martedì, 10 dicembre 2024
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Lesioni croniche cutanee, congresso a Preganziol

Il tema medico trattato era complesso e molto tecnico: le lesioni croniche cutanee, quelle che volgarmente chiamiamo “piaghe”, le ferite difficili da curare. Eppure, si capiva immediatamente che il tema è molto sentito e la patologia estremamente diffusa fra la popolazione: il parcheggio del centro congressi era pieno già dal primo mattino, quasi 300 i partecipanti, soprattutto pazienti e familiari, oltre a numerose autorità

Sabato 21 settembre, al centro congressi del park hotel Bolognese di Preganziol si è tenuto il primo congresso regionale di Simitu, associazione per i diritti dei pazienti affetti da lesioni croniche cutanee, evento dal titolo “Pazienti, familiari e operatori sanitari, insieme per vincere”. Il tema medico trattato era complesso e molto tecnico: le lesioni croniche cutanee, quelle che volgarmente chiamiamo “piaghe”, le ferite difficili da curare. Eppure, si capiva immediatamente che il tema è molto sentito e la patologia estremamente diffusa fra la popolazione: il parcheggio del centro congressi era pieno già dal primo mattino, quasi 300 i partecipanti, soprattutto pazienti e familiari, oltre a numerose autorità.

L’evento era un vero e proprio corso di formazione, con vari interventi tecnici, comprese le testimonianze di malati e familiari, per esporre le varie problematiche che i pazienti affetti da ferite difficili incontrano nella loro quotidianità.

La responsabile di progetto è Valentina Martin, presidente di Simitu sezione Veneto, geriatra, responsabile del poliambulatorio di Vulnologia dell’Ulss 2 in Borgo Cavalli, servizio che eroga circa 13 mila prestazioni l’anno. “Nella popolazione italiana le persone affette da lesione cutanee croniche sono circa il 3%, ma la percentuale arriva anche al 5% negli over 65, specialmente donne. La problematica non colpisce solo gli anziani, ma anche giovani affetti da diabete o patologie neurologiche che li obbligano all’immobilità, vittime di traumi, persone con patologie oncologiche o esiti di interventi chirurgici. Oltre al dolore, sono lesioni che possono essere gravemente invalidanti, pure a livello sociale, perché magari generano un’abbondante produzione di liquido o un cattivo odore, oltre alla rabbia. Ecco perché diventa essenziale prendersi cura del paziente a 360°: non solo della corretta medicazione delle ferite, ma anche di aspetti quali l’alimentazione, considerando la globalità della persona, che non deve sentirsi sola. Cura del fisico e dell’anima”.

Che a Borgo Cavalli il servizio di Vulnologia sia ottimo, lo hanno testimoniato più persone, che hanno portato il loro contributo al convegno, parlando di un “clima di famiglia e di accoglienza in ambulatorio, a fianco a cure mediche di eccellenza”. Fra le testimonianze, quella toccante di Petra De Zanet, paziente oncologica, che ha elogiato il lavoro svolto dalla dottoressa Martin e da tutta la sua équipe, compresi i volontari.

Il convegno si è aperto con un cortometraggio, dove gli attori erano i pazienti reali e il personale del servizio di Vulnologia di Borgo Cavalli, dal titolo “Il viaggio del paziente vulnologico”, che narrava della comparsa della malattia, fino alla diagnosi, la cura e, infine, la tanto attesa guarigione. Che in alcuni casi, arriva dopo lunghi anni.

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