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La stampa locale va valorizzata e sostenuta

“Non potevo non venire a Cuneo, sono qui perché c’è un compleanno storico e c’è tutto il mondo dei settimanali cattolici della Fisc”.
Così ha iniziato il suo intervento il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, intervenuto venerdì 4 luglio, a Cuneo, nella sede di La Guida che, per festeggiare il suo ottantesimo compleanno, ha ospitato il consiglio nazionale della Fisc (la Federazione italiana dei settimanali cattolici).
Giornalista di professione, ha iniziato la sua carriera nel 1994, collaborando con il quotidiano “Il Tirreno”, per poi passare, nel 1999, al Gruppo Mediaset, oggi, da politico, ricopre nel Governo l’incarico decisivo per il settore dell’editoria.
“Vengo dalla provincia, capisco quanto il racconto di un territorio sia fondamentale. Mi è piaciuto molto studiare gli 80 anni di La Guida, una storia che va dai nonni ai padri, ai figli e probabilmente ai nipoti, una storia di presenza, di serietà, di esperienza, di responsabilità. Ed è questo che ha fatto, fa e, sono certo, anche in futuro farà la differenza nel mondo del giornalismo e del giornalismo di carta. Ho un rapporto fisico con il giornale: mio nonno, pisano, comprava il giornale tutti i giorni, poi, da grande appassionato di calcio, mi portava allo stadio e con i fogli di giornale mi faceva il cappello per ripararmi dal sole, come quello dei muratori. E nei giorni d’inverno mi ha insegnato a mettere il giornale sotto la giacca per ripararsi dal freddo e dal vento. Poi, a 22 anni, fare il giornalista è diventato il mio lavoro”.
“Oggi – ha detto Barachini - negli scenari del mondo digitale, del mondo algoritmico, dell’intelligenza artificiale, che cosa è che fa la differenza? C’è la responsabilità, il giornalista che ci mette la faccia, che va all’origine delle notizie, va alla ricerca delle fonti, ma poi ne risponde anche. I giornalisti commettono anche errori, ma il bello di commettere errori di poter cambiare opinione, di poter raccontare la realtà per comeè, non per come vorremmo che fosse. E non dobbiamo farcela raccontare da qualcun altro, ma raccontarla con gli strumenti del linguaggio, con la capacità giornalistica e l’esperienza che è solo di chi conosce il territorio. La stampa locale è una delle basi della piramide del nostro mondo informativo: è un tessuto connettivo del racconto del Paese che è insostituibile”.
C’è speranza per il futuro, è la domanda di tutti. “Noi stiamo lavorando a un nuovo regolamento per la legge di sostegno all’editoria – ha detto Barachini - che valorizzerà chi ha edizioni locali, chi fa un lavoro sui territori, perché ci crediamo. Tutti fanno riferimento ai giornali cartacei, tv e on line, ogni giorno leggono le notizie dei giornali. Sul telefonino leggiamo le notizie dei giornali. Il problema è solo distributivo, non è contenutistico. Oggi combattiamo perché la distribuzione non superi la produzione di contenuti. E oggi produrre un contenuto, e voi lo sapete, è costoso, è un impegno, un sacrificio. Voi lo sapete fare e lo fate bene. Per questo è doveroso il sostegno pubblico, ma fatto in modo serio, come negli ultimi anni, mettendo regole chiare: giornali venduti e non solo stampati, giornalisti assunti. Ricordo quando nella prima fase dell’avvento del web, eravamo convinti che fosse uno strumento meraviglioso per diffondere i nostri contenuti in maniera più diffusa, che tutti ci avrebbero letto di più. Ma non ci eravamo resi conto che l’operazione non la guidavamo noi, ma i grandi padroni del web, che fanno gli editori senza esserlo. E se oggi qualcuno gira una chiave, i nostri contenuti non sono più visibili o, peggio ancora, sono visibili solo i contenuti di alcuni”.
Barachini difende anche le edicole, ricordando che la legge ha stanziato 17 milioni di euro per il sostegno alle edicole e ai distributori, ma propone anche il delivery dei giornali: “Quante persone meno giovani fanno fatica per trovare il loro giornale. Fate un delivery, portate i giornali a casa delle persone. Sono convinto che le persone meno giovani comprerebbero molti più giornali se gli arrivassero sullo zerbino di casa. Del resto, oggi a casa arriva tutto, perché non deve arrivare uno strumento fondamentale come il giornale? Dobbiamo ridurre la distanza con l’informazione, deve essere vicina ai cittadini, deve arrivarci in maniera facile con le edicole e con gli abbonamenti”.