Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
LE STORIE DEL PRIMO MAGGIO. Antonio Mengato, edilizia in crisi, ma no al pessimismo!
L'imprenditore porta avanti assieme al fratello l’impresa edile di Camposampiero: “La situazione è grave, dai piccoli fornitori arriva un grido d’allarme. Ma i problemi si affrontano”.

“Non ci siamo quasi mai fermati, a conti fatti abbiamo avuto 4 giorni di cassa integrazione nella sede centrale di produzione dei prefabbricati e precompressi. Circa 14 in altri cantieri”. E’ comunque amareggiato Antonio Mengato, che assieme al fratello Massimiliano porta avanti il lavoro del patron storico Enzo dell’omonima impresa edile di Camposampiero. “In 121 anni di storia della Mengato, questo è il primo stop. Ci siamo dovuti fermare solo in alcuni cantieri di Padova, non tanto per mancanza di sicurezza, tutto era stato predisposto al meglio, dalle mascherine alla misurazione della temperatura corporea. Non so, chissà, forse la concorrenza ha insistito con la Prefettura per le chiusure”.
La Mengato ha 29 cantieri aperti tra Veneto e Friuli, si occupa di costruzioni generali per conto terzi, con formula chiavi in mano. E’ tra le prime centocinquanta imprese edili italiane, con 160 addetti tra muratori, ingegneri, geometri, architetti e personale amministrativo, a Lignano sta realizzando un edificio di undici piani e 35 metri di altezza. Attorno all’azienda ruotano 62 fornitori fidelizzati. “Per la sicurezza dei nostri lavoratori abbiamo fatto 222 test sierologici rapidi. Li abbiamo pagati di tasca nostra, ma non è un problema, stare fermi ci costa molto di più e lo abbiamo considerato un contributo nostro alla prevenzione sanitaria della Regione Veneto. Misuriamo la temperatura ai nostri addetti ogni mattina e per noi bastano anche 37 gradi per fermare l’addetto”.
Il grido di allarme arriva, però, dalle piccole imprese edili, solo nel Trevigiano ci sono più di settemila imprese edili che si sono fermate, la loro liquidità è bassa e faranno fatica a ripartire: “Questa situazione ci è tristemente nota, per questo avevamo sollecitato la Regione Veneto a seguire l’ordinanza studiata in Regione Liguria da parte del governatore Toti. Noi industriali ci difendiamo, ma le piccole imprese sono devastate, lavorano con 10 o 20 mila euro in conto corrente. Si devono ripensare anche i modelli organizzativi dell’edilizia, per esempio raggruppare le piccole imprese in consorzi stabili, in forme associative”. Alla Mengato lavorano con un sistema integrato, dalla progettazione all’arredamento degli appartamenti, le opere sono co-finanziate e proseguono. Il problema è il futuro, il 2021, potrebbero essere rivisti complessivamente i piani di finanziamento. La situazione, però, è grave in tutto il mondo, non è come nel 2008, tutti dovranno ripartire. Mi pare, però, che in Italia ci sia stato un eccesso nelle chiusure, rispetto al resto dell’Europa”.
Nel nostro Paese, la crisi dell’edilizia è storia ormai antica, sono anni che le costruzioni languiscono, non ci sono progetti, in particolare per la piccola edilizia privata. “Esiste un problema di fondo - prosegue Mengato -. Non c’è più margine di profitto, i preventivi sono ridotti all’osso, in ogni singolo territorio ci sono troppi operatori e non si cercano sinergie, né si ottengono prezzi finali equi per tutti. Mediamente, nel 2010 un appartamento costava 150 mila euro, adesso costa 180, ma quel surplus non è andato a vantaggio di nessuno, si è perso nei costi per le pratiche burocratiche, in inutili coibentazioni, domotica, in tecnologia «inutile» dal punto di vista del valore dell’alloggio: immobili super raffinati che si svalutano rapidamente, perché poi quello che conta sono gli anni dell’edificio e la metratura. Non ci sono veri incentivi, l’Europa ci dà i contributi per abitazioni che inquinano meno, ma i finanziamenti non arrivano al consumatore finale. Abbiamo disperso denari nel reddito di cittadinanza invece di sostenere il lavoro vero”.
Quando facciamo notare a Mengato che gli imprenditori veneti hanno perduto grandi appalti, come quello della Superstrada pedemontana veneta, si concentra su quella che per lui è la madre di tutte le disgrazie. “Il codice degli appalti non premia le aziende locali, ma in un gioco di classifiche, basato magari sul tipo di illuminazione utilizzata, sull’uso di asfalti rigenerati, vincono altre aziende. Servirebbe, almeno sotto la soglia dei 10 milioni, un qualche vantaggio alle aziende locali. Ci sono una burocrazia e una ragnatela di normative statali che non servono a nulla, ma hanno incrementato i costi e ridotto drasticamente i profitti”.
Lo spirito dei due fratelli Antonio e Massimiliano Mengato è sempre combattivo e pieno di progetti per il futuro, come se questa tempesta del Covid non fosse mai arrivata. “La famiglia Mengato è sempre stata convinta che si deve combattere fino in fondo. Se c’è un ostacolo si cerca di affrontarlo. Non ci sentiamo feriti da questa epidemia, se continuerà a imperversare noi cercheremo di farvi fronte con grande convinzione. Infine, ci permetta di dire, che tra i principi che ci hanno trasmesso c’è anche la fede: non posso essere pessimista perché abbiamo una grande speranza dentro di noi. Non c’è solo la Provvidenza, c’è la comunità dei nostri lavoratori, l’impegno condiviso per i progetti, insomma con queste premesse non possiamo proprio essere pessimisti”.