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L'agricoltura va svecchiata. Ecco come

E' l’ora della svolta, del passaggio del testimone ai giovani. E il nuovo Piano di Sviluppo Rurale regionale 2014-2020 rappresenta un’occasione da non perdere. Ne è convinta Elena Gazzola, da quattro anni presidente provinciale di Anga, l’associazione dei giovani di Confagricoltura Treviso.

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L'agricoltura va svecchiata. Ecco come

Per l’agricoltura è l’ora della svolta, del passaggio del testimone ai giovani.
E il nuovo Piano di Sviluppo Rurale regionale 2014-2020 rappresenta un’occasione da non perdere per favorire il ricambio generazionale delle aziende e, quindi, per rilanciare un settore che paga la crisi economica, ma non solo quella.
Ne è convinta Elena Gazzola, da quattro anni presidente provinciale di Anga, l’associazione dei giovani di Confagricoltura Treviso. Il volto gentile non nasconde la sua forza di volontà e la sua passione per l’agricoltura che l’ha portata, dopo un diploma in Ragioneria e una laurea in Economia del Turismo, a conseguire da privatista il diploma di agrotecnico, per lavorare insieme ai due fratelli nell’azienda di famiglia. Questa, con sede a Riese Pio X, è divisa tra cerealicoltura - con mais e soia, su circa 20 ettari - ed allevamento di suini, prima a Farra di Soligo ed ora a Gazzo Padovano, con circa 5-600 capi in un impianto che può arrivare a mille capi.
Elena, dal tuo punto di vista, qual è la situazione e quali le prospettive per l’agricoltura?
Per le aziende agricole è necessario uno svecchiamento. L’agricoltura è ancora decisamente in mano agli over. A livello provinciale, il dato delle aziende agricole condotte da giovani appare allarmante, in quanto sono meno del 30 %. E se guardiamo alle aziende agricole condotte dagli under 35 la percentuale diminuisce ulteriormente. Ma non si può più continuare a produrre sempre allo stesso modo, a “far come che se ga sempre fato”. In un mondo che è certamente più complesso e in rapido cambiamento, i giovani sono più adatti perché più elastici, più aperti alle innovazioni!
Ad esempio, anche solo qualche anno fa nessuno avrebbe scommesso sul successo dell’e-commerce per i prodotti agricoli; invece con le esperienze avviate con l’Anga stiamo constatando che funziona ed è redditizio. Certo il ricambio generazionale non è affatto automatico. C’è una resistenza da parte dei genitori, che spesso fanno fatica a cedere il comando. E il ricambio richiede un salto ad entrambe le generazioni. Ma cambiare è necessario! Solo così l’agricoltura può diventare redditizia ed avere prospettive. D’altra parte si constata che le aziende condotte da giovani sono le più redditizie.
Il PSR 2014-2020 per il Veneto sembra aver recepito questo orientamento?
Sì. Con la Misura 6 vengono messi a disposizione adesso circa 13 milioni di finanziamenti per i giovani.  E ci sono altri 3 milioni di euro per la formazione. In generale all’interno del PSR si è puntato sui giovani ed era ciò che speravamo. Certo soldi che ne sono sempre di meno e le misure da sole non sono sufficienti, ma sono strumenti per sostenere chi ha voglia e idee.
Quali sono oggi le difficoltà principali per i giovani che scelgono l’agricoltura?
Principalmente due: la necessità di investimenti importanti per l’avvio di un’azienda, limitando quindi in modo notevole a quanti non hanno già un’azienda di famiglia, e poi la difficoltà nell’accesso al credito, per il quale c’è ben poco margine.
In questi ultimi anni si è registrato un risveglio di interesse dei giovani nei confronti dell’agricoltura…
Sì. Oggi i giovani guardano in modo diverso al lavoro dei campi. Fino a qualche anno fa era un settore considerato “out”, senza prospettive. Ora c’è un boom di iscritti alle scuole di agraria. Si è capito che c’è la necessità dell’agricoltura; e che il settore ha un’ottima prospettiva di sviluppo. In questo periodo di crisi economica il settore primario è quello che ha aumentato il numero di addetti. Però va detto che la crisi dell’agricoltura non dipende solo dalla crisi, ma anche dai tanti errori compiuti nei decenni scorsi, come la mancanza di investimenti nella ricerca, lo scarso marketing, ecc.
Quali altre iniziative potrebbero favorire lo sviluppo del settore e, quindi, anche dei giovani in agricoltura?
Secondo me manca la rete. Nel settore agricolo siamo piccoli, siamo tanti e ognuno guarda al suo orto. In questo modo, però, soprattutto oggi siamo nelle mani dei grossisti, dei mediatori, della grande distribuzione. Ci ritroviamo così senza alcun potere contrattuale nella vendita dei prodotti, purtroppo caratterizzati anche dal fatto di essere per la gran parte deperibili. Se, invece, gli agricoltori capissero, con la collaborazione e l’unità tra colleghi nei confronti dei grossisti, si potrebbe far fronte comune, proponendo un unico prezzo ed evitando trattative al ribasso. Di questo ne guadagnerebbero tutti, grandi e piccoli.

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