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Sindaci... a vita!

Stop al tetto di mandati sotto i 5 mila abitanti. Per i Municipi tra i 5 e i 15 mila abitanti, invece, il limite viene portato da due a tre. Il plauso di Paola Roma (Ass. Comuni)
01/02/2024

Solo il tempo dirà se la scelta del Governo Meloni, quella cioè di estendere i mandati ai sindaci dei Comuni con meno di 15 mila abitanti (dove si vota con un turno unico, si tratta della grande maggioranza dei Municipi italiani) porterà effetti positivi, dando continuità all’azione amministrativa nei piccoli centri, o se il provvedimento, alla lunga, porterà a una difficoltà ancora maggiore di trovare persone disponibili a candidarsi come sindaci o consiglieri comunali. Sta di fatto che la decisione, caldeggiata da gran parte delle forze politiche, è presa.

Il Governo, nello stesso decreto attraverso il quale indice le prossime elezioni comunali per domenica 9 giugno 2024, lo stesso giorno delle europee, ha previsto la rimozione del limite al numero dei mandati per i sindaci dei Comuni fino a 5 mila abitanti e la possibilità di un terzo mandato consecutivo per i sindaci dei Comuni entro 15 mila abitanti. In pratica, i sindaci dei Comuni più piccoli, potranno ripresentarsi davanti agli elettori senza alcun limite; nei Comuni di media entità, il tetto ai mandati resta, passando da due a tre.

Come accennato, i motivi della scelta sono di diverso tipo: nell’attuale contingenza, la constatazione che molti primi cittadini, negli ultimi anni, hanno, di fatto, operato in emergenza, a causa della pandemia; in secondo luogo, il fatto che sempre più spesso, nei centri con meno di 5 mila abitanti, non si trovano persone disponibili a mettersi in gioco, tanto che in vari casi (Povegliano, Cimadolmo, Castelcucco, per restare al nostro territorio) quella elettorale è diventata una corsa singola. Va anche detto che il limite dei mandati è stato, spesso, “aggirato”, e il sindaco uscente è rimasto in Giunta, come vicesindaco o assessore. Gli esempi sono molti.

“Siamo molto soddisfatti per l’approvazione di questo decreto che recepisce le istanze della nostra associazione - dichiara Paola Roma, presidente dell’Associazione Comuni della Marca trevigiana, oltre che sindaca di Ponte di Piave - una scelta di reale democrazia e partecipazione, che consente ai cittadini di confermare un sindaco che ha lavorato bene per il territorio e la comunità, dandogli fiducia per un terzo mandato consecutivo. Stiamo parlando di sindaci giunti al secondo mandato e che hanno dovuto affrontare, nel corso degli ultimi anni, pandemia, crisi climatica ed economica, conseguente allo scoppio della guerra. Sindaci costretti a lavorare in regime di emergenza continua, senza poter fare progettualità a lungo termine, ma dovendo far fronte a necessità impreviste delle famiglie e della propria comunità. A questo si è aggiunta la crisi energetica ed economica derivata dalla guerra in Ucraina prima e in Israele ora. In questo contesto, i sindaci non hanno potuto dar seguito al loro mandato elettorale, realizzando gli obiettivi previsti nel loro programma, impegnati a fare il possibile e spesso anche l’impossibile per superare la situazione emergenziale. Dare loro l’opportunità di un terzo mandato, qualora sia il voto favorevole dei cittadini, è una scelta doverosa. Auspichiamo, inoltre, che il limite venga superato anche per i sindaci con Comuni superiori ai 15.000 abitanti e ai presidenti di Regione”.

Le parole di Paola Roma confermano che il provvedimento viene visto anche come la possibile anticamera di una sua estensione ai Comuni maggiori. Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso e sindaco di Castelfranco, nella sua qualità di presidente regionale dell’Unione province italiane, oltre a chiedere il ritorno all’elezione a suffragio universale e diretta per le Province, plaude al decreto, ma afferma: “La legge è uguale per tutti”, mentre l’attuale proposta fa venire meno “il principio di uguaglianza”.

In vista di giugno “cambia tutto”

La decisione era attesa, e molti erano già “preparati”. Non a caso, i “giochi” per le candidature alle elezioni comunali del prossimo 9 giugno erano, in molti casi, “bloccati”. Il prossimo 9 giugno, nel nostro territorio diocesano, verranno rinnovate ben 43 Amministrazioni comunali. Sei, avendo più di 15 mila abitanti, non sono interessate dal provvedimento (Spinea, Scorzè, Noale, Mogliano Veneto, Paese, Preganziol). Nel caso degli altri 37 Comuni, ci sono ben 18 sindaci al secondo mandato. Avrebbero dovuto “andare a casa”, e ora, invece, valuteranno se ripresentarsi, o meno.

Così, Paola Moro di Monastier, Daniele Rostirolla di Morgano e Giovanni Ministeri di Cimadolmo non solo potranno candidarsi per un terzo mandato, ma, se eletti, potranno continuare a ripresentarsi senza limiti, naturalmente se la popolazione del loro Comune resterà sotto i 5 mila abitanti. 15, invece, i sindaci al secondo mandato che potranno riproporsi per un ulteriore quinquennio: a essere interessati, sono i primi cittadini di Camposampiero, Tombolo, Massanzago (provincia di Padova), Mussolente (provincia di Vicenza), Altivole, Asolo, Cornuda, Crocetta del Montello, Giavera del Montello, Pederobba, Ponte di Piave, Povegliano, Riese Pio X, Roncade, Salgareda (in provincia di Treviso). Si tratta di Amministrazioni molto variegate, per colore politico.

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