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Ecumenismo: La fede ecclesiale aiuta a credere

Nella veglia di quest’anno possiamo testimoniarci gli uni gli altri che abbiamo respirato gratitudine e accoglienza reciproche, doni che nascono dalla comunione nello Spirito santo

“Noi crediamo!”. Queste parole del Credo di Nicea, solennemente professate insieme da cristiani di diverse Confessioni, sono state al cuore della Veglia ecumenica diocesana, celebrata il 21 gennaio scorso nel duomo di Montebelluna, con un’inaspettata partecipazione. La celebrazione, modellata sull’episodio evangelico della resurrezione di Lazzaro e sul dialogo tra Gesù e Marta, è stata co-presieduta dal vescovo Michele, dai ministri della Chiesa Ortodossa Romena e Moldava delle parrocchie di Treviso: p. Giovanni Ciobanu, p. Marius Kociorva - Asolo - p. Iulian Munteanu - S. Martino di Lupari-Cittadella - p. George Mihail - e dal pastore Caio Bottega della Chiesa Battista “Agape” di Treviso, che si sono alternati nella predicazione. Significativa anche la presenza di diversi sacerdoti diocesani. La veglia ha ripercorso tra le campate del Duomo il simbolico cammino dal buio dell’attesa per quelli che consideriamo i “ritardi di Dio” nelle situazioni di sofferenza alla luce della fede personale, che si compie in pienezza nella fede della Chiesa. La veglia, infatti, apriva anche le celebrazioni per i 1700 anni del Concilio di Nicea e della prima formulazione del Credo utilizzato nella messa. Cammino che è stato anche immagine dell’avventura ecumenica degli ultimi anni, nel dialogo tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese. Il buio, che grida speranza, è stato evocato dalle intercessioni preparate dalla Comunità di Sant’Egidio, per tutte le situazioni di guerra, fragilità fisica e spirituale, povertà lontane e vicine che coinvolgono tutti i cristiani a prescindere dalla loro appartenenza ecclesiale. In questi momenti è la Speranza in Cristo la grande maestra, come ha ricordato il nostro Vescovo nella preghiera-meditazione composta per l’occasione, e come anche hanno inscenato in maniera dinamica e accattivante i giovani della Chiesa battista “Agape”. La Speranza, però, si sostiene con l’ascolto della Parola che Dio rivolge nella nostra vita. Nella seconda tappa della celebrazione - guidati dal pastore Bottega e avendo sempre sullo sfondo il brano di Lazzaro - a tutti è stato consegnato un Vangelo sigillato: che richiamava la fatica a comprendere e ad aderire in pienezza alla Parola del Signore, perché essa non è condivisa nella Chiesa. Così, si è giunti al momento più importante di tutta la veglia: la professione della comune fede ecclesiale con le parole del “Simbolo di Nicea”, che ha la caratteristica di essere formulato al plurale (“Noi crediamo in Dio... Noi crediamo in un solo Signore Gesù Cristo... etc.), introdotti dalle parole di padre Ciobanu. A sottolineare il valore ecclesiale della nostra fede è andata formandosi sugli scalini del presbiterio la scritta “Noi” con lumini deposti dai fedeli presenti. Speranza, ascolto e fede condivisa: questi sono i doni chiesti al Signore per sostenerci nel cammino di comunione fra tutti i suoi figli, soprattutto in questo Anno santo. La veglia, nella sua semplicità, è stata anche quest’anno occasione di servizio alla comunione, grazie alla disponibilità ad accogliere l’iniziativa, da parte del parroco del Duomo, mons. Genovese e del supporto “logistico” dei cappellani che hanno coordinato il prezioso servizio del gruppo Scout Fse, degli altri giovani della parrocchia e anche delle altre Chiese, del Noi oratorio e del gruppo Alpini, per il momento conviviale che ha completato la celebrazione: notevole anche la collaborazione del coro della parrocchia di Montebelluna con un numero significativo di componenti del Rinnovamento nello Spirito, che hanno curato l’animazione canora. Nella veglia ecumenica di quest’anno, possiamo testimoniarci gli uni gli altri che abbiamo respirato gratitudine e accoglienza reciproche, doni che nascono dalla comunione nello Spirito santo, che aiuta a sostenerci ogni giorno di più nel dirci: “Noi crediamo in un solo Signore, Gesù Cristo”.

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