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CRONACHE DALLA PANDEMIA. Chiara Marconato, l'anno di volontariato e il ritorno fortunoso dalla Bosnia

25 anni, di Camposampiero, è in isolamento fiduciario in casa. E’ una degli italiani che è riuscita a rientrare, non senza difficoltà e peripezie. Una laurea in Relazioni internazionali a Padova con magistrale a Bologna, si trovava dal 14 gennaio per l’anno di volontariato sociale in Bosnia, a Sarajevo per un progetto di Caritas italiana.

Chiara Marconato, 25 anni, di Camposampiero, è in isolamento fiduciario in casa. E’ una degli italiani che è riuscita a rientrare, non senza difficoltà e peripezie. Una laurea in Relazioni internazionali a Padova con magistrale a Bologna, si trovava dal 14 gennaio per l’anno di volontariato sociale in Bosnia, a Sarajevo per un progetto di Caritas italiana. Aveva appena cominciato a inserirsi nei progetti seguiti in collaborazione con la Caritas locale e il Centro giovanile Giovanni Paolo II.

“E’ un centro che gestisce progetti per il dialogo interreligioso e per il volontariato in un luogo che fa fatica, per il passato vissuto, a comprendere il valore aggiunto che può assumere il volontariato. Si lavora con i bambini e i ragazzi negli orfanatrofi, nelle scuole e si organizzano campi estivi. C’è poi l’aspetto del turismo sociale e solidale, con persone che vengono a Sarajevo per conoscere la storia di questo posto, non soltanto le bellezze artistiche”.

Ora Caritas italiana vi ha fatto rientrare, sospendendo tutti i progetti all’estero. Come mai?

Sì. Io avevo appena cominciato ad ambientarmi. Lavoravo insieme ad un altro ragazzo di Mantova, anche lui casco bianco in servizio civile e ad altri 4 italiani che erano lì da sei mesi con i corpi civili di pace, un altro progetto del Ministero degli esteri. Poi si è verificato un caso di coronavirus tra i volontari italiani in Kossovo e così Caritas italiana non si è sentita più di assicurare con tranquillità le cure in un Paese straniero in caso di contagio. E questo ha velocizzato il processo di rimpatrio, mentre a fine febbraio, quando dovevo rientrare a casa per alcuni giorni, mi hanno detto di rimanere sul posto perché avrei avuto poi problemi a rientrare dall’Italia in piena emergenza coronavirus.

Solo che nel frattempo tanti Paesi avevano già chiuso le frontiere, Croazia, Slovenia, Austria e poi anche la Bosnia. Come avete fatto?

Era sabato 14 marzo quando ci è stato detto di rientrare. In tutta fretta abbiamo fatto i bagagli e pensato a come rientrare. In macchina correvamo il rischio di rimanere bloccati in un Paese straniero. Quindi abbiamo optato per l’aereo, facendo Sarajevo-Monaco di Baviera e poi Monaco-Bari. Da Bari poi in treno nei rispettivi comuni di residenza. Un viaggio lunghissimo.

Come sono stati i controlli? Hai notato differenze tra i diversi Paesi?

Sì, ci sono evidenze diversissime tra i Paesi. In Germania non ci hanno controllato e in aereo nessuno usava la mascherina e i guanti anche quando hanno distribuito il cibo. Nel viaggio da Monaco a Bari tutto il personale aveva i presidi e non hanno distribuito nulla proprio per evitare contaminazioni. Appena scesi ci è stata controllata la febbre, abbiamo dovuto mantenere le distanze di sicurezza, la polizia ci ha fatto compilare un’autocertificazione nella quale c’era scritto che dovevamo segnalare alla nostra Ulss di competenza il rientro da un Paese straniero e dovevamo metterci in isolamento fiduciario per 15 giorni.

E così sei in isolamento?

Sì, in un primo momento mi sono riposata, e poi mi sono organizzata, mettendo per iscritto quanto ho vissuto, leggendo. In ogni caso ho molti mezzi tecnologici per essere in contatto con i miei amici, col mio ragazzo e anche con il responsabile del progetto di Caritas italiana a Sarajevo, Daniele Bombardi e con gli altri operatori. E poi continuo il mio corso di bosniaco a distanza.

Il tuo anno di volontariato sociale finisce a gennaio 2021? Pensi di ritornare?

Lo spero vivamente. Io ho lasciato anche molte cose a Sarajevo, non solo perché siamo partiti in tutta fretta, ma perché spero di tornare, magari dopo l’estate. E’ un mondo che voglio approfondire, quello della cooperazione internazionale, che mi ha sempre affascinata e che spero diventi il mio lavoro.

Lucia Gottardello

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