In bici si rischia la vita. La tragica morte di Davide Rebellin
La morte sulla strada del campione di ciclismo Davide Rebellin, ha lasciato tutti attoniti, in primis quanti lo conoscevano e stimavano. L'omicidio stradale di cui è stato vittima Davide, ha riattivato il dibattito sulla necessità di garantire sicurezza a quanti si muovono in bici lungo le strade italiane.

Per tutti Davide Rebellin è stato un grande ciclista, ma per loro, Matteo Tosatto e Alessandro Ballan, “un amico e un esempio da seguire”. E quando si parla della drammatica vicenda relativa alla morte, avvenuta in un incidente stradale (è stato travolto da un camion), di Davide Rebellin, la voce si incrina, il viso cambia, gli occhi brillano.
Inevitabile, per Matteo Tosatto uno dei più grandi e seri professionisti della bicicletta, ora apprezzatissimo direttore sportivo della Ineos, uno dei team più importanti al mondo, e Alessandro Ballan, ultimo campione del mondo italiano, a Varese 2008, ora competente commentatore televisivo.
Entrambi conoscevano benissimo Davide, essendo stati compagni di allenamento (quando Davide viveva a Galliera Veneta) e anche compagni in nazionale (Salisburgo e Varese). Tante storie e aneddoti da condividere, commentare, rimpiangere… “Mi ricordo, come fosse ieri, quella volta che siamo usciti insieme per l’allenamento - spiega Matteo Tosatto -. Davide si è presentato con una pedivella particolare, che sicuramente gli faceva fare una fatica bestiale. Quando, scherzando, gli ho fatto notare la cosa, lui mi ha risposto: sacrificio in allenamento, risultati in gara. Ecco, quella risposta non l’ho mai più dimenticata. Mi ha accompagnato per tutta la mia carriera. Da lui c’era solo da imparare”.
Anche Alessandro Ballan di ricordi ne avrebbe tantissimi, ma uno in particolare ed è relativo proprio al campionato del mondo di Varese 2008, che ha vinto: “La settimana prima siamo usciti per allenarci, e abbiamo fatto l’ultima salita a tutta. Stranamente, penso sia stata l’unica volta, l’ho mollato. Lì per lì, ho pensato che avesse fatto apposta… Quando ci siamo rivisti al raduno della nazionale, la settimana dopo, mi ha avvicinato e mi ha detto: «Ale, lo sai che sei qui per vincere...». Io mi son messo a ridere ma poi in corsa, mi ha messo nelle condizioni di fare quello scatto e arrivare primo al traguardo, nonostante la presenza di Damiano Cunego, che poteva dire la sua in volata. Quella maglia iridata porta anche la sua firma”.
Fin qui i ricordi, ma ora che fare per limitare quella che da più parti viene definita “la strage dei ciclisti”? Tosatto e Ballan, sull’argomento, hanno le idee chiare, non c’è dubbio: “Ci vuole una legge per salvaguardare i ciclisti, ci vogliono strade adatte e molte più piste ciclabili. Poi occorre la cultura della guida, il rispetto; tutte cose, però, che si devono insegnare nelle scuole. Purtroppo, se ne parla quando succede, ma il passo grande da fare è quello di creare una cultura del rispetto del ciclista. Quando uno è al volante deve essere concentrato e lasciar stare telefonini e la fretta, che sono deleteri”.
Alessandro Ballan, inoltre, insiste su un punto: “Dobbiamo puntare tutto sui giovani, sulla scuola, anche se non ci sarà un impatto immediato. Ho mia figlia che corre in bici, e le ho detto chiaramente che, se è successo a Davide, che aveva più di trent’anni di professionismo alle spalle, può succedere a tutti”.
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