Sciopero del Tessile, in centinaia da Treviso a Firenze
Venerdì 13 gennaio si è tenuto lo sciopero generale di 8 ore nella Marca e in tutto il territorio nazionale. Dal 2008 al 2014, il comparto tessile della Marca ha perso 1.800 posti di lavoro, registrando una perdita del 25% tra gli addetti e del 4% tra le imprese.

Venerdì 13 gennaio si è tenuto lo sciopero generale di 8 ore nella Marca e in tutto il territorio nazionale. Lavoratori del settore tessile-abbigliamento in sciopero (420mila gli addetti, 5.500 nella Marca trevigiana, ai quali si aggiungono quelli delle calzature) per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro 2016-2019, scaduti entrambi ormai da oltre dieci mesi.
In concomitanza con l'importante evento della moda italiana "Pitti Uomo", con mezzi propri e con i pullman organizzati dai Sindacati, in centinaia sono i trevigiani scesi a Firenze, dove si teneva la manifestazione nazionale di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, in Piazza dell'Unità Italiana.
Dal 2008 al 2014, il comparto tessile della Marca ha perso 1.800 posti di lavoro, registrando una perdita del 25% tra gli addetti e del 4% tra le imprese. Le sigle sindacali trevigiane, nel dare forza alla battaglia per il rinnovo del contratto nazionale, richiamano dunque anche l’attenzione su un territorio che ha patito e ancora soffre gravemente le ricadute occupazionali legate alla crisi e alla trasformazione della produzione. “Dopo mesi di trattative – accusano le tre sigle sindacali trevigiane - l'associazione imprenditoriale confindustriale "Sistema Moda Italia" (Smi) conferma la sua proposta di un modello salariale in cui eventuali aumenti retributivi verrebbero misurati ex post alla durata triennale del contratto: inaccettabile”.
“Il modello che ostinatamente Smi-Confindustria ci ripropone non è il nostro modello – incalzano i segretari generali Cristina Furlan (Filctem Cgil Treviso), Nicola Brancher (Femca Cisl Belluno Treviso) e Rosario Martines (Uiltec Belluno Treviso) -; non siamo disposti a prendere in prestito modelli salariali da nessuno. La nostra storia contrattuale e territoriale – concludono – è una storia importante e ha una tradizione di relazioni industriali che va rispettata, non tradita”.
Non dissimile la situazione nel settore calzaturiero, dove proprio martedì scorso a Bologna il Consiglio generale di Assocalzaturifici-Confindustria ha rilanciato richieste normative – in particolare sulla flessibilità contrattuale e sulle festività di sabato e domenica – che il Sindacato ha respinto al mittente, ritenendo che non vi siano più le condizioni per proseguire il confronto.
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