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Attenzione, la mafia è già pronta per la ripresa

Intervista al giornalista Ugo Dinello sui possibili rischi per mancanza di liquidità: "Quando si riprenderà, servirà denaro per pagare gli ordini, i ratei, gli ammortamenti, per avere la materia prima per lavorare, per produrre. Le aziende non hanno cultura per questa situazione, è la prima volta che si verifica, e le mafie, in particolare quelle radicate al Nordest, lo sanno".

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Attenzione, la mafia è già pronta per la ripresa

“Le aziende grandi e piccole, aziende di tradizione e aziende leader del mercato, aziende di nicchia oggi hanno tutte lo stesso problema: mancano di liquidità - spiega Ugo Dinello, giornalista del gruppo Gedi e profondo conoscitore della mafia al Nordest -. Quando si riprenderà, servirà denaro per pagare gli ordini, i ratei, gli ammortamenti, per avere la materia prima per lavorare, per produrre. Le aziende non hanno cultura per questa situazione, è la prima volta che si verifica, e le mafie, in particolare quelle radicate al Nordest, lo sanno e sono pronte ad agire”.

Quali meccanismi verranno usati per infiltrarsi nelle aziende, prestiti a usura?

L’usura non è più possibile perché ormai tutto è perfettamente tracciabile. L’interlocutore mafioso, ricco di liquidità, darà i soldi; l’imprenditore emetterà fatture per beni e servizi mai forniti e contemporaneamente rilascerà un contratto in bianco di vendita di un immobile o di quote dell’azienda per un totale che corrisponde al prestito. Poi, se l’imprenditore non ce la farà a restituire i soldi, ecco che scatta la presa di possesso degli immobili o delle quote aziendali.

Ma come fanno ad arrivare a queste aziende, come si accorgono che sono in grave difficoltà?

In questo periodo è quasi automatico che ci siano problemi. In ogni caso ricordiamo che l’operazione Aspide rivelò che semplicemente i mafiosi si facevano pubblicità come società di recupero crediti e il fulcro dell’attività era un insospettabile consulente del lavoro. Ci sono reti di fior di professionisti, da commercialisti a notai che conoscono bene i conti delle aziende e che comunicano con quest’area grigia legata alla mafia. Sanno perfettamente quali sono le aziende decotte e irrecuperabili e le aziende che possono dare ulteriori profitti se mantenute in efficienza.

Dunque possono contare su una fitta rete di collaborazioni?

Per amore o per forza. Non dimentichiamo che possono fare minacce ai familiari e architetti, notai, commercialisti cadono in queste reti. Le inchieste hanno dimostrato che spesso i professionisti sono consapevolmente complici, classico il caso di notai che ratificano passaggi di proprietà di immobili a prezzi assolutamente fuori mercato.

Lei ha spesso denunciato la non applicazione della Sos, “Segnalazione operazione sospetta”.

L’ho detto anche davanti alla Commissione nazionale antimafia. L’azione dei politici sarà giudicata adeguata contro le mafie solo se saprà introdurre il reato penale per mancata segnalazione dell’operazione sospetta. Oggi un direttore di banca che accetta il versamento di 100mila euro divisi in cento libretti individuali da mille euro, operazione chiaramente di riciclaggio di denaro sporco o comunque denaro frutto di operazioni di ricatto economico alle aziende, rischia una sanzione di 50mila euro al massimo, ma in genere ci si ferma a3mila. Dobbiamo trasformare questo reato in penale, altrimenti la nostra ottima legislazione antiriciclaggio non servirà a nulla.

Nel prossimo libro che uscirà a giugno “Crimine a nord est” che ha scritto con Luana De Francisco parlerà delle risposte che si possono dare per fermare questo furto di imprese e di Pil alla nazione. Può anticiparci qualcosa visto che entreremo nella fase 2, quella della ripresa produttiva?

La migliore delle medicine, il farmaco salvavita è l’eliminazione del nero. A volte in Veneto i piccolissimi imprenditori dicono che è impossibile vivere senza nero. Ebbene, il nero è il bacino in cui sguazzano gli squali, prosciugato questo, si ferma tutto. Dobbiamo saperlo. C’è poi un altro punto fondamentale. Bisogna cambiare la legislazione sul falso in bilancio. Nel nostro Paese se uno ruba una mela può farsi sei mesi di galera, per il falso in bilancio solo multe. Eppure è un reato che getta nel lastrico le persone che avevano investito leggendo quei bilanci e prendendoli per veri. Le mafie sanno bene quali sono i bilanci reali e come fare uscire quelli falsi. Quando prelevano le aziende, nel modo detto, le distinguono in “cartiere”, quelle che faranno acquisti da altre aziende, acquisti che non pagheranno mai e che manderanno in crisi altre aziende rendendole scalabili, e quelle invece da sostenere e gestire prendendo il controllo del Consiglio di amministrazione.

Lei teme che saranno coinvolti in questa presa di aziende anche i Comuni?

Certo. Con la ripresa ci sarà l’ansia da parte dei sindaci di creare le migliori condizioni possibili per le aziende. Così quando la ditta del paese chiederà la rotatoria per migliorare l’accesso alle sue attività, subito verrà approvata la variante. Poi l’imprenditore, spinto da pressioni mafiose suggerirà l’impresa edile per eseguire il lavoro. Questa eseguirà perfettamente il lavoro, guadagnandosi punteggio per vincere appalti nazionali, che seguirà stavolta non nel migliore dei modi così da ottenere il massimo del profitto.

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