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Quotidiani Gedi in vendita, a rischio spazi di democrazia

La notizia che le testate venete del Gruppo Gedi sono in vendita, preoccupa in tutto il Veneto, non solo i diretti interessati. I quotidiani locali, da sempre, sono la voce viva di un territorio.

Quotidiani Gedi in vendita, a richio spazi di democrazia

Che emozione e che orgoglio quell’11 novembre 2010. Nella redazione de Il Mattino di Padova si presentò il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in città per l’assemblea dell’Anci e per i 60 anni del Cuamm. A fare gli onori di casa il compianto direttore Omar Monestier. Erano i giorni difficili dell’alluvione che colpì tanti comuni del Veneto. Quello del Capo dello Stato non fu un discorso di circostanza. “I sindaci dei paesi alluvionati mi hanno detto - sottolineò Napolitano - che si sono sentiti soli, perché per alcuni giorni la stampa nazionale non si è occupata di quello che accadeva qui.  E questo è significativo. Se non si è rappresentati, ci si sente soli”. Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova Venezia, però, ci sono sul territorio, con i loro redattori e corrispondenti. Il quotidiano locale diventa, nelle ore dell’emergenza, il punto di riferimento di segnalazioni, denunce, richieste di aiuto e raccolte fondi per la ricostruzione. 

Chi, allora, avrebbe immaginato un comunicato come quello firmato il 23 febbraio dal sindaco di Padova, Sergio Giordani: “La notizia che le testate venete del Gruppo Gedi sono in vendita mi preoccupa perché, quando si tratta di informazione, si mettono a rischio spazi di libertà e democrazia”. Attento all’evolversi della situazione anche il governatore Luca Zaia, che lunedì 27 ha incontrato i membri dei comitati di redazione (Cdr) e i vertici veneti di Sindacato e Ordine dei giornalisti.

Insomma, non saranno compleanni spensierati quelli che Il Mattino di Padova (il 28 marzo) e La Tribuna di Treviso (l’8 giugno) festeggeranno soffiando su 45 candeline. Il 17 febbraio i giornalisti delle quattro testate venete di Gedi (Mattino, Tribuna, Nuova di Venezia e Mestre e Corriere delle Alpi, per un totale di 66 redattori, 200 collaboratori giornalisti e una decina di poligrafici) hanno scioperato; martedì 28 due componenti del Cdr, insieme a una delegazione della Fnsi, sono stati ricevuti dal sottosegretario Alberto Barachini. In apprensione anche i colleghi del Messaggero Veneto di Udine e de Il Piccolo di Trieste: il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si è già confrontato con Enrico Marchi (presidente di Save e di banca Finint), impegnato nella costruzione di una cordata che punta a rilevare i sei quotidiani Gedi del Nordest. E sono in ansia per il loro futuro pure le centinaia di collaboratori, giornalisti professionisti e pubblicisti precari.

Un clima ben diverso, di vivacità editoriale e giornalistica, si respirava nella città del Santo nel 1978; ben cinque le testate con edizioni locali. Il 1° marzo usciva L’Eco di Padova, del gruppo Rizzoli. Il 28 dello stesso mese vedeva la luce Il Mattino di Padova di Giorgio Mondadori. Il 13 settembre si presentava in edicola Il Diario di Padova. Sulla piazza c’erano già Il Gazzettino di Venezia e Il Resto del Carlino di Bologna.

Il Diario dura un anno; L’Eco di Padova chiuderà il 2 febbraio 1980; il Resto del Carlino abbandona nel giugno 1983. Il successo premia invece il formato tabloid de Il Mattino, dotato fin dall’inizio di videoterminali e fotocomposizione: nel 1979 vende in media 10.900 copie al giorno; nel 1981 raddoppierà a 20 mila; nel 1984 salirà a 31 mila. Nel settembre 1979 a Giorgio Mondadori si associa l’Editoriale L’Espresso, che edita anche la Repubblica e che punta a costruire una catena di quotidiani locali.

Alla fine del 1979 il direttore Giovanni Valentini chiama a collaborare firme autorevoli come quelle di Ferdinando Camon, Silvio Lanaro, Mario Isnenghi, Umberto Curi, Sabino Acquaviva, Enrico Berti e Giorgio Tinazzi.

Il 18 settembre 1984 arriva in edicola anche La Nuova Venezia, guidata da Lamberto Sechi, che prova a sfidare il Gazzettino nella sua roccaforte. Nel 1988 l’intero pacchetto azionario dei tre quotidiani veneti viene acquisito dalla Finegil di Carlo Caracciolo.

All’inizio del 1990 Il Mattino di Padova può contare, oltre a due vicedirettori (per le tre edizioni), su un caporedattore centrale, su nove tra capiservizio e inviati, su 27 redattori e un collaboratore fisso. A Treviso operano un redattore capo, due capiservizio, dodici redattori e una collaboratrice fissa. A Venezia lavorano un redattore capo, tre capiservizio e 16 redattori. Nell’aprile 1991, al termine della “guerra di Segrate” (Repubblica, L’Espresso e quindici giornali locali vanno alla Cir di Carlo De Benedetti), mentre Panorama, Epoca e la Mondadori spettano alla Fininvest di Silvio Berlusconi.

Nel 1999 i tre giornali veneti affrontano un massiccio investimento per la stampa a colori. Nel 2003 – come ricorda Elena Seno nella sua tesi di laurea “Il Mattino di Padova (1978-2003: le origini e la sua diffusione)” - il Gruppo Editoriale L’Espresso spa è una corazzata che spazia tra diversi ambiti dei media, controllando La Repubblica, i periodici L’Espresso, National Geographic Italia, Le Scienze, Limes e Micromega, quotidiani locali in tutto il Paese. E ancora Radio Deejay, Radio Capital e m2o. 

La vera svolta nell’offerta informativa matura nel 2010 quando l’azienda e le direzioni dei tre giornali veneti presentano al corpo redazionale un “programma editoriale integrato del sito”. Il piano sottolinea che “una parte ragguardevole della comunicazione si sta spostando su Internet”. Di qui la necessità di strutturare l’offerta del giornale “on-line in modo sistematico”. E’ l’avvio di una nuova stagione d’informazione “in tempo reale”, mentre si registra una significativa riduzione della vendita delle copie cartacee.  

Nel 2017 i quattro quotidiani veneti entrano a far parte del gruppo Gedi, frutto della fusione fra il gruppo L’Espresso e Itedi, che pubblica La Stampa di Torino e Il Secolo XIX di Genova. A giugno I’ing. Carlo De Benedetti annuncia le sue dimissioni e lascia la presidenza al figlio Marco. Inizia lo “spacchettamento” del gruppo.

Nel dicembre 2019 Exor, la finanziaria cassaforte della famiglia Agnelli-Elkann, annuncia l’intenzione di acquisire la maggioranza del pacchetto azionario di Gedi. Che nell’ottobre 2020 cede al gruppo Sae (già proprietario de Il Centro di Pescara), Il Tirreno di Livorno, La Gazzetta di Modena, La Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara. Nel novembre 2021 viene venduta La Nuova Sardegna, nel marzo 2022 passa di mano anche lo storico settimanale L’Espresso.

Certo, la situazione è complicata. Le redazioni - anche dopo la pandemia - si sono svuotate, tante edicole hanno chiuso, troppi lettori si accontentano dell’informazione che trovano sui social network, dove non mancano le fake news. Secondo i dati Agcom, nei primi nove mesi del 2022 sono stati venduti in media, giornalmente, 1,57 milioni di quotidiani (cartacei più digitali). Un dato che evidenzia una flessione del 9,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021 e del 32,5 per cento rispetto al 2018. Per i quotidiani cartacei, nel periodo gennaio-settembre 2022 la riduzione è del 9,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021 e del 36,5 per cento rispetto al 2018, con una vendita di 1,36 milioni di copie.

Nel frattempo i quotidiani venduti in formato digitale (210 mila copie) non decollano; nei primi nove mesi del 2022 le copie si sono infatti ridotte del 5,7 per cento rispetto al 2021. Si registra comunque una crescita del 12,5 per cento rispetto al 2018, quando se ne vendevano 190 mila. 

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