Pnrr: sarà agro-rinascita?
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia 7 miliardi per l'agricoltura. Un'occasione per creare progetti di innovazione, sostenibilità e tutela del territorio

Avremo l’agricoltore 4.0, il contadino super tecnologizzato pronto a comandare dal suo cellulare l’irrigazione o la quantità di foraggio nelle mangiatoie di tori e vacche? Pronto a guidare macchine agricole a biometano e nel contempo a controllare i pannelli solari installati sopra la stalla? Vedremo se i circa 7 miliardi stanziati dal Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, per l’agricoltura (assieme ai fondi previsti per progetti trasversali che incideranno anche sull’agricoltura, come il progetto di infrastrutture di telecomunicazione per le zone rurali ancora non coperte dal segnale 4G) riusciranno a riportare i giovani alla cura della campagna e a rendere l’economia agricola sostenibile e circolare.
Vedremo, soprattutto, se riusciranno a dare la giusta remunerazione al lavoro dell’agricoltore, attraverso filiere di qualità e certificate, superando l’attuale situazione che spesso non offre la “giusta mercede” a chi produce, ma concentra il guadagno su altri attori della filiera o su prodotti non certificati e di bassa qualità.
L’ “Agro Pnrr” è uno sgabello a tre gambe: economia circolare e agricoltura sostenibile, contratti di filiera e di distretto, infine tutela del territorio e della risorsa idrica. La prima gamba comprende tutte le risorse per lo sviluppo della logistica per i settori agroalimentari, pesca e acquacoltura, silvicoltura e florovivaismo. Gli 800 milioni stanziati hanno come obiettivo quello di ridurre l’impatto ambientale dei trasporti, migliorare la capacità di stoccaggio e trasformazione, potenziare la capacità di export e migliorare la capacità logistica dei mercati all’ingrosso. Proprio in questi fondi ci sono gli investimenti per l’agricoltura 4.0, ovvero quella di precisione: sensoristica (basata su sensori ottici o a infrarossi, su sistemi wifi, su centraline meteo che permettono di monitorare lo stato del terreno o la climatizzazione della stalla, e di attivare i necessari interventi di irrigazione o di distribuzione del calore o del mangime); e tracciabile (il prodotto registrato all’origine con il sistema rfid). Sempre qui si aggiunge il miliardo e mezzo per l’agrisolare, pannelli solari su capannoni e strutture aziendali (nessun consumo di suolo dunque), eliminando, là dove ci sono, le vecchie coperture in amianto. Per nuove macchine agricole sono previsti, infine, contributi per 500 milioni di euro.
A caratterizzare, però, il Pnrr per l’agricoltura è la seconda gamba, ovvero i contratti di filiera e di distretto. Un miliardo e 200 milioni, che dovrebbero ridurre l’utilizzo di fitofarmaci, antimicrobici, fertilizzanti di sintesi; sostenere l’agricoltura biologica e lottare contro la perdita di biodiversità; migliorare il benessere degli animali e la distribuzione del valore lungo le diverse fasi della catena fino al consumatore finale; sviluppare la produzione di energia rinnovabile e l’efficienza energetica; garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare; ridurre le perdite e gli sprechi alimentari. Questa seconda gamba incrocerebbe alcuni progetti del Pnrr che interessano più comparti, il primo è lo sviluppo del biometano dal biogas, con una dote complessiva di quasi due miliardi di euro, l’altro, un po’ il mito di tutto il Pnrr, la connessione a banda larga. La terza gamba ha una dote di 880 milioni per le infrastrutture idriche e irrigue, per gestire meglio la risorsa acqua, anche in relazione ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico. Infine, l’agricoltura si potrà giovare delle risorse messe in campo dal ministero della Cultura per i borghi e le aree svantaggiate, di cui beneficerebbero molti agriturismi.
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