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Il nuovo, controverso, codice della strada
Il 20 novembre è stato approvato dal Senato, in via definitiva, il nuovo e molto discusso codice della strada con 83 voti favorevoli, 47 contrari e un astenuto. Sono stati rifiutati tutti gli oltre 350 emendamenti proposti dalle opposizioni e sono rimaste inascoltate le richieste della società civile, in primis Fiab, Associazione familiari e vittime della strada e associazioni ambientaliste, che avevano raccolto migliaia di firme in pochi giorni. Tra flash mob e polemiche che continuano, si attende la firma del presidente, Sergio Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dopodiché entrerà ufficialmente in vigore, trascorsi quindici giorni.
Limiti di velocità
Con superamento del limite di velocità tra i 10 e i 40 km/h la multa è tra i 173 e i 694 euro; se ciò avviene nei centri abitati e per almeno due volte nello stesso anno, la sanzione può variare da 220 e 880 euro ed è prevista la sospensione della patente da quindici a trenta giorni. Eppure, al contempo, il Codice prevede una stretta all’installazione degli autovelox, che per esempio saranno vietati sotto i 50 km/h in città e nelle strade con limite inferiore a 20 km/h. Molto discusso, infine, il fatto che chi prenderà più multe sullo stesso tratto, nell’arco della stessa ora, non vedrà accumulate le sanzioni, ma pagherà solamente quella più grave aumentata di un terzo; disposizione che viene similmente adottata anche per chi accede in ztl senza autorizzazione.
Utilizzo del cellulare
Il Codice vede inasprirsi le norme rispetto all’utilizzo dei dispositivi elettronici alla guida. Le multe, infatti, potranno andare da 250 a 1000 euro e fino a 1400 in caso di recidiva; la sospensione della patente andrà da sette a quindici giorni (in quest’ultimo caso, se i punti sono meno di dieci). Nel caso in cui l’utilizzo del cellulare abbia provocato un incidente stradale, la patente potrà essere sospesa fino a sei mesi.
Mobilità sostenibile
La legge limita la possibilità di realizzare le corsie ciclabili, ovvero quelle zone dedicate ai ciclisti, ma separate dalla strada solo da una linea tracciata sull’asfalto; lo stesso vale per il doppio senso ciclabile (che permette alle bici di procedere in entrambe le direzioni nelle strade a senso unico per i mezzi a motore) e per le “case avanzate” (le linee d’arresto che consentono alle persone in bici di svoltare per prime, in sicurezza, dopo un semaforo). Anche sulle ztl non saranno più le comunità locali a decidere ma si dovranno chiedere autorizzazioni ministeriali.
Sostanze alteranti
Inasprite le multe per chi guida in stato di ebbrezza, dai 573 euro minimi per chi risulta con un tasso alcolemico tra 0,5 g/l a un massimo di 6 mila euro per chi supera l’1,5 g/l, con sospensione della patente da tre a due anni e detenzione da sei mesi (0,8 g/l) fino a un anno e mezzo (oltre 1,5 g/l). In tutti i casi, vi è una decurtazione di dieci punti dalla patente. Per i recidivi è obbligatorio l’alcolock sull’auto, un etilometro integrato nell’auto che impedisce l’accensione del motore nel momento in cui il conducente ha un tasso alcolemico superiore allo zero; se il test è positivo, la patente viene revocata per tre anni. Per quanto riguarda le sostanze stupefacenti, verrà effettuato solo il test salivare (che può rilevare tracce anche giorni o settimane dopo l’uso) e non sarà più necessario dimostrare lo stato di alterazione di chi guida; la sospensione della patente è fino a tre anni.
Monopattini elettrici
I monopattini devono essere dotati di assicurazione, targa e frecce obbligatorie, e chi li utilizza dovrà indossare il casco.
Le sanzioni per chi circola senza assicurazione vanno da 100 a 400 euro; altre multe per chi non usa indicatori luminosi di svolta e freno su entrambe le ruote. Tra gli altri punti più discussi, il fatto che potranno circolare solo su strade urbane con limiti di velocità sotto i 50 km/h, e saranno vietati su piste ciclabili e isole pedonali.
I commenti: “Debole con i forti, forte con i deboli”
Le associazioni di categoria non hanno dubbi: questa riforma, ribattezzata prontamente “nuovo codice della strage”, è “debole con i forti e forte con i deboli”, unilateralmente convinti che i provvedimenti non vadano nella direzione di diminuire le vittime della strada, nonostante proprio questo sia l’obiettivo primario dichiarato dal promotore della riforma, il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Legambiente chiarisce questo approccio sostenendo che “da una parte, ci sono meno regole, meno limitazioni, meno controlli, meno sanzioni e più libertà di circolare e andare veloci nelle città, per auto, moto, camion merci, ecc.; dall’altra parte, regole più restrittive, meno spazio in strada e quindi, meno sicurezza per i veicoli più leggeri e gli utenti più vulnerabili, cioè pedoni, ciclisti, micromobilità, bambini, anziani, disabili. È perciò una riforma contro la sicurezza stradale”. Fiab, inoltre, punta il dito sui “pesanti tagli della Legge di bilancio 2025” che, tra le altre cose, “riduce la spesa per la sicurezza stradale, azzera gli investimenti per la ciclabilità”. Il Codacons, tra gli altri, commenta alcune risoluzioni in modo positivo ma sottolinea un punto fondamentale, cioè che “qualsiasi nuova regola o inasprimento delle sanzioni verso i trasgressori resta lettera morta se sulle strade i controlli scarseggiano”.
Annalisa Ferrarini, segretaria provinciale Autoscuole Unasca Treviso, appunta che “tra i vantaggi si possono evidenziare misure più severe contro le infrazioni, che mirano a ridurre incidenti e mortalità, e l’introduzione di normative più chiare riguardo ai mezzi di trasporto alternativi, come biciclette e monopattini elettrici”; aggiunge in sintesi che “il nuovo codice della strada ha il potenziale per migliorare la sicurezza stradale e favorire una mobilità più sostenibile, ma la sua efficacia dipenderà dall’equilibrio tra rigorosità e comprensione delle esigenze di tutti gli utenti della strada”.