Nemmeno l’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica dell’Onu, può affermare che l’Iran già disponga di testate...
La guerra vista da Teheran


Nella “guerra dei 12 giorni”, tutti acclamano la vittoria. Per ora, la tregua regge, e ciascuno cerca di incassare dall’opinione pubblica interna il consenso. I danni ci sono stati da ambo le parti, anche se si stima che il numero di ordigni lanciato da Israele sia stato almeno quattro volte quello dell’Iran, secondo il centro studi Acled. Sembra che Israele abbia utilizzato anche un gran numero di droni carichi di esplosivo, per sopraffare le difese iraniane, nell’ambito delle sue operazioni di assalto su più fronti.
Per conoscere anche il punto di vista dell’Iran, abbiamo avuto modo di intervistare da Teheran il professor Foad Izadi, tra i più grandi esperti nel suo Paese di Storia americana. Prima di tornare in Iran, dove insegna, Izadi ha conseguito la laurea triennale e magistrale in storia americana all’Università di Houston, e ha completato il dottorato di ricerca in quella della Louisiana. Pur con posizioni dialoganti, si colloca all’interno dello schieramento politico fondamentalista iraniano.
Prof. Izadi, era proprio necessaria questa guerra?
No. Il problema è che negli Stati Uniti non c’è una posizione univoca. Alcuni dicono che bisogna applicare il modello della Libia all’Iran, altri che è inutile, perché l’Iran non lo accetterebbe mai. In questa guerra è stato applicato il modello libico (entrare, distruggere le strutture di arricchimento, ndr), ma bisognerà tornare a dare spazio al dialogo. Di fondo, rimane una domanda: “Se l’Iran vuole un programma nucleare civile, può averlo, proprio come molti altri Paesi al mondo?”
Lei insegna Studi internazionali all’Università di Teheran, dopo essersi formato negli Stati Uniti. Come pensa possa attuarsi una de-escalation tra Iran e Stati Uniti, dopo i bombardamenti reciproci delle scorse settimane?
È bene ricordare che sono stati Israele e gli Stati Uniti a scatenare questa guerra. L’Iran era nel bel mezzo dei negoziati con la controparte. L’attacco è avvenuto due giorni prima del successivo round di negoziati. E il motivo per cui l’Iran stava negoziando, era proprio quello della de-escalation. Il motivo per cui la controparte ha scatenato la guerra contro l’Iran mirava raggiungere obiettivi politici, anche di natura interna, non al tavolo delle trattative, ma sganciando bombe. Ora siamo in un cessate il fuoco e spetta alla controparte decidere se impegnarsi o meno in questo tipo di attività illegale e ingannevole. Per ovvie ragioni, gli iraniani non si fideranno degli Stati Uniti, dopo quello che hanno fatto nel bel mezzo dei negoziati. Il risultato sarà quello di molti anni di reciproca sfiducia, e l’Iran sarà il bersaglio di questa guerra illegale e in violazione del diritto internazionale.
L’Europa come potrebbe aiutare ad abbassare la pressione militare sull’Iran?
Bisogna sapere che l’Iran ha, storicamente, avuto buoni rapporti con diversi Paesi europei, tra cui Italia, Spagna e Grecia. Ci sono stati alcuni Paesi europei che storicamente sono stati ostili all’Iran, come il Regno Unito. Quando la prima Amministrazione Trump ha abbandonato l’accordo sul nucleare, gli europei avrebbero potuto continuare a fare la loro parte. Si sono rifiutati di farlo. Non hanno abbandonato ufficialmente l’accordo, ma hanno smesso di fare ciò che avrebbero dovuto fare. I tre Paesi - Francia, Germania e Regno Unito - invece di criticare Trump, stanno criticando l’Iran... Potrebbero usare nelle prossime settimane il meccanismo di “snapback” (il ritorno alla situazione originale, previsto dagli articoli 11 e 12 della risoluzione 2.231 delle Nazioni unite, con cui è stato approvato l’accordo globale del 2015, per limitare il programma nucleare iraniano, ndr) per ripristinare le sanzioni Onu contro l’Iran. Quindi sono stati ostili all’Iran tanto quanto lo sono stati gli americani!
Se dovesse nominare cinque Nazioni in Europa che hanno una tradizione positiva di rapporti con l’Iran quali citerebbe, e perché?
Come ho detto, se dovessi nominare cinque Nazioni in Europa, sarebbero Francia, Italia, Grecia, Austria e Spagna, che nei decenni passati non hanno avuto una presenza coloniale in Iran, e hanno avuto delle relazioni positive, perlopiù incentrate sull’economia e sulla cultura. E il desiderio dell’Iran era ed è che gli altri Paesi europei facciano lo stesso. L’Iran ha buoni rapporti anche con diversi Paesi dell’Europa orientale. E non c’è motivo di relazioni difficili tra l’Iran e l’Europa. Il problema sorge quando alcuni Paesi europei cercano di seguire l’esempio degli Stati Uniti, nelle loro politiche anti-Iran.
Uno dei cardini della politica estera dell’Iran è l’Asse della resistenza, con altri Paesi del Medio Oriente. Dopo questi attacchi pensa stia scricchiolando?
L’Asse della resistenza è nato a causa della politica estera statunitense, della loro occupazione di diverse parti del Medio Oriente, e del loro comportamento aggressivo nei confronti dei gruppi di resistenza. E più questi comportamenti aggressivi persistono, più resilienti diventeranno queste organizzazioni. Si rendono conto che gli Stati Uniti sono ancora un grande nemico e, per le stesse ragioni per cui queste organizzazioni sono state create, le stesse ragioni persistono, quindi la loro esistenza continuerà e la loro resistenza continuerà.
Il ministro degli Esteri, Abbas Aragchi, ha fatto visita, durante la guerra, a Turchia e a Russia, Paesi amici dell’Iran. Quali appoggi ha trovato per il vostro Paese?
Sia la Turchia che la Russia hanno intrattenuto buoni rapporti con l’Iran. Credo che la Russia apprezzi l’aiuto che l’Iran le ha fornito negli ultimi anni, e credo che queste relazioni continueranno. La politica estera dell’Iran è stata indipendente, quindi se ci fossero aiuti da Paesi esterni, sarebbe positivo. In caso contrario, la politica estera dell’Iran continuerà anche senza questi aiuti.
Secondo la Cnn Gli Stati Uniti offrirebbero incentivi finanziari e la fine delle sanzioni occidentali in cambio della definitiva rinuncia all’arricchimento su suolo iraniano. Lei cosa ne pensa?
Penso che i funzionari iraniani saranno molto sospettosi di questo tipo di offerte, se sono vere, dato che abbiamo a che fare con persone che violano il diritto internazionale a loro piacimento, e non rispettano gli impegni presi.
Mentre gli sfollati di Teheran tornano a casa dopo i 12 giorni di bombardamenti israeliani, trovano una città cambiata per sempre o la vita scorre come prima?
Le autostrade che portano a Teheran sono di nuovo trafficate, piene di auto con famiglie, valigie, e la vita sta tornando alla normalità. Non tutti hanno avuto la fortuna di tornare in una casa intatta, ma c’è un cauto ottimismo, tra le persone, che la tregua possa durare.
Che futuro dobbiamo aspettarci per la millenaria terra dell’Iran?
Penso che il futuro dell’Iran sia molto luminoso. Abbiamo una Nazione unita, con questa cultura di resistenza. Abbiamo buoni ingegneri, un buon programma missilistico, un buon programma nucleare. L’Iran cercherà di ristabilire la deterrenza. Questa popolazione, le risorse iraniane e il talento iraniano, garantiranno che l’Iran continuerà a crescere molti, molti anni dopo che Trump avrà lasciato l’incarico e Netanyahu sarà finito in prigione per i suoi crimini di guerra.