Società e Politica
stampa

Israa, commemorazione e una targa a ricordo di chi non c'è più: la gratitudine per chi si è preso cura degli anziani

Le testimonianze di famigliari e operatori hanno descritto come “i momenti di dono reciproco rimangono in eterno”, oltre il tempo e lo spazio

Parole chiave: giorgio pavan (1), israa (51), commemorazione (9), pandemia (38), covid-19 (327), anziani (155), famiglie (161), mauro michielon (8)
Israa, commemorazione e una targa a ricordo di chi non c'è più: la gratitudine per chi si è preso cura degli anziani

“Da noi la morte è di casa, non ci fa paura. Ogni anno vengono a mancare nelle nostre strutture 250 persone, nell’anno del Covid sono state 267. Ma quello che ci è mancato, come famigliari soprattutto, è stato poterci prendere cura di loro e accompagnarli verso la fine della vita”. Le parole del direttore dell’Israa Giorgio Pavan hanno introdotto venerdì 25 giugno, il momento dedicato al ricordo di chi è venuto a mancare in questo periodo nelle sedi dell’Israa, Un momento voluto in particolare dagli operatori e da tutto il personale che in questi lunghi mesi di pandemia hanno visto vite spegnersi, nonostante tutti gli sforzi profusi.

L’evento, che ha visto la presenza del direttore del sociale dell’Ulss2 Roberto Rigoli, della prefetta Maria Rosaria Laganà, delle assessori comunali Gloria Tessarolo e Silvia Nizzetto, si è tenuto nel Giardino dei Grani, in Borgo Mazzini, dove monsignor Michele Tomasi, vescovo di Treviso, ha benedetto la targa commemorativa posta in un’aiuola fiorita del giardino. Alla cerimonia di commemorazione sono stati invitati i familiari di persone residenti nelle sedi Israa che, nel periodo della pandemia, non ce l’hanno fatta. Alcuni congiunti hanno voluto condividere l’esperienza vissuta della perdita, così come si sono sentite le voci degli operatori che hanno incrementato il loro lavoro in modo encomiabile: “Rincuora le famiglie sapere che noi ne abbiamo avuto cura fino alla fine. Sanno che non sono mancati da soli. Erano insieme tra di loro e con noi. Questo è bene ricordarlo, anche per pacificare i nostri cuori”. E infatti dai famigliari sono giunte solo parole di ringraziamento, come quelle di Sebastiano Rizzo, che ha ricordato la madre, morta nel settembre scorso: “Abbiamo vissuto momenti molto duri. Abbiamo sofferto e anche lei, tanto era attaccata alla vita. Abbiamo avuto tutto il supporto degli operatori della struttura, abbiamo avuto tempi di accesso; è stato di grande sollievo per tutti noi avere la possibilità di tenerle la mano fino all’ultimo”.

Antonio, poi, ha ricordato mamma Bruna, morta tre mesi fa allo Zalivani dopo un periodo vissuto in Casa Albergo, autonoma e indipendente: “E’ stato doloroso spostarla in una struttura più sanitaria, per assicurarle adeguata assistenza”. E così è stato anche nell’emergenza: “Abbiamo potuto per pochi attimi salutarla e ci ha riconosciuto”, anche grazie agli operatori “che l’hanno accompagnata con il cuore in mano ben oltre il senso del dovere”. Toccante anche la testimonianza di Bertilla ,che vive in Casa Albergo, ora da sola, dopo che il suo Nino se n’è andato: “Vivete a fondo la vita insieme anche gli ultimi attimi, anche quella è vita”, ha scritto in una lettera letta da Gloria.

Serviva questo momento per tenere vivo il ricordo di chi è arrivato a fine corsa in questo periodo di distanziamento, come anche la mamma del presidente dell’Israa Mauro Michielon. “Tra poco a ricordarci della pandemia ci saranno solo le mascherine nei luoghi chiusi, e così i giorni del lockdown e dei contagi sembreranno una cosa lontana. Per noi è importante invece che questa memoria, che quanto è successo, rimanga viva in noi e che non si perda il ricordo di quanti si sono trovati ad affrontare il virus e purtroppo non ce l’hanno fatta. Nella sua semplicità il nostro gesto vuole lasciare un segno che ci aiuti a ricordare oltre il tempo e le distanze”.

Gesti semplici, come il filo rosso tra gli alberi con le foto di chi non c’è più e le frasi dei famigliari, un filo rosso che tiene unite le anime di chi abbiamo salutato. Un ringraziamento, con le parole dell’operatrice Elisa, è stato fatto “per l’incredibile dono che ci è stato offerto, quello di accompagnare chi muore. Ci ha permesso di vivere più intensamente, siamo diventati più attenti a chi ci sta accanto”. “Queste testimonianze - ha concluso prima della benedizione mons. Tomasi - ci dicono come nella vita siano importanti le relazioni d’amore, gli sguardi, i gesti. I momenti di dono reciproco rimangono in eterno. Il Signore si fa visibile nei volti e nelle storie di chi ci sta vicino, soprattutto in quelli dei più piccoli e dei più fragili”.

Tutti i diritti riservati
Israa, commemorazione e una targa a ricordo di chi non c'è più: la gratitudine per chi si è preso cura degli anziani
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento