Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Avenale, Castelfranco cerca di mettersi al riparo
Che lo scorso 25 giugno sia accaduto un fatto “eccezionale” lo dicono i numeri. Sul territorio a nord di Castelfranco, interessato dal corso del torrente Avenale, di circa 10 mila ettari, sono caduti tra gli 8 e 9 milioni di metri cubi d’acqua in circa 2 ore, un numero talmente straordinario, incapace di essere assorbito dal terreno (che in questo periodo piovoso è in grado di assimilare un 30% in meno di acqua) e di essere contenuto nelle due casse d’espansione dell’Avenale di Vallà e Poggiana (capaci di contenere sino a 750 mila mc). Una successione di forti temporali localizzati nella zona nord di Castelfranco sono proseguiti dalle 21.30, per circa 2 ore, sino ad arrivare a un record di 142 mm di pioggia caduta (119 mm di pioggia in 6 ore era il dato più alto registrato nel passato da quanto risulta all’assessore regionale, Gianpaolo Bottacin) per un totale di 148/150 mm scesi nell’intera notte. Una crescita repentina dell’Avenale, che è esondato, non calando la sua portata sino alle 11 della mattina seguente. Al ponte di San Pio X, con il dato fornito dall’idrometro, l’Avenale è cresciuto in mezz’ora oltre l’intradosso di 70 cm esondando rispetto all’argine di 50/60 cm, che si sono riversati sul quartiere Avenale e in centro storico. Con l’impossibilità di utilizzare il sistema nazionale IT-Allert, l’unico capace di giungere su tutti i cellulari con un sms nei 5 scenari di rischio presenti, ma per gli eventi atmosferici ancora in fase di sperimentazione, la cittadinanza è stata allertata con comunicazioni sul Web e su app (Facebook e Telegram), che i cittadini installano a discrezione.
“A livello di Protezione civile regionale - ha spiegato il sindaco, Stefano Marcon in una riunione della scorsa settimana -, è emerso che la comunicazione e le procedure utilizzate nell’emergenza sono stata corrette. Non possiamo attivare sistemi di allerta diversi da quelli disponibili, ma rimangono solo quelli a uso volontario come le app. Abbiamo concordato al tavolo di contrasto delle alluvioni la necessità di lavorare ora con metodo, dopo la straordinarietà dell’evento - ha proseguito Marcon -. L’Autorità di bacino raccoglierà tutti i diversi dati dopo i tre eventi di questi 40 giorni, per formulare nuove mappe e classificare le nuove zone di rischio. Da qui, si partirà con lo studio di interventi con due prime ipotesi che abbiamo posto sul tavolo: la realizzazione di una cassa di espansione su un terreno comunale di circa 16.000 mq, a ridosso dell’Avenale, lungo la tangenziale ovest, a est della rotatoria del McDonald’s, e di individuare, con l’accordo con i proprietari delle aree alluvionabili”. Al primo incontro con l’Amministrazione e la protezione civile hanno partecipato Martina Colaizzi, segretaria generale dell’Autorità di bacino distrettuale Alpi Orientali, Amedeo Gerolimetto presidente Consorzio di bonifica Piave, il presidente del Consorzio Brenta, Enzo Sonza, il direttore del Consorzio di bonifica Risorgive, Carlo Bendoricchio, il direttore generale della Provincia di Treviso, Carlo Rapicavoli, Tommaso Settin per la Regione Veneto, Maurizio Miotto coordinatore della Protezione civile provinciale e Franco De Faveri per quella cittadina. Altri incontri sono in programma e coinvolgeranno anche ulteriori enti, come Ats, che per Castelfranco Veneto gestisce le acque, i diversi Genio civile e la Regione.