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Sos lavoratori: nel turismo c'è posto

Il settore è in una fase decisiva di ripartenza, dopo la crisi causata dalla pandemia. Federalberghi lancia la proposta di un nuovo decreto flussi per colmare un gap stimato in 100 mila lavoratori nei prossimi tre anni

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Sos lavoratori: nel turismo c'è posto

Con la stagione estiva ormai alle porte, per chi cerca un impiego stagionale, le offerte di lavoro sono tantissime. Basta dare una rapida occhiata al sito istituzionale del Comune di Jesolo (www.comune.jesolo.ve.it/lavoro-stagione-estiva), per rendersi conto che i profili ricercati sono davvero numerosi: dai camerieri, agli addetti alle pulizie, ai guardiani e portieri notturni, agli aiuti cuochi, ai magazzinieri. Sembra davvero che il mercato del lavoro legato al turismo sia in affanno, mancano addetti, è un racconto quotidiano nei media; alcuni ristoratori dichiarano addirittura di aver dovuto rinunciare a opportunità o aperture in certi periodi di punta, per mancanza di lavoratori. Un problema in più per il settore che, dopo le chiusure causate dalla pandemia, è in una fase decisiva di ripartenza.

Federalberghi: mancano 100.000 lavoratori nei prossimi tre anni
Abbiamo chiesto lumi in materia a Luca Bertuola, dell’Area lavoro e relazioni sindacali di Confcommercio Unione Metropolitana Venezia, che sposta il focus della nostra attenzione al mercato del lavoro in generale, senza necessariamente circoscriverlo a quello legato al turismo.
Come riportato dal quotidiano “Avvenire”, durante la 73ª assemblea nazionale di Federalberghi tenutasi a Bergamo e Brescia a metà maggio, il presidente nazionale Bernabò Bocca ha lanciato la proposta di un nuovo decreto flussi per colmare un gap stimato in 100 mila lavoratori nei prossimi tre anni. “Da sempre guardiamo all'estero per la ricerca di collaboratori, oltre un quarto dei dipendenti delle aziende alberghiere sono stranieri - ha dichiarato il presidente di Federalberghi -. E’ una realtà importante che fa delle nostre strutture, un esempio di inclusione. Per questo motivo abbiamo chiesto modalità di ingresso più snelle per i lavoratori stranieri qualificati: meno burocrazia, più lavoro per chi ha scelto il nostro Paese per un progetto di vita. Per le imprese trovare personale, qualificato e non qualificato, è ormai divenuto il problema maggiore, fenomeno peraltro riscontrato anche negli altri Paesi europei e nelle principali economie turistiche”.

In pandemia il personale ha virato su altri settori
Concetto ribadito da Luca Bertuola: “In questi ultimi anni, con il mercato del turismo fermo a causa della pandemia, abbiamo visto un deflusso di personale importante verso altri settori: il pubblico, la logistica, le costruzioni, il commercio al dettaglio. Ma è una problematica che interessa tutti i settori, non solo gli alberghi e la ristorazione. Ci sono tante tematiche legate al lavoro sulle quali serve riflettere seriamente e con urgenza: dalla questione femminile, al bilanciamento dei tempi tra vita lavorativa e vita personale, alla fuoriuscita di pensionati che non vengono sostituiti dai giovani”.

Cisl: invertire subito la rotta, oppure scenario apocalittico
Il problema demografico è stato ribadito qualche giorno fa da una ricerca sul ricambio generazionale nel mercato del lavoro realizzata dall’Ufficio Studi di Cisl Belluno Treviso. “Dall’incrocio fra i dati demografici e occupazionali, - ha spiegato il segretario generale di Cisl Belluno Treviso, Massimiliano Paglini - i risultati che escono sono allarmanti: se già oggi nel privato e nel pubblico si lamenta la carenza crescente delle figure professionali necessarie all’attività - operai specializzati, camerieri, autisti, tornitori, elettricisti, cuochi, manutentori, ma anche oss e infermieri, solo per fare qualche esempio - nel 2037 la prospettiva è quella di una carenza strutturale di giovani in età occupazionale che rischia di compromettere la tenuta stessa del sistema economico e sociale. Se non saremo in grado di invertire rapidamente la curva demografica, ci troveremo di fronte a uno scenario apocalittico”. Nella Marca trevigiana, tra 5 anni, a fronte di 54.526 che entreranno nel mondo del lavoro, ce ne saranno 66.364 che ne usciranno (-11.838 la differenza tra entrata e uscita); tra 10 anni il saldo negativo sarà pari a - 37.208; fra 15 anni a -75.906. Questo significa che nel 2037, mantenendo l’attuale tasso di occupazione che è del 66% in provincia di Treviso, mancheranno 50mila lavoratori.
Non c’è più tempo per tergiversare, occorrono soluzioni e interventi urgenti.

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