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“Cerco, dunque credo?”. Oggi a Milano la presentazione della ricerca dell’Istituto Toniolo

Alla ricerca ha partecipato anche don Stefano Didonè, pro-direttore dello Studio teologico interdiocesano di Treviso e Vittorio Veneto, che in un articolo di presentazione della ricerca ha scritto, tra l’altro: “Le narrazioni dei giovani esprimono una metamorfosi del credere, cioè una trasformazione dell’esperienza religiosa in navigazione solitaria, una fede molto intima e sostanzialmente personale, a tratti individualistica”

Si intitola “Cerco, dunque credo?” (Vita e Pensiero) il volume che raccoglie una nuova ricerca su giovani e fede curato da Rita Bichi e Paola Bignardi, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con il Centro studi di spiritualità della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, la Facoltà teologica del Triveneto, l’Istituto superiore di Scienze religiose “Alberto Marvelli” delle diocesi di Rimini e di San Marino-Montefeltro e la Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale Sez. San Tommaso d’Aquino di Napoli. “Perché vi siete allontanati dalla Chiesa?”. Da questa domanda, posta a 100 giovani tra i 18 e i 29 anni di tutta Italia, ha preso le mosse l’indagine condotta dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, di cui in questo volume vengono presentati i risultati. A questi giovani è stato chiesto di raccontare la propria personale storia religiosa e la propria idea di spiritualità, il pensiero sulla Chiesa, la posizione rispetto alla fede.

Le risposte degli intervistati “lasciano intravedere un mondo giovanile sorprendente: l’abbandono della pratica religiosa e della comunità cristiana non significa necessariamente distacco dalla fede, così come l’essere rimasti non esprime adesione a tutto ciò che la Chiesa pensa e propone”.

Il volume sarà presentato oggi, venerdì 5 aprile alle 16.30 in Università Cattolica a Milano (sede di via Olona 2, aula Diamante). Insieme alla curatrice Paola Bignardi intervengono: Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica e dell’Azione cattolica; Gianpiero Palmieri, vescovo della diocesi di Ascoli Piceno e vicepresidente Cei; Riccardo Pincerato, responsabile Servizio nazionale pastorale Giovanile Cei; Lucia Vantini, docente di Filosofia della religione (Issr di Verona) e presidente Coordinamento teologhe italiane; Eugenia Amberti, che ha partecipato alla ricerca.

L’incontro è inserito nel programma dell’incontro nazionale dei Delegati e degli Amici dell’Università Cattolica, dal 5 al 7 aprile, una tre giorni che proporrà spazi di confronto e dibattito, in vista della 100ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, promossa dall’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Ateneo, in programma domenica 14 aprile sul tema “Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio”. Proprio in quella data, sarà in libreria un ulteriore studio, “La condizione giovanile in Italia”. Questo il titolo del Rapporto Giovani 2024 (ed. Il Mulino) dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori, realizzato grazie alle competenze dell’Università Cattolica in collaborazione con Ipsos e con il sostegno di Fondazione Cariplo.

Allo studio “Cerco, dunque credo?” ha partecipato anche don Stefano Didonè, pro-direttore dello Studio teologico interdiocesano di Treviso e Vittorio Veneto, che in un articolo di presentazione della ricerca ha scritto, tra l’altro: “Le narrazioni dei giovani esprimono una metamorfosi del credere, cioè una trasformazione dell’esperienza religiosa in navigazione solitaria, una fede molto intima e sostanzialmente personale, a tratti individualistica”. Di queste diverse trasformazioni dell’esperienza della fede in spiritualità ne sono state evidenziate in particolare tre: interiorità, natura e connessione. “L’esperienza di ‘connessione’ – aggiunge – si pone agli antipodi della religione istituzionale perché la chiesa, dicono questi giovani, fa come ‘da filtro’ e non permette di sperimentare il legame in quanto troppo rigida, perché in essa è già tutto precostituito”.

Questa accurata esplorazione nel mondo giovanile, realizzata a dieci anni dal volume “Dio a modo mio” (2013), conferma che è in atto un mutamento antropologico molto profondo. “Le trasformazioni in atto nel modo di vivere l’umano rendono sempre più necessario il superamento dello schema interpretativo chiesa-mondo, tipico delle costituzioni conciliari, a favore di un approccio più antropologico alle questioni religiose, intese come rapporto diretto tra Vangelo e uomo. Tale spostamento si colloca nel quadro generale del processo di reinterpretazione del cristianesimo nell’attuale contesto culturale e sociale e lascia aperte molte domande. Di fatto – conclude Didonè –, con le varie forme di ‘allontanamento’ i giovani chiedono alla Chiesa una maggiore affidabilità e coerenza con l’originaria esperienza evangelica. Sperando che non sia ormai già troppo tardi”.

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