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La parabola dei due Matteo

Cinque anni fa, di questi tempi, Matteo Renzi vinceva le primarie del Pd (l’8 dicembre 2013). Una settimana dopo Renzi (il 15 dicembre 2013) l’outsider Matteo Salvini diventava segretario di una Lega Nord in caduta verticale. Nessuno avrebbe scommesso un euro che avrebbe portato il suo partito ai massimi storici. Ma ora anche lui deve stare attento. Ecco perché.

13/12/2018

Cinque anni fa, di questi tempi, Matteo Renzi vinceva le primarie del Pd (l’8 dicembre 2013). Nel giro di qualche mese avrebbe raggiunto palazzo Chigi e avrebbe stravinto alle elezioni Europee, dando l’impressione di essere destinato a governare per parecchi anni. Invece, le cose sono andate come sappiamo e, cinque anni dopo, Matteo Renzi, dopo una serie di cocenti sconfitte, è ai margini dello stesso partito. Addirittura in procinto, secondo molti (anche se l’interessato smentisce) di uscire dal Pd e fondare una sua forza politica. Pare, in verità, che a frenarlo siano i sondaggi a dir poco tiepidi. La prospettiva di diventare, se gli va bene, “l’Angelino Alfano del centrosinistra”, non è decisamente delle più incoraggianti.
Sempre cinque anni fa, una settimana dopo Renzi (il 15 dicembre 2013) l’outsider Matteo Salvini diventava segretario di una Lega Nord in caduta verticale. Nessuno avrebbe scommesso un euro che avrebbe portato il suo partito ai massimi storici. Questi ultimi giorni hanno rappresentato per il leader della Lega una marcia trionfale, con qualche disavventura: la piazza piena a Roma, con l’alternanza dosata di proclami e discorsi di paternalistico buon senso; l’incontro con i sindacati e le categorie economiche poco consono a un ministro dell’Interno; il viaggio in Israele, con annessa gaffe sugli Hezbollah libanesi definiti “terroristi”.
Ecco, se fossimo in Salvini (che pare muoversi con meno ingenuità rispetto al suo omonimo) non smetteremmo neppure per un giorno di ricordare la parabola di Matteo Renzi. Il mondo politico attuale, in cui il politico ci mette la faccia, senza mediazioni, pare fatto apposta per repentine salite e discese, perché l’effetto saturazione è sempre in agguato. Tra cinque anni si vedrà com’è andata.

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