Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Dall'Europa una proroga ai formaggi senza latte in polvere
Dopo la mobilitazione promossa la scorsa settimana dalla Coldiretti, la Commissione europea ha concesso una proroga sulla richiesta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, divieto che in Italia è previsto dalla legge 138 del 1974.

Il nostro paese ha così tempo fino al 29 settembre per rispondere alla lettera di “diffida” sull’infrazione n. 4170 con la quale in pratica si vuole imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” anche nei caseifici situati sul nostro territorio nazionale. Un paradosso. La Commissione europea ritiene, invece, che la legge italiana, a tutela della qualità delle produzioni, rappresenti una restrizione alla “libera circolazione delle merci”, essendo la polvere di latte e il latte concentrato prodotti utilizzati in tutta Europa. Una richiesta che a tanti appare assurda, tanto più se si pensa che a richiedere l’intervento europeo contro la nostra legislazione in materia non sono stati i Paesi concorrenti, bensì l’Associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte). Cioè i nostri industriali. E il motivo è comprensibile: abbassare i costi e guadagnare di più. “La polvere di latte - spiega la Coldiretti - è un prodotto «morto», privo di proprietà organolettiche, che può arrivare da qualsiasi parte del mondo. I maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti mentre in Europa i leader sono Francia e Germania (sempre loro..., ndr). La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante”.
E’ evidente che se il consumatore non viene informato e messo di fronte alla possibilità di scegliere, mediante etichettature chiare di composizione del prodotto e provenienza di tutte le materie utilizzate, si corre il rischio che scompaiano 487 formaggi tradizionali italiani ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni, e quelli doc secondo Disciplinari di produzione riconosciuti dall’Europa. E’ allora una battaglia che unisce allevatori, casari e consumatori. C’è chi, invece, sta già speculando su questa situazione dato che le importazioni di latte e crema in polvere sono aumentate del 16% nel primo trimestre 2015 rispetto all’anno precedente. E i 2/3 delle importazioni provengano da Francia e Germania. Per fortuna, anche all’estero riconoscono la bontà dei nostri prodotti e le esportazioni di formaggi e latticini italiani sono aumentate del 9% grazie alla reputazione di alta qualità conquistata a livello internazionale. Che ora viene messa a rischio. Insieme a tutto il settore, è la voce più importante dell’agroalimentare con un valore di 28 miliardi di euro e quasi 180 mila occupati nell’intera filiera. “In Italia - precisa la Coldiretti - sono sopravvissute appena 35mila stalle che hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente. Il via libera alla polvere di latte significherebbe dipendere dall’estero, con la chiusura di stalle, la perdita di posti di lavoro e l’abbandono delle montagne dove il formaggio si fa con il latte vero. Per ogni centomila quintali di latte in polvere importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati solo in agricoltura”. Già ora in Italia una mozzarella su 4 è stata ottenuta con semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero. Per non parlare, poi, del similgrana low cost, tutto senza indicazione di provenienza. L’appello è, quindi, ai consumatori: attenti a ciò che mangiate.
Il presidente della Latteria Soligo, Brugnera: Industriali italiani ingordi e miopi
Il presidente di Latteria Soligo, Lorenzo Brugnera vorrebbe vederli in volto, gli industriali italiani che hanno richiesto l’intervento dell’Europa per cancellare la legge che vieta in Italia l’utilizzo del latte in polvere per produrre formaggi e yogurt. “Una richiesta fatta per ingordigia. Ma a loro, che sono miopi, vorrei ricordare che il nostro Paese non vive solo sui loro interessi ma anche su quello degli allevatori, prima si parte dai campi e poi dai prodotti finiti. Se hanno bisogno di una lezione di economia, vengano da noi contadini che siamo pronti a insegnare”.
Brugnera individua due direzioni verso le quali rivolgere l’azione: continuare a lottare perché la legge italiana sul no al latte in polvere nei formaggi rimanga (“volevano imporci anche gli ogm. Abbiamo rifiutato”) e poi un’opera di informazione continua ai consumatori: “Mi viene in mente un’immagine, un tronco secco e un albero verde con le sue foglie e la sua bellezza. Ecco, il latte in polvere è essiccato, morto, come il tronco secco. Tutti i prodotti doc seguono dei precisi disciplinari e con questi la qualità e la bontà sono garantite. Questo noi offriamo al consumatore. I tedeschi sono più bravi di noi a fare il formaggio col latte in polvere, perché dobbiamo seguirli?”.
Anche perché da dove arriva quel latte in polvere...dalla Cina? “Come tante altre porcherie a cui dopo viene appesa l’etichetta «italiano» solo perché trasformato nel nostro Paese”. “Posso capire che Ferrero per produrre la sua nutella usi latte in polvere, peraltro ottenuto in una filiera controllata, ipertecnologica e garantita in Piemonte. Ma i formaggi sono un’altra cosa”. Il rischio è che non si senta più il sapore, la differenza tra un formaggio e l’altro.
Negli ultimi due anni la Latteria Soligo ha avviato una politica di crescita sui mercati nazionali e stranieri. Anche se l’area di riferimento resta quella del Nordest, nell’ultima assemblea dei soci sono stati rimarcati i segnali estremamente positivi giunti dal mercato interno: +25% il fatturato nel Nordovest (che rappresenta ormai il 6% del fatturato Soligo), e +35% nell’area del Centro Italia (che è oggi il 3,6% del fatturato). Fette di mercato importanti che Latteria Soligo ha conquistato in particolare in Lombardia, Piemonte e Toscana. Senza dimenticare l’export: + 500 mila euro nel 2014 (che ha segnato l’ingresso nel Regno Unito, in Austria e il consolidamento in Svizzera). E un progetto di promozione in collaborazione con Aprolav (nella foto in alto, i prodotti dell’associazione regionale veneta produttori latte) è stato predisposto per i mercati di Germania, Romania, Croazia e Slovenia, oltre a una prima consegna sul mercato cinese.
“Questa io la chiamo lungimiranza imprenditoriale, togliere quella legge è, invece, darsi la zappa sui piedi”.