Dedicarsi con cura all'assistenza dei più fragili
I recenti fatti di cronaca avvenuti alla casa di riposo Ipab "Monumento ai Caduti in guerra" di San Donà di Piave, con violenze perpetrate ai danni degli anziani, rilanciano l'attenzione su quanto siano importanti i percorsi di formazione, il sostegno e il lavoro di squadra degli operatori che lavorano a contatto con persone deboli e indifese.

“Una cosa gravissima. Non voglio commentare i fatti accaduti alla casa di riposo di San Donà. Per me sono stati un tuffo al cuore”. Le parole di Raffaella Da Ros, presidente di Insieme si può, sono testimoni di un sentimento di riprovazione che ha colto tutti coloro che, a vario titolo, si dedicano al buon funzionamento delle residenze per anziani. Strutture che vivono sulla fiducia da parte dei famigliari che affidano un loro caro alle cure di personale preparato.
Insieme si può è, a memoria, uno dei primi enti di formazione accreditato dalla Regione per i corsi di formazione per Oss. Infatti, fino a fine mese, sarà ancora possibile presentare domanda di iscrizione ai corsi organizzati dalla cooperativa.
Ma c’è un fatto che, probabilmente, impegnerà i responsabili delle case di riposo in una maggiore attenzione rispetto al personale che assumeranno nei prossimi anni.
“Questi corsi sono stati sempre molto frequentati, a eccezione degli ultimi due anni. Facciamo fatica a farli partire. A Valdobbiadene non abbiamo raggiunto il numero minimo. Ci vogliono almeno 25/30 iscritti. A Treviso ci siamo accordati con un’altra cooperativa che aveva una quindicina di nominativi e insieme abbiamo fatto partire un corso l’ultima volta. Ora abbiamo 4 nomi per il nuovo corso e le iscrizioni terminano a fine mese... Il motivo? Le persone faticano a vedere in questa professione la propria realizzazione, sia dal punto di vista del riconoscimento personale che sotto il profilo economico”.
Insieme si può gestisce anche due case di riposo per anziani. Gli Oss assunti hanno fatto il percorso formativo con voi?
Molto del personale sì, sono soci che si sono preparati attraverso i nostri corsi. Ultimamente, anche noi abbiamo dovuto ricorrere a personale che aveva seguito un altro percorso di formazione, proprio perché oggi è molto faticoso reperire operatori con questa qualifica. Ultimamente lavoriamo con agenzie e oss che arrivano dalla Campania.
Si tratta di un lavoro delicato, a contatto con persone, da una parte, fragili e, dall’altra, con molte pretese, dovute a malattie e invalidità. Come capire se una persona è adatta a prendersi cura di questi anziani?
Finché sono seduti su un banco a imparare, e ci mettono studio e impegno per raggiungere l’obiettivo, non è semplice valutare se la persona è adatta al lavoro che andrà a svolgere. Bisogna conviverci, metterli alla prova. Ci sono, tra le figure professionali di cui disponiamo, psicologi che verificano il percorso fatto. E, poi, attiviamo continui percorsi di aggiornamento per i nostri operatori. E anche momenti di incontro, per capire il clima che si vive all’interno della struttura, momenti che sono stati fondamentali in questi due anni in cui il personale si è trovato a dover sopperire alla mancanza dei famigliari, che non potevano far loro visita. Abbiamo lavorato molto per sostenere i nostri operatori, per fortificarli e strutturarli, per aiutarli a far fronte a situazioni difficili. E sono sempre aggiornati rispetto alle varie patologie. In loco, poi, i coordinatori delle case di riposo e i direttori devono saper cogliere subito quando ci sono problemi e farsi portavoce in presidenza, in modo che vengano predisposti interventi ad hoc.
Lei è del “partito” telecamere sì o telecamere no? Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia le vorrebbe, il direttore dell’Israa di Treviso, Giorgio Pavan, le ha bocciate.
Noi abbiamo le telecamere autorizzate nella struttura di Zero Branco. Ovviamente non all’interno delle stanze, perché creebbero problemi di riservatezza, non tanto per il personale, ma per gli anziani e per i loro famigliari. Già la telecamera in corridoio ti dà l’idea di quanto tempo l’operatore sta all’interno della stanza, registra quanto tempo trascorre dalla chiamata all’arrivo del personale... Quindi abbiamo sufficienti parametri. So che molte altre strutture le hanno. Sono telecamere che abbiamo installato per ragioni di sicurezza, perché quando la struttura era aperta, il timore era quello della fuga degli ospiti, pur con la presenza continua della sorveglianza, oppure che qualche esterno potesse intruffolarsi nei varchi. E’ bene che ci siano per queste ragioni. Per altri aspetti non le ritengo possibili.
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Opere Pie d'Onigo di Pederobba
Lavoro in squadra e corsi di formazione per gli operatori
“Quando succedono fatti come quelli accaduti nella Rsa di San Donà di Piave, si può pensare che la soluzione siano le telecamere. Noi siamo aperti alla massima trasparenza, ma questa sarebbe una violazione della privacy, non tanto dei sanitari, ma degli ospiti e dei loro familiari”. Agostino Vendramin, presidente delle Opere Pie d’Onigo di Pederobba, è perplesso di fronte alla richiesta fatta dal presidente della Regione Luca Zaia di installare telecamere in case di riposo e asili. Di fronte ai fatti di San Donà, piuttosto, viene da chiedersi come venga assunto il personale, in particolare gli operatori socio sanitari. Le Opere Pie sono ente accreditato dalla Regione per i Corsi per operatore socio sanitario: “Nei corsi viene dato spazio all’etica e alla psicologia per preparare adeguatamente questo personale”. Personale che nel caso dell’Ipab viene assunto tramite concorso, quindi con prova pratica e colloquio, con un’assunzione in prova e una valutazione finale fatta da un’équipe.
“Anche dopo l’assunzione, quello che privilegiamo è il lavoro di squadra. Il personale non viene mai lasciato solo con l’anziano. Abbiamo un’équipe di educatori di supporto e corsi di formazione continua, in modo che casi problematici possano essere subito affrontati e risolti”. I due anni della pandemia sono stati pesantissimi per il personale, più di 200 dipendenti alle Opere pie, con turni appesantiti da operatori No vax o in malattia. “Adesso - conferma il presidente Vendramin - la situazione si è stabilizzata, siamo tornati a ritmi più sopportabili e adatti a prenderci cura adeguatamente dei nostri ospiti”.
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