che può raggiungere i 20 mila euro. Sono molte le coppie costrette ad accendere un mutuo per sostenere i costi.
Oltre che contro la legge, AiBi, associazione “Amici dei bambini”, punta il dito anche contro i decreti di idoneità del Tribunale dei minori che indicano vincoli troppo stringenti rispetto ai bambini che possono essere abbinati alla coppia. “Sarà impossibile tornare ai numeri del passato - sostiene Aibi -, perché nei Paesi c’è meno disponibilità di bambini al di sotto di una certa fascia d’età”. Questo perché è cresciuta anche la disponibilità interna dei vari Paesi all’adozione. “Ed è, invece, complesso trovare una famiglia disposta ad accogliere, per esempio, un quattordicenne. Non vogliamo - dice ancora l’Aibi - far morire l’adozione internazionale, ma ci stiamo impegnando per la sua ripresa, perché ogni bambino ha diritto a una famiglia che lo ami”.
Questione limiti di età
Tra i coniugi adottanti e il minore adottando deve esserci una differenza d’età non inferiore ai 18 anni né superiore ai 45 anni, calcolata rispetto all’età del coniuge più giovane. Esistono, però, alcuni casi particolari, che modificano le regole principali e l’età massima dei 45 anni può essere superata: se i coniugi hanno altri figli; se l’adozione riguarda contemporaneamente più fratelli, se uno dei due coniugi è più vecchio dell’altro di 10 anni e più, la differenza massima d’età rispetto al bambino è di 55 anni.
Occorre tenere presente che anche gli Stati d’origine hanno a volte proprie regole a proposito dell’età degli aspiranti all’adozione. Per esempio, la Cina accetta solo le domande di coppie in cui entrambi i coniugi abbiano un’età tra i 30 e i 50 anni.
Intervento della Ministra
Dopo l’appello di molte associazioni, martedì 7 febbraio, in un intervento al Senato, la Ministra per la famiglia, Eugenia Roccella, ha annunciato grossi investimenti e iniziative per rilanciare le adozioni internazionali dopo il crollo di questi ultimi anni. “C’è bisogno di un piano di investimenti per aiutare le coppie che adottano all’estero”. E per rilanciare il sistema “adozioni” che da troppo tempo versa in crisi. “Vogliamo partire - ha detto ancora Roccella -, dal sostegno economico da destinare al finanziamento di due linee strategiche per le adozioni internazionali: supporto economico delle coppie impegnate in percorsi adottivi complicati, soprattutto con riferimento a Paesi in situazioni difficili; risorse aggiuntive per chi adotta minori portatori di handicap”.
Roccella ha ricordato che a breve partiranno 15 progetti di cooperazione internazionale.
Inoltre, la Ministra partirà in alcune missioni all’estero con la Commissione per le adozioni internazionali per stipulare nuovi accordi con alcuni Paesi e risolvere situazioni che da tempo risultano bloccate.
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