Autonomia, secondo l'ex parlamentare Bressa "la proposta Calderoli premessa per non fare nulla"
L'opinione dell'ex parlamentare bellunese - il “padre” della cosiddetta “autonomia differenziata” - in merito al disegno di legge firmato Calderoli, è piuttosto critica.

“La proposta Calderoli? Frettolosa, ed è la premessa per non fare nulla”. E’ categorico il giudizio di Gian Claudio Bressa, bellunese, parlamentare dal 1996 al 2022, prima nel Partito popolare, poi nella Margherita, e infine nel Pd. Nel centrosinistra è sempre stato tra i politici più sbilanciati verso il decentramento e l’autonomia. Può essere considerato il “padre” della cosiddetta “autonomia differenziata”, nel nome della quale, nel 2017, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno aperto una trattativa con lo Stato per ottenere ulteriori competenze. Fu lui, infatti, a proporre, ai tempi della Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema (erano i tempi del primo governo Prodi, nella seconda metà degli anni Novanta) l’emendamento che introduceva la possibilità, per le Regioni, di accedere all’autonomia differenziata. Ed è stato sempre lui, nel 2017 e 2018, durante il Governo presieduto da Paolo Gentiloni, a gestire la trattativa con le tre Regioni, portando a casa un primo accordo, che non ebbe seguito nella successiva legislatura.
Quell’accordo, anche se rimasto “lettera morta”, fu un mezzo miracolo. In cosa consisteva?
La prospettiva era completamente diversa dall’attuale proposta, gli accordi in realtà furono tre, uno per ciascuna Regione: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Si mettevano in gioco sei materie statali, affidando alle Regioni, che ritenevano di poterlo fare, delle competenze sostanzialmente amministrative. Possiamo fare l’esempio della scuola: non è immaginabile che ogni Regione abbia i propri programmi scolastici, che esista una “scuola veneta”. Però, per esempio, se l’Emilia Romagna si dice in grado di gestire in proprio il criterio del numero minimo per comporre una classe, in modo da valorizzare le proprie zone montane, perché non dovrebbe farlo?
L’ipotesi Calderoli, invece, apre a un percorso per ottenere un’autonomia più radicale, anche con trasferimenti di risorse. Come mai non dovrebbe funzionare?
L’ipotesi Calderoli mette in campo la delicatissima questione delle risorse in modo frettoloso. Per questo, dico che è la premessa per non fare nulla. Molti parlano dei Lep, cioè dei livelli essenziali di prestazione, ma c’è per esempio la questione degli standard minimi. Tutto ruota attorno alla nozione di “residuo fiscale”, cioè della quota di tasse che non viene trattenuta in un territorio, dandone però un’interpretazione non solo sbagliata, ma diametralmente opposta. L’’economista James McGill Buchanan, premio Nobel dell’Economia, coniò quella definizione proprio in riferimento all’apporto che le regioni più ricche sono chiamate a dare a quelle meno ricche. Insomma, personalmente sono convinto che quella presentata in questi giorni, a pochi giorni dalle Regionali, sia solo un’operazione di propaganda.
Crede che il percorso sarà, alla fine troppo lungo e accidentato?
Non è tanto un problema di tempi, ma di serietà del lavoro. Ci possiamo anche mettere del tempo, ma se si fanno le cose nel modo adeguato. Invece, procedendo così, ci troveremo solo con un mazzo di carte spaiate.
La sua proposta aveva, alla fine, trovato l’adesione delle tre Regioni, compreso il Veneto di Zaia. Come mai quella soluzione è stata buttata alle ortiche?
La legislatura è finita subito. E bisogna ammettere che quella successiva è stata molto travagliata: il Governo gialloverde, quello giallorosso l’arrivo del Covid, poi il Governo Draghi. Sono scattati altri tipi di priorità. Resto, però, convinto, che l’autonomia differenziata, se ben applicata, sia l’attuale declinazione del regionalismo.
La pandemia, intanto, ha per alcuni aspetti rafforzato le ragioni di chi chiede uno Stato centrale forte. Cos’ha cambiato il Covid, in questa prospettiva?
E’ del tutto comprensibile che di fronte a un’emergenza fosse necessario affidarsi a un soggetto unitario. Ma ciò non può essere strumentalizzato. Tra l’altro, chi fa questo ragionamento, porta l’esempio della sanità, cioè proprio di quella competenza che oggi è gestita dalle Regioni. Non bisogna confondere le cose.
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