La situazione dei palestinesi nella striscia di Gaza (ma anche in Cisgiordania), è sempre più drammatica...
Mese missionario: in ascolto dell’Ecuador








“Missionari di speranza tra le genti”. Sarà questo il tema della prossima giornata missionaria, ed è un invito a riscoprire la vocazione fondamentale di essere, sulle orme di Cristo, messaggeri e costruttori della speranza. È Cristo Gesù, infatti, l’inviato dal Padre, con l’unzione dello Spirito, per portare la Buona notizia del Regno e inaugurare “l’anno di grazia del Signore”. Tramite i suoi discepoli, inviati a tutti i popoli, il Signore Gesù continua il suo ministero di speranza per l’umanità e si china su ogni persona povera, afflitta, disperata e oppressa dal male, per versare «sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza» (Prefazio “Gesù buon samaritano”).
Le comunità cristiane possono essere oggi segni di nuova umanità; in un mondo che mostra sintomi gravi di crisi dell’umano e in cui sta venendo meno la prossimità, il Vangelo, vissuto nella comunità, può restituirci un’umanità integra, sana, redenta; questo ci ricorda il messaggio del Santo Padre per la prossima giornata missionaria mondiale.
Lo sguardo missionario, poi, ci mette in comunione con altre chiese, altri fratelli e sorelle, popoli e culture e ci spinge fino agli estremi confini; ci aiuta a scorgere che sì: è possibile, è credibile il Vangelo di Gesù e può tradursi in scelte coraggiose di vita e di carità, e qualcuno si è messo in gioco; laddove meno pensavamo, qualcuno ha visto, si è lasciato provocare, ha risposto alla chiamata; altri ci hanno creduto, hanno dato seguito, cose nuove sono nate: situazioni di morte, di esclusione, di oppressione... possano trasformarsi in nuove possibilità di vita. Qualcuno ha creduto che si può passare dalla morte alla vita, e questo cambia già ora la nostra esistenza, la nostra storia, le nostre relazioni, tutto. La missione diventa, così, anche possibilità di scambio di fede, di annuncio reciproco delle grandi cose che lo Spirito del Risorto compie nella storia di persone, popoli, culture; è dono di fede. La Chiesa di Treviso ha da sempre coltivato questo dono, quello dello scambio di fede con altre Chiese, e oggi ne sentiamo maggiormente il bisogno.
Per questo ci metteremo in ascolto. Ascolteremo quest’anno la Chiesa dell’Ecuador, di come la fede ha sostenuto scelte coraggiose, incoraggiato a cercare e costruire segni del Regno, divenire costruttori di speranza. Ascolteremo che si può passare da un’economia di morte, che uccide, che esclude, che umilia... a una economia di pace, del “buon vivere” come ci insegna anche la mistica dei popoli originari nel loro rapporto con la terra-madre. Ascolteremo come è possibile, credibile, rafforzare relazioni umane dove prevale l’artificiale, cooperare dove tutto spinge a competere, condividere vincendo monopoli, vivere in armonia con il creato al posto dello sfruttamento, coltivare grandi ideali e partecipazione superando l’appiattimento e la rassegnazione. (direttore Centro missionario diocesano)