Varato il disegno di legge, parte il treno dell'autonomia regionale
Il Consiglio dei ministri ha varato il disegno di legge per le Regioni, oltre cinque anni dopo il referendum in Veneto. La soddisfazione del giurista Mario Bertolissi.

Martedì 7 febbraio, il contatore segnava 1.934. Appare in sovraimpressione in alcune emittenti locali e indica i giorni passati in attesa di una legge dal referendum sull’autonomia del 22 ottobre 2017. Il conteggio proseguirà anche nei prossimi giorni, sicuramente mesi, ma di certo il via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge marca un punto mai raggiunto negli anni precedenti.
“E’ un dato incontestabile, questo non si è mai verificato prima nei precedenti quattro Governi da quando c’è stato il referendum consultivo - analizza Mario Bertolissi, professore di Diritto costituzionale all’Università di Padova e già membro della delegazione trattante per l’autonomia differenziata della Regione Veneto -. Il ministro Roberto Calderoli non ha atteso la formazione di uno staff, ha preso in mano la pratica, sentendo i soggetti interessati tra cui i presidenti delle Regioni, anche del Sud, ha consultato le varie bozze e ha ravviato la procedura che si era interrotta con la fine della scorsa legislatura. Ma è bene ricordare, come ha detto Zaia, che siamo solo al punto di partenza. Di una cosa va tenuta conto: Giorgia Meloni si è dimostrata fedele alle promesse fatte in accordo di governo. Lei dovrebbe essere l’ultima persona a spingere sul regionalismo, perché il suo partito è sempre stato favorevole a un’organizzazione centrale del potere”.
I Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, sono il fulcro del ddl e garantirebbero livelli minimi dei servizi per le materia che ogni Regione dovrà rispettare se vorrà esercitare una funzione finora in capo allo Stato. E’ forse questo il passaggio che ha convinto rispetto al passato?
Questo apre una riflessione sulle diseguaglianze che non vanno addebitate alle Regioni che chiedono autonomia. Dalla riforma del 2001, i Lep sono previsti dalla Costituzione, ma le diseguaglianze esistono ancora, e questo forse perché la gestione non è uguale. Prendiamo i Lea e un’altra regione che non sia il Veneto, l’Emilia Romagna: perché qui le cose vanno bene? Allora bisogna parlare di classe politica: un po’ ovunque ci troviamo con una élite politica mediocre, ma ci sono Regioni dove questa classe è sotto la linea di galleggiamento. Leggevo di recente che il treno Trapani-Ragusa, con 13 ore di percorrenza, è il più lento d’Italia: ma la Sicilia ha un’autonomia dal 1944 con uno statuto che è quasi di uno Stato federale.
ITER MOLTO LUNGO E COMPLESSO
Il testo sulla cosiddetta “autonomia differenziata”, varato dal Consiglio dei ministri, rappresenta solo un primissimo passo. Innanzitutto dovrà ricevere il parere della Conferenza unificata (Stato-Regioni e Stato-autonomie locali); quindi, eventualmente corretto o integrato, sarà riapprovato dal Cdm e presentato in Parlamento, dove dovrà seguire il consueto iter tra Camera e Senato con tempi tutti da valutare, stante la forte contrarietà delle opposizioni. Superato anche lo snodo di alcune elezioni regionali che hanno spinto l’attuale maggioranza ad accelerare i tempi, e quindi in un contesto politico diverso, si vedrà quale sarà il testo definitivo in base al quale potranno essere stipulati gli accordi con le Regioni.
La procedura disegnata dal ddl uscito dal Consiglio dei ministri è molto complessa. Si calcola che in teoria ci vorranno almeno cinque mesi per ogni richiesta. Il percorso si snoda tra il Governo, la Conferenza unificata e le singole Regioni interessate. Per rispondere alla critica di un’emarginazione del ruolo delle Camere nella valutazione delle intese, nell’ultima versione del testo è stato previsto che i “competenti organi parlamentari” (le commissioni) esprimano non pareri, ma “atti di indirizzo”. Alla fine del percorso, comunque, deputati e senatori potranno soltanto ratificare o respingere (a maggioranza assoluta, secondo Costituzione) le intese raggiunte tra Governo e Regioni, senza poterne modificare il testo. (S.D.M.)
Il ministro Calderoli ha dichiarato che è proprio il centralismo la causa delle disparità attuali. Condivide il pensiero?
Germania, Canada, Australia, Stati Uniti, Svizzera, sono Stati federali. Sono distrutti dal pluralismo e dalle autonomie? A me pare proprio di no. Il ministro della Sanità dice che deve diventare materia statale, ma non è già così? Le Regioni hanno competenza solo parziale nell’organizzazione e gestione. Così come la Giustizia, o l’Istruzione, eppure ci ritroviamo con livelli preoccupanti di analfabetismo. Bisogna far capire che questa operazione non porta l’impoverimento dello Stato centrale, nel modo più assoluto, dovrebbe anzi “affidare” quello che non riesce a gestire in modo ottimale a chi ha dimostrato di saperlo fare.
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