Renzi annuncia l'abolizione della Tasi: come verranno garantiti i servizi?
Senza le tasse sulla prima casa e sui servizi locali le famiglie respirano. Ma il federalismo fiscale è morto e sepolto, e per i comuni resta l'esigenza di sostituire il mancato gettito con trasferimenti statali per garantire servizi essenziali.

Stiamo ritornando alla finanza “derivata”, i soldi dei cittadini ritornano in forma di servizi dopo una triangolazione romana. Questa è la prima conseguenza dell’annuncio dell’abolizione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa da parte del Governo Renzi. Si dovranno trovare circa 4 milioni di euro per compensare le mancate entrate di queste tasse che da quest’anno dovevano trasformarsi nell’unica “local tax” e di cui invece, assicura il primo ministro Renzi, celebreremo il funerale il prossimo 16 dicembre 2015, ultima scadenza da pagare per queste due tasse. Sarà un piccolo aiuto al patrimonio delle famiglie, circa 19 milioni, che risparmieranno circa duecento euro e che in valori assoluti significa una diminuzione delle tasse sul patrimonio di circa il 10 per cento.
Non era mai accaduta un’inversione così netta al ribasso, mentre nel 1992 il governo Amato, realizzando il prelievo forzoso sui conti correnti per entrare nell’euro, fece fare un balzo alle tasse sul patrimonio dell’11 per cento e Monti, con una serie di imposte nel 2012, con il Salva Italia, face fare un salto di più del doppio. Si stima che il tagli della Tasi sulla prima casa porterà un taglio di 3,4 miliardi di euro e se si comprendono l’Imu sui terreni agricoli, sui fabbricati rurali, sulle abitazioni di lusso e sugli imbullonati ( i macchinari industriali ancorati a terra) la cifra sale a 4,6 miliardi: una quota non piccola da reperire da parte del Governo, anche se resta il grosso delle due tasse dalle seconde case in su e che porta un gettito di quasi 20 miliardi di euro.
Cosa resta di imposizione diretta ai comuni italiani? La tassa di soggiorno (105 milioni di euro), la tassa per l’occupazione di piazze e aree pubbliche (218 milioni), imposta pubblicità e diritti pubbliche affissioni (426 milioni) e la corposa addizionale Irpef, che porta 4 miliardi di euro. Sul taglio delle tassazioni sulla casa l’Unione europea è stata critica, anche se indirettamente, con il Governo Renzi. I sindaci e l’Associazione nazionale dei comuni (Anci) sono invece rimasti alla finestra, in questi anni hanno visto tanti valzer legislativi attorno alla fiscalità della casa, a partire dall’abolizione dell’Ici, alla sua reintroduzione sotto altre vesti, fino al varo della Tasi che deve servire a finanziare i servizi indivisibili dei comuni: asili nido, trasporto scolastico, l’illuminazione pubblica, sicurezza, anagrafe, manutenzione delle strade e tanti altri ancora. Una partita delicatissima dunque, da una parte il risparmio “cash” per le famiglie, denaro contante che resta nelle tasche dei cittadini, dall’altro il benessere della vita quotidiana dei cittadini garantito da servizi irrinunciabili: due esigenze che la politica ha il compito di armonizzare senza compromessi al ribasso.
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