Covid hotel, la Regione individua venti strutture
Per l’Ulss 2 è stata individuata villa Fiorita a Monastier, per l’Ulss 3 Staycity a Mestre, per l’Ulss 4 due hotel a Jesolo, per l’Ulss 6 la Casa del pellegrino a Padova. La Cgil trevigiana chiede più strutture nella Marca

Dopo la richiesta urgente da parte di Roma, anche il Veneto ha individuato i Covid hotel nel proprio territorio, ossia strutture di permanenza temporanea per pazienti in via di guarigione che non necessitano di cure. La Regione ne ha individuati 20, e Zaia ha spiegato: “Sono per i pazienti che si stanno negativizzando che non hanno più bisogno di cure, prima del ritorno a casa”.
L’assessore al Welfare Manuela Lanzarin ha spiegato: “La settimana scorsa Conferenza delle Regioni e il Governo ci hanno chiesto di presentare una lista di Covid Hotel, uno per provincia. Uno è l’hotel con funzione solo alberghiera, ossia strutture per persone che potrebbero tornare a casa, ma non hanno gli spazi idonei (in nostro caso), e l’altra è quella di una struttura in cui anche sia possibile dare cure ai pazienti, allestendo reparti con attrezzature”.
Per questa seconda necessità, il Veneto dispone di altri luoghi più idonei: “Abbiamo 6mila posti di ricovero in area non critica, più 1.500 posti in strutture intermedie e ospedali di comunità, o riconversione di Urp. In più 740 posti in 5 strutture”.
Per l’Ulss 2 è stata individuata villa Fiorita a Monastier, per l’Ulss 3 Staycity a Mestre, per l’Ulss 4 due hotel a Jesolo, per l’Ulss 6 la Casa del pellegrino a Padova.
Cgil confederale e sigle di categoria: “Serve identificare un numero di strutture alberghiere da riconvertire adatto per far fronte ai bisogni delle famiglie e utilizzando anche personali sanitario del privato, così da non sottrarlo al sistema pubblico già in grande sofferenza”
“Incomprensibile perché nella Marca, la provincia più colpita in Veneto dal contagio, si sia identificata solo una struttura alberghiera Covid-Hotel delle 16 definite a livello regionale”. Questa l’interrogazione che la Cgil di Treviso pone alla Regione del Veneto e a Federalberghi.
“Un settore come quello alberghiero così sferzato dalla crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria può trovare supporto dando a sua volta risposta all’esigenza di ospitalità arrivata forte in questa seconda ondata – afferma Alberto Irone, segretario generale FILCAMS GIL di Treviso –. Non riusciamo a capire perché in una provincia come quella trevigiana, così popolosa e altresì ricca di strutture ricettive, sia ipotizzato solo un Covid-Hotel. Vediamo necessario sostenere proprio con il lavoro, e non solo con i contributi del Governo, le imprese del comparto dando la possibilità a più strutture, e più diffuse sul nostro territorio, di convertirsi in Covid-Hotel. A questo non può mancare un investimento proprio sul lavoro, attraverso la formazione del personale e la garanzia della salute dei dipendenti”.
“Dare risposte alle esigenze delle famiglie trevigiane è prioritario oggi quanto garantire la salute e il lavoro – sottolinea il segretario generale della Cgil di Treviso Mauro Visentin –. Quello della riconversione delle strutture alberghiere, le più adatte, in Covid-Hotel abbraccia tutte queste priorità: alleggerire le famiglie che vivono le grandi difficoltà del contagio in casa, permettere proprio di contenere la crescita del numero di contagi e meglio monitorare la popolazione colpita, far ripartire l’attività alberghiera nonché l’indotto a essa collegato”.
Il Sindacato però pone un’altra incognita: “è poco comprensibile perché l’Ulss 2, per bocca del dg Francesco Benazzi, metta a disposizione di Villa Fiorita di Monastier personale infermieristico sottraendolo così dal servizio pubblico, già così in sofferenza, quando proprio a quella proprietà è collegata la Casa di cura – aggiunge Marta Casarin, segretaria generale FP CGIL di Treviso –. Il privato sanitario dovrebbe oggi essere maggiormente di supporto nel far fronte ai nuovi bisogni, uno di questi potrebbe proprio essere quello di fornire personale specializzato alle strutture alberghiere al fine di tutelare la salute degli ospiti”.
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