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Spinea: la parrocchia dei Santi Vito e Modesto in festa per la patrona, santa Francesca romana
Una santa poco conosciuta al grande pubblico. Ma straordinaria per la sua storia personale: è santa Francesca Romana, la patrona di Spinea. La ricorrenza è sabato 9 marzo e dal punto di vista religioso per onorarla la parrocchia dei santi Vito e Modesto ha organizzato l’animazione della messa delle 18.30 con la corale parrocchiale. Alle 20.30, inoltre, propone un concerto offerto da diversi cori: quello dei Giovani, il coro La Gerla, La Spineta e dalla stessa corale parrocchiale. A livello cittadino il tradizionale luna park che tutti gli anni trovava posto in piazza Fermi, quest’anno, causa lavori della piazza, è stato trasferito verso il Graspo D’Uva, nell’ampio parcheggio in fianco alla piscina. Una soluzione che sta trovando l’accoglienza del pubblico più giovane che domenica scorsa ha affollato le varie attrazioni grazie anche al bel tempo.
La chiesa dei santi Vito e Modesto ospita una pala raffigurante la santa che è stata restaurata nel 2008 dalla restauratrice Flavia Cabrio e inaugurata ufficialmente proprio nell’anno in cui sono ricorsi i 400 anni della canonizzazione di Francesca. Dal 29 maggio 1608 è invocata come protettrice dalle pestilenze e dal 1951 anche degli automobilisti.
In quell’occasione, l’allora Amministrazione comunale ha stampato una pubblicazione che ne ripercorre la storia. “Un contributo - si legge - per far conoscere una parte della storia di Spinea legata in particolare ai sentimenti religiosi e più specificatamente al suo rapporto con santa Francesca Romana in quanto patrona della nostra città”.
Poche le città o i paesi che in Italia hanno come patrona questa santa. Oltre Roma, una di queste è Veroli, in provincia di Frosinone, con cui Spinea ha intrapreso per l’occasione un gemellaggio, con iniziative e scambi culturali che si sono susseguiti negli anni.
Ma chi era santa Francesca Romana? Francesca Romana nacque nel 1384 e morì nel 1440, fu sposa, madre, e vedova esemplare. Oblata dei benedettini di Monte Oliveto, fondò le Oblate di Tor de’ Specchi a Roma. Fu generosa, vicina alle persone più povere e ammalate. Favorita sempre dalla vicinanza e assistenza spirituale di un angelo (aveva perduto due figli in tenera età). “Questa bella figura - ha ricordato l’allora parroco don Antonio Genovese - è una santa che ha vissuto una vita di donna ricca, sposa e mamma dolce, che ha sofferto per la morte dei propri cari, una vita come quella di tanti di noi. Però dentro una vita “normale”, fatta di gioie e di dolori e tristezze ha saputo scorgere il volere di Dio e la chiamata a farsi santa, a donare i beni per i poveri e i bisognosi di Roma. Assistendo i malati e fondando le Oblate dei benedettini Olivetani. La sua generosità, la sua testimonianza di vicinanza e di bontà non erano passate inosservate. La sua casa era aperta a tutti i poveri, era il tempo della carestia a Roma, e i tempi non erano facili, eppure non si era persa d’animo. Da giovane aveva sognato di consacrarsi al Signore entrando in convento, ma non le era stato permesso e aveva accettato con amore la via del matrimonio e della maternità, educando nella fede i tre figli, di cui due morirono in giovane età. Non si era fermata mai, nemmeno il dolore della perdita degli affetti più cari aveva avuto il sopravvento. Alla morte del marito, era entrata nel convento da lei fondato a Tor de Specchi. Alla sua morte il suo corpo venne vegliato per tre giorni nella chiesa di santa Maria Nuova che da allora ha preso il suo nome, e a vegliarla c’era tutta Roma”.