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Naufragio di Crotone: nel Mediterraneo si continua a morire

Nella notte fra sabato 25 e domenica 26 febbraio un'imbarcazione partita da Smirne, in Turchia, si è infranta sulle coste di Crotone, in preda ad un forte maltempo. Tanti i migranti morti, tante le domande che la società civile si pone. 

Parole chiave: strage del mare (1), rotta turca (1), carretta (1), naufragio (8), soccorsi (2)
Naufragio di Crotone: nel Mediterraneo si continua a morire

Ennesima tragedia del mare domenica al largo del Crotonese. Una vecchia imbarcazione si è spezzata in due, colpendo gli scogli a poche decine di metri dalla riva, in un mare tempestoso. Quasi 200 persone a bordo, una sessantina quelle salvate. Tra di loro numerosi bambini e molte donne.

Da dove venivano i migranti. L’imbarcazione, partita da Smirne in Turchia 4 giorni prima, non ha retto al mare molto mosso e si è spezzata. Forse l’approdo doveva essere più a sud ma il forte vento proveniente dall’Africa l’avrebbe spinta sulle coste del Crotonese. Un ammasso di legni divelti e sballottati dalle onde contro la riva: è tutto quello che rimane del barcone su cui viaggiavano migranti in arrivo da Iraq, Iran, Afghanistan e Siria. Si trattava di uno dei tanti viaggi della speranza che segue la rotta jonica che parte dalle coste turche, quella più battuta dai migranti provenienti dal Medioriente e destinata a crescere nei prossimi mesi per le conseguenze del terremoto che ha colpito ripetutamente l’Anatolia.

Scaricabarili e briglie nei soccorsi. Il natante era stato avvistato nella serata di sabato a circa 40 miglia dalla costa crotonese da un velivolo dell’agenzia europea Frontex in pattugliamento. Scattato l’allarme, le proibitive condizioni del mare hanno tuttavia impedito di raggiungere la zona e i mezzi sono dovuti rientrare agli ormeggi. E' stato quindi avviato il dispositivo di ricerca via terra e l’allarme è stato girato anche alle forze di polizia. Giunti sul luogo dello sbarco, non è stato possibile fare altro che constatare lo spezzamento del barcone ormai completamente distrutto dalle onde. Eppure il vecchio peschereccio aveva navigato tra le coste e le isole greche prima di attraversare il mar Ionio, senza interessare alcuno…

L’appello di Mattarella. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’esprimere il “dolore” per il naufragio davanti alle coste crotonesi, ha sollecitato “un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori resi inospitali dal cambiamento climatico”. E’ altrettanto indispensabile – ha aggiunto – che l’UE assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie.

I bla bla della politica. Le parole assordanti del ministro dell’interno Piantedosi - “tragedia immane, vanno bloccate le partenze” - sono in continuità con quanto era uscito dal vertice europeo del 9 febbraio scorso dove si era convenuto di rispondere alla questione migratoria con il finanziamento, da parte della UE, di nuovi muri e barriere fisiche per proteggere i confini piuttosto che favorire progetti di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di partenza. Per Emergency: “Il dramma di Crotone è il frutto di precise scelte politiche che impediscono vie di accesso legali e sicure all'Europa”. 

La geografia delle rotte. La geografia delle tratte migratorie si adegua, anche in base agli accordi non scritti tra criminalità organizzata locale e trafficanti di esseri umani, oltre che agli eventi che coinvolgono i Paesi di partenza (ndr basti pensare al recente terremoto in Turchia e Siria) e alle restrizioni imposte alle Ong impegnate nel salvataggio in mare da parte del nostro Governo.

Le rotte sono sostanzialmente quattro: balcanica, Mediterraneo orientale e centrale, e quella verso la penisola iberica. La crisi in Afghanistan, dopo la ripresa del potere da parte dei talebani, ha dato una nuova spinta alle migrazioni dal Medioriente, nutrita già dalla decennale guerra civile siriana. Lungo il Mediterraneo centrale si muovono soprattutto egiziani, tunisini e bangladesi. Nel viaggio verso l’Europa la maggior parte dei migranti attraversa la Libia, contribuendo così ad alimentare nel Paese le rendite dalla tratta di esseri umani. L’UE, tra passi avanti e visioni diverse del fenomeno tra gli Stati parte, ha messo in campo dal 2017 diversi piani di azione compresa la proroga fino al 30 giugno di quest’anno della missione di assistenza Eubam (acronimo di Missione dell’Unione europea di assistenza alla gestione integrata delle frontiere). Ma la pressione migratoria verso l’Europa continua ad essere forte anche in questi primi mesi del 2023.

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