giovedì, 10 ottobre 2024
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Papa Francesco nella Laudate Deum: “Non reagiamo abbastanza alla crisi climatica

Francesco definisce la crisi climatica “una malattia silenziosa che colpisce tutti noi”. “Non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato. Siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici”. La Cop28 può essere “un punto di svolta”

Di fronte alla crisi climatica “non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”. Otto anni dopo la Laudato si’, papa Francesco con l’esortazione apostolica Laudate Deum lancia un nuovo appello “alle persone di buona volontà” e alle forze politiche a partire da una certezza: “L’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”.

Segni evidenti, da non minimizzare

Per Francesco, infatti, “si tratta di un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana”. “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti”, la tesi del Papa, che elenca gli effetti tangibili di “una malattia silenziosa che colpisce tutti noi”.

No, allora, alla tendenza a “minimizzare” il problema o addirittura a metterlo in ridicolo, considerandolo una questione “solo ambientale, «verde», romantica” e non invece – quale è – “un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli”. Anche all’interno della Chiesa cattolica circolano “opinioni sprezzanti e irragionevoli” sulla crisi climatica. Nella Laudate Deum – come aveva fatto con la Laudato si’ – Bergoglio contesta ogni riduzionismo sulla crisi climatica, che “richiede un coinvolgimento di tutti”: tutta la società “dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta ad ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli”.

Non sono i poveri i colpevoli

Non sono i poveri che fanno troppi figli la causa della crisi climatica, scrive Francesco denunciando i falsi luoghi comuni in materia. Non è vero che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico porteranno a una riduzione dei posti di lavoro: al contrario, “milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico”, come l’innalzamento del livello del mare o la siccità. Anche all’interno della Chiesa cattolica circolano “opinioni sprezzanti e irragionevoli”, ma l’origine antropica del cambiamento climatico “non può più essere messa in dubbio”.

Le grandi potenze economiche, invece, si preoccupano solo di “ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili”.

“Non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato. Siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici”, l’appello del Papa.

“La possibilità di raggiungere un punto di svolta è reale”, ma è “urgente una visione più ampia”, all’insegna della “responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo”.

No al “paradigma tecnocratico”

La pandemia di Covid-19 “ha confermato che quanto accade in qualsiasi parte del mondo ha ripercussioni sull’intero pianeta”, sottolinea Francesco, ribadendo due convinzioni di fondo: “tutto è collegato”, come si legge nella Laudato si’, e “nessuno si salva da solo”, come ha ripetuto a più riprese durante la pandemia e nella Fratelli tutti. Nella Laudate Deum, come aveva fatto nella Laudato si’, il Papa stigmatizza ancora una volta il “paradigma tecnocratico”, che in questi otto anni ha conosciuto “un nuovo avanzamento”, grazie all’intelligenza artificiale.

“Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo. In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere? E’ terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità”, prosegue l’esortazione.

“Dobbiamo tutti ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti”, sostiene Francesco: “il nostro potere è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza”.

Una “spinta” dal basso

“La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi”, incalza il Papa, che stigmatizza “la logica del massimo profitto al minimo costo e a livello politico e diplomatico auspica un “multilateralismo dal basso” che “non dipende dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi e che abbia un’efficacia stabile”.

Tra le proposte, quella di dare più spazio ad “aggregazioni e organizzazioni della società civile”. In sintesi, più “democratizzazione” nella sfera globale, anche tramite “una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni, poiché quella stabilita diversi decenni fa non è sufficiente e non sembra essere efficace”: “non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti”.

La “svolta” dalla Cop28?

La Cop28 di Dubai “può essere un punto di svolta”, se porta ad una “decisa accelerazione della transizione energetica, con impegni efficaci che possano essere monitorati in modo permanente”, afferma Francesco passando in rassegna le conferenze sul clima, con i loro progressi e fallimenti. “Sappiamo che, di questo passo, in pochi anni supereremo il limite massimo auspicabile di 1,5 gradi centigradi e a breve potremmo arrivare a 3 gradi, con un alto rischio di raggiungere un punto critico. Anche se questo punto di non ritorno non venisse raggiunto, gli effetti sarebbero disastrosi e bisognerebbe prendere misure in maniera precipitosa”, l’analisi del Papa, che aggiunge: “Dobbiamo superare la logica dell’apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere il coraggio di effettuare cambiamenti sostanziali”, l’indicazione di rotta: “Corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo, mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare”, il grido d’allarme finale: “Supporre che ogni problema futuro possa essere risolto con nuovi interventi tecnici è un pragmatismo fatale, destinato a provocare un effetto-valanga”.

M. Michela Nicolais

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