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Il libro del dottor Mauro Tagliapietra sul senso della vita e della morte

Presentato al Centro della famiglia di Treviso il volume "Oggi non voglio più morire, voglio vivere!", scritto dal medico trevigiano che per quasi due decenni si è occupato di cure palliative e di persone malate terminali.

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Il libro del dottor Mauro Tagliapietra sul senso della vita e della morte

“Oggi non voglio più morire, voglio vivere!” è il titolo del libro di Mauro Tagliapietra, presentato venerdì 3 febbraio al Centro della famiglia di Treviso. Il volume raccoglie le esperienze e le riflessioni del dottor Tagliapietra che, come medico nell’Unità operativa di cure domiciliari, si è occupato per quasi due decenni di cure palliative. 

E’ intervenuto anche mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, che ha curato la prefazione del libro, mentre la postfazione è di don Francesco Pesce. “Nella società di oggi che ha messo ai margini la morte e la fine della vita, quest’opera ci permette di toccare con mano la vita. Si parla di cosa vuol dire vivere gli ultimi momenti della propria esistenza e del senso dell’oltre, in un mondo presentista e individualista. Ciò che questo libro mostra, e che spesso ci dimentichiamo, è che non sempre servono le parole, a volte bisogna tenere per mano, accompagnare in silenzio, ma essere presenti. Insegna a vivere partendo dalla fine. Quello che a noi oggi manca è la dimensione dell’affetto, di un affetto delicato, perché il momento terminale della vita è un momento che noi abbiamo abbandonato. Non abbiamo più parole di fronte alla morte. L’accompagnamento negli ultimi momenti ci svela il sapore della vita, l’importanza della relazione, lo scandalo della solitudine, la forza della destinazione. La dimensione umana dell’accompagnamento è determinante per il cristiano, noi abbiamo il dovere di ricordare che nella morte andiamo verso l’eterno. Questo libro aiuta a capire il senso della vita e anche il senso della morte”.

Il direttore generale dell’Ulss2, Francesco Benazzi, ha quindi proseguito: “Nel periodo del Covid abbiamo dovuto lasciare le persone morire da sole, parlando con i propri cari attraverso tablet. Questo libro ci ricorda l’importanza di accompagnare, di esserci nei momenti finali della vita, di prendersi cura. Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, siamo fieri di poter dire di aver accompagnato a domicilio con cure palliative chiunque ne avesse bisogno. Anche dove non arriva più l’uomo, dove non si può più guarire, arriva il cuore, prendersi cura fino alla fine è l’emblema della cura. Qui a Treviso abbiamo avuto un grande esempio, santa Bertilla ci mostra come spendere la nostra vita nella cura degli altri fino all’ultimo. Sono fermamente convinto che l’importanza della medicina risieda nella centralità della persona, non bisogna nascondere loro la verità, ma il dialogo stesso fa parte del tempo di cura”.

Al dottor Tagliapietra sono spettate le conclusioni: “Ho lavorato 20 anni nell’ambito delle cure palliative. Ho sempre pensato che, oltre a essere un grande onere, fosse anche un grande onore accompagnare i miei pazienti insieme alle loro famiglie alla serena accettazione che il dolore e la morte sono componenti del nostro vivere, del nostro essere creature. Io ho avuto questa grazia e ho incontrato tante persone che hanno accettato con serena fortezza la loro condizione di malati morenti. Quello che mi ha spinto a scrivere questo testo è stata la gratitudine nei confronti di queste persone ,che mi hanno mostrato dei grandi esempi di accettazione e totale dedizione. Ogni volta che chiudevo un caso mi appuntavo gli aspetti critici, quelli bioetici, ma anche le sensazioni che avevo provato. Quando sono andato in pensione ho ritrovato questi appunti, ma non erano fogli, erano persone, erano famiglie con cui avevo condiviso la mia vita. Voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me, mia moglie che mi ha sempre sostenuto e nostro Signore, perché è stata l’esperienza che io ho fatto di lui a sostenermi nell’affrontare la morte tutti i giorni, sapendo che non è l’ultima parola”. 

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