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Prosegue l'accoglienza degli ucraini

Alcuni hanno scelto di fare ritorno in patria. Nel progetto Caritas sono attualmente 142 le persone accolte, tra cui 66 minori. Sono soprattutto donne con figli. L'estate servirà a capire, con incontri mirati, se il loro futuro sarà nel nostro Paese

Parole chiave: ucraina (190), guerra (282), pace (278), profughi (256), accoglienza (199), caritas (323)
Prosegue l'accoglienza degli ucraini

Sono 144.838 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina arrivate finora in Italia, 137.452 alla frontiera e 7.386 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia. Ne dà notizia il Viminale, precisando che “rispetto al totale, 76.692 sono donne,22.748 uomini e 45.398 minori”. Le principali città di destinazione dichiarate all’ingresso in Italia sono sempre Milano, Roma, Napoli e Bologna.
A maggio, a Treviso, si contavano oltre 3.000 arrivi, molti dei quali sono ospitati in casa da parenti e conoscenti.

Alla Caritas tarvisina, che da subito ha proposto l’accoglienza diffusa in cui tutta la comunità, a vario titolo, fosse coinvolta, si sono rivolte 182 persone, di cui 88 minori. Sono soprattutto nonne, madri e figli. In questi ultimi mesi una quarantina di loro ha scelto di muoversi dal nostro territorio: alcuni sono rientrati in Ucraina, risiedendo in zone che ora possono definirsi “tranquille”, lontane dai bombardamenti, altri si sono spostati in altri Paesi europei. E così restano nelle nostre parrocchie 142 ucraini, di cui 66 minori, per un totale di 43 nuclei famigliari. Ad accoglierli le parrocchie di Caerano di San Marco, Croce di Piave, Carbonera, Fanzolo, Sala di Istrana, Zero Branco, Musestre, Cavrie e Olmi, Duomo di Castelfranco, Arcade, Sambughè, Sant'Antonino, Sant'Andrea oltre il Muson, Santi Angeli del Montello, Maser, Salvatronda, Tombolo, Paese, San Giuseppe Lavoratore di San Donà di Piave.
Oltre a realtà come gli Istituti Filippin e le Discepole del Vangelo, che seguono il progetto Caritas. E poi 18 famiglie sparse in tutto il territorio diocesano. Famiglie che si mettono in rete, in modo che, alla fine, sia la comunità a prendersi cura, insieme, delle persone accolte.

Vitto e alloggio
Parrocchie e famiglie si stanno facendo carico di vitto e alloggio degli ospiti ucraini, molto spesso organizzando delle raccolte in loco. Caritas tarvisina interviene, grazie ai fondi raccolti in questi mesi, per rimborsare il costo dei servizi alle persone accolte, come le spese mediche, le rette degli asili per i più piccoli o i buoni mensa per chi ha potuto frequentare le scuole elementari e medie. E poi il costo del prezioso servizio dei mediatori culturali e linguistici.
I contributi economici stanziati dal Governo a sostegno dei rifugiati ucraini che hanno richiesto il permesso di soggiorno per protezione temporanea, potevano essere richiesti solo dagli interessati per massimo di 3 mesi, ed erano pari a 300 euro al mese per gli adulti e a 150 euro al mese per i minori.

Intervento fondamentale è stato anche quello delle Caritas parrocchiali, che si sono messe a disposizione per consegnare le borse alimentari o i buoni spesa.
Ma, a detta dei responsabili del progetto Caritas per l’accoglienza degli ucraini, è difficile stabilire un percorso che sia valido per tutti: ogni esperienza è a sé. Ci sono anche migranti che hanno risorse proprie e possono contribuire al mantenimento, c’è chi qui ha già trovato lavoro e medita di rimanere, altri hanno fatto un primo ritorno in patria per vedere quale è la situazione e pensare al proprio futuro.

Per chi ha scelto di rimanere si comincia a prospettare l’integrazione, non più solo l’accoglienza emergenziale. Per questo i responsabili della Caritas si sono ripromessi in questa estate di incontrare, in momenti diversi, sia gli ucraini che le parrocchie e le famiglie italiane accoglienti. Capire quali siano le prospettive per il futuro è fondamentale per organizzare dei progetti efficaci e incisivi, su misura.
Intanto questa settimana c’è stato un incontro tra volontari, famiglie italiane e mediatori culturali che hanno messo in luce le diverse culture, legate soprattutto all’educazione dei figli, alle regole da darsi in una convivenza che dura nel tempo, alle abitudini da conoscere perché l’esperienza dell’accoglienza sia positiva e non si traduca, invece, in un peso non sostenibile.

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