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Referendum sulla cittadinanza: valanga di firme

Superate di slancio le 500 mila adesioni. La proposta è di portare da 10 a 5 gli anni per richiederla. Importante il ruolo della società civile e dei testimonial
27/09/2024

Il cosiddetto “referendum sulla cittadinanza” supera di slancio, e in pochi giorni, il tetto del mezzo milione di firme. Mentre, dunque, da mesi la politica è tornata a dibattere, in modo finora sterile, di “Ius scholae”, per garantire una più rapida acquisizione della cittadinanza da parte dei ragazzi stranieri nati in Italia, ecco apparire all’orizzonte la possibilità di “intervenire dal basso”. “Ce l’abbiamo fatta - scrivono i promotori sui canali social -. In pochissimi giorni i cittadini hanno dimostrato che, quando il Parlamento non trova il coraggio di cambiare le leggi ingiuste, possono mobilitarsi e farlo, loro stessi”.

Ora si attende il parere della Consulta. Il quesito depositato prevede la modifica della legge 91/92 nella parte relativa alla naturalizzazione. E chiede di abbassare da 10 a 5 anni gli anni necessari per chiedere la cittadinanza italiana.

A proporre il quesito, numerose realtà della società civile, oltre a Più Europa. Ad aderire alla raccolta firme sono stati anche il Pd, Italia Viva, Alleanza verdi e sinistra. Ma l’impressione è che il successo della raccolta firme dipenda proprio dal fatto che i partiti non sono stati i protagonisti a livello comunicativo, contrariamente a personaggi pubblici conosciuti, come il cantante Ghali, il fumettista ZeroCalcare, l’allenatore di volley Julio Velasco.

“La democrazia diretta è l’ultimo strumento nelle mani dei cittadini di fronte all’inerzia della politica. E sul tema della cittadinanza buona parte della politica è inerte da troppo tempo, vittima di rigidità ideologiche difficili da comprendere”, dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che aggiunge: “Accorciare i tempi di accesso alla cittadinanza, significa accorciare le distanze fra le persone e i loro diritti di base. Significa, soprattutto nel caso dei più giovani, far crescere il senso di appartenenza a una comunità e, di conseguenza, il sentimento di adesione alle sue regole. E’ dal godimento dei diritti che nasce la consapevolezza dei doveri, non il contrario!”.

Come si sa, l’iter per far “passare” un referendum, in Italia, si sta rivelando sempre più accidentato. Ma non c’è dubbio che quanto accaduto in questi giorni sia un fatto politico di notevole rilievo.

La prossima stagione referendaria, contrassegnata anche dalla raccolta di firme contro l’autonomia differenziata, si annuncia, insomma, quanto mai vivace. Il primo parere lo darà la Corte Costituzionale. Il vero scoglio, però, è quello del quorum del 50%, necessario perché il referendum sia valido. In tempi di grande astensionismo, sembra un limite quasi invalicabile. Ma i giochi sono aperti.

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