venerdì, 11 ottobre 2024
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Disagio giovanile, dopo l’incontro Conte-Nordio a Treviso, intervengono sindacati e Terzo settore

I commenti di Volontarinsieme e Centro della famiglia e Spi Cgil: “Solo il 13% del bilancio dei Comuni trevigiani destinato a minori e famiglie”

Dopo l’incontro dei giorni scorsi fra il sindaco di Treviso Mario Conte e il ministro della Giustizia Carlo Nordio sul tema del disagio e delle violenze commesse da giovani e adolescenti, interviene il mondo del Terzo settore.

“Si fa presto a scaricare le colpe sui genitori, quando la complessità del fenomeno del disagio giovanile va osservata e gestita con il contributo di tutti, la politica e le istituzioni facciano la loro parte”. Così Anna Corò, presidente di Volontarinsieme, la più grande rete di associazioni di volontariato del territorio trevigiano, commenta quanto emerso dall’incontro, che ha toccato i temi della sicurezza, e in particolare la questione delle “baby gang”, nel capoluogo della Marca.

“E’ vero che i figli sono responsabilità dei genitori, ma è d’altra parte dimostrato, come dice un noto proverbio africano, che «per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio». In altre parole: siamo tutti responsabili, come adulti e come società civile. Ed è qui che entra in campo il prezioso lavoro delle associazioni di volontariato, osservatori attenti delle dinamiche della società. Non è un caso che proprio sulla tematica della povertà educativa minorile e dell’importanza di creare e rafforzare una comunità educante inclusiva e partecipata il volontariato trevigiano sia già al lavoro con diversi progetti, primi fra tutti Sconfinamenti e Giovani in Centro, focalizzato proprio su Treviso” continua Corò. “L’obiettivo non deve essere quello di alzare muri e creare confini, ma di accogliere, di creare legami e di dare l’opportunità a giovani e ragazzi di dire al mondo chi sono, tenendoli per mano e non al guinzaglio. Le associazioni ci sono, le idee e le proposte non mancano: quello che invece manca è il coinvolgimento da parte della politica, abituata a tirare fuori il volontariato come un coniglio dal cilindro, anziché dargli il sostegno di cui ha bisogno. Al sindaco Mario Conte voglio nuovamente rinnovare la nostra disponibilità non solo dialogare e a confrontarci su queste tematiche, ma anche ad agire concretamente con le forze che già, ogni giorno e silenziosamente, lavorano sul campo per creare un tessuto accogliente dove i ragazzi possano essere protagonisti del proprio tempo”.

“La lente sulla famiglia posta dagli episodi di cronaca di questi giorni non deve diventare occasione per colpevolizzare le famiglie, ma un appello a sostenerle nel loro ruolo educativo, lungo tutto l’arco di vita familiare”, rincara la dose don Francesco Pesce, presidente del Centro della Famiglia di Treviso. “Siamo convinti dell’importanza della prevenzione, a cui noi diamo il nome di formazione. Famiglie più solide e stabili sono un bene per i rapporti sociali. Ma è fondamentale ricordare che non ci si improvvisa educatori quando i figli sono adolescenti, né è possibile rinviare la questione al futuro. Molte sono le agenzie educative al giorno d’oggi: la scuola, lo sport, le parrocchie... Tutte queste mettono però in luce due limiti fondamentali – sottolinea – : spesso vengono erroneamente pensate in alternativa alla famiglia e ognuno di questi «mondi» va per conto suo, pensandosi come se fosse l’unico riferimento per un ragazzo o ragazza, volendo assorbire tutto il suo tempo. Da sempre siamo al fianco delle famiglie, sia come Centro della Famiglia che con i servizi del Consultorio Familiare, per sostenerle e accompagnarle durante il loro percorso di crescita” conclude don Francesco Pesce.

“Ci troviamo di fronte a una generazione di giovani completamente diversa da quella di un tempo, anche di un passato recentissimo, che vive spazi e tempi nuovi e lontani da quelli dei propri genitori, che si ritrovano nell’incapacità di comprendere le dinamiche che li guidano – commenta Veronica Gallo, psicologa e psicoterapeuta del Consultorio del Centro della Famiglia –. La frenesia dei tempi attuali e il mondo dei social non fanno che acuire la distanza tra genitori e figli, che ormai abitano luoghi virtuali a cui gli adulti non hanno accesso e che diventano sconosciuti e irraggiungibili. Varrebbe poi la pena chiedersi da cosa nascono queste manifestazioni di rabbia da parte dei ragazzi. Forse la vita non li sta fornendo e attrezzando di ciò che a loro serve davvero”.

Sul tema è intervenuta anche la Spi Cgil, che sottolinea lo scarso investimento dei Comuni trevigiani per giovani e famiglie: “Solo il 13 % del bilancio”, spiegano.

“Le complessità della nostra società e i fenomeni emergenti di disagio giovanile e della baby gang non possono essere minimizzati e banalizzati in un mero quanto sterile rimpallo di responsabilità: famiglie, scuola, attori educativi e istituzioni facciano squadra per dare ai giovani strumenti di crescita e per trovare il loro ruolo del mondo e nel mondo del lavoro di domani - le parole di Virgilio Biscaro, segretario generale Spi Cgil Treviso -. Questo è possibile solo attraverso sinergie e investimenti, mentre all’interno della voce «missione 12» dei bilanci dei nostri Comuni che destina le risorse pubbliche al sociale, gli interventi per famiglie e minori assorbono appena in media il 13% arrivando al massimo al 15%”.

“Fa quasi commuovere la contraddizione di un centrodestra che guarda a difendere non si sa da cosa la famiglia tradizionale, non accogliendo i grandi cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi decenni, ma non fa nulla per dare tutele e strumenti a sostegno delle famiglie, anche in merito alla crescita dei figli aiutando i genitori, nonché il mondo dell’istruzione e della formazione, stanziando sufficienti risorse in progetti che puntino a contenere il disagio che ragazzi e ragazze stanno vivendo ancora oggi in questa fase di post pandemia - attacca infine il vertice del sindacato dei pensionati della Cgil Trevigiana -. Questo un triste quadro di mancata risposta ai bisogni delle nostre famiglie e di disinvestimento sul futuro dei giovani che, come evidenziano le stime sui bilanci dei Comuni della Marca, riguarda anche l’amministrazione del governo locale del territorio”.

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