Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
Ma il Veneto non ama la rotaia
La tragedia di Andria riaccende i riflettori sul sistema ferroviario locale. I criteri di sicurezza sono adeguati, ma la Regione in questi anni sembra non aver voluto scommettere sulla rotaia, nonostante l’alta domanda.
E il confronto con la vicina Lombardia è impietoso. Ora, lentamente, qualcosa si muove.

La riforma del titolo quinto della costituzione sembra non aver fatto bene alla nostra rete ferroviaria. In una società costantemente interconnessa avere due regioni limitrofe come la Lombardia e il Veneto, che praticano due politiche diverse sui trasporti ferroviari, rallenta i collegamenti e li rende meno efficienti. Ultimo episodio la soppressione in territorio Veneto, nel 2013, di 8 treni Milano Venezia, treni sostituiti recentemente con solo due Regionali Veloci. L’incidente ferroviario di Andria ha fatto riaccendere i riflettori sul trasporto pubblico su rotaia in Italia. Come vivono i tre milioni di pendolari che ogni giorno salgono in treno per raggiungere il posto di lavoro? Quali sono i sistemi di sicurezza operanti nel Veneto? Quali sono le politiche della Regione Veneto e di Rfi, Rete ferroviaria italiana, e del Ministero dei trasporti?
La prima cosa che abbiamo scoperto è che la Regione Veneto, per lunga tradizione, non ha certo scommesso sul treno. La metropolitana di superficie resta un sogno arenato in tre lunghi stralci e da una causa contro la Regione Veneto da parte della ditta che ha redatto il progetto. L’elettrificazione è incompleta, a Montebelluna si arriva con le motrici diesel. Irrisolta la questione delle 87 stazioni impresenziate, dove vandalismi, attraversamento dei binari e selfie col treno in arrivo alle spalle la fanno da padroni.
Consultando la ricerca “Pendolaria 2015”, realizzata da Legambiente, si scopre che il Veneto stanzia (fino al 2015) una cifra inferiore all’1 per cento per i treni. Ma torniamo al confronto con la Lombardia: il Veneto ha 70mila abbonati, un quarto della Lombardia, ma la metà di chilometri percorribili in treno. In Lombardia si contribuisce per 444 milioni al trasporto ferroviario, in Veneto soltanto con 144 milioni, meno della Toscana che arriva a 229. Gli investimenti hanno un effetto sui viaggiatori: Bolzano, grazie agli investimenti, è passato da 11 mila passeggeri a 31 mila in quattro anni.
La mancanza di attenzione della Regione Veneto ha fatto crollare anche i passeggeri che si sono riversati sull’asfalto. Fino al 2015 il Veneto aveva investito 11 milioni di euro in nuovi treni, la Lombardia 68. Ora la situazione è migliorata grazie all’introduzione dei nuovi Swing, treni diesel, prodotti in Polonia, che possono percorre le linee ancora non elettrificate del Veneto. In dieci anni la Lombardia ha investito sui treni un miliardo e 300 milioni, il Veneto 315 milioni di euro. Dal 2013 sono aumentate le corse dei treni nel Veneto sui capoluoghi a discapito però delle linee secondarie e delle ore serali. Solo recentemente sono stati introdotti collegamenti serali e notturni con Venezia a favore soprattutto di chi svolge attività assistenziali e turistiche. Il Veneto, con 171mila viaggiatori al giorno, è tra le regioni a più forte domanda pendolare e solo recentemente ha migliorato l’offerta sulla Venezia -Padova, la Venezia - Verona, la Bologna-Venezia, ma resta critica la situazione sulla Padova - Calalzo, la Bassano del Grappa - Padova, la Portogruaro -Mestre.
Durissima la conclusione del rapporto Pendolaria 2015: “Il Veneto è, tra le Regioni a più forte domanda pendolare, quella che ha investito di meno negli ultimi anni”. La novità strutturale più importante per il Veneto è quella annunciata dal ministro Del Rio a Belluno, la settimana scorsa, ovvero l’elettrificazione della Vittorio Veneto, Montebelluna e Belluno per poi procedere fino a Calalzo.
Nell'edizione settimanale del 24 luglio leggi anche la difesa dell'assessore regionale Elena De Berti