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Veneto Banca e popolari, Cgil lancia l'allarme
La Cgil trevigiana ha lanciato oggi in conferenza stampa un appello alle istituzioni affinché salvino le banche venete prima che sia troppo tardi. Il problema non coinvolge solo i risparmiatori ma anche i dipendenti

Giacomo Vendrame, segretario generale Cgil Treviso e Luca Ongaro, segretario generale Fisac Cgil hanno chiesto questa mattina alle istituzioni di mobilitarsi concretamente in tempi stretti per salvare Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.
“Ad oggi non c'è ancora una soluzione certa per le banche venete – ha spiegato Ongaro –. Il Governo e il Ministero di Economia e Finanza hanno dato rassicurazioni, ma non c'è ancora nulla di concreto sul piatto. Così si rischia di intervenire quando sarà troppo tardi e di salvare una scatola vuota”.
Il timore non è solo per azionisti e correntisti delle banche, che insieme rappresentano l'ottavo gruppo a livello nazionale e che per il 93% degli investimenti finanziano l'economia reale tra cui oltre 130 mila piccole e medie imprese nel triveneto. Veneto Banca possiede infatti 480 sportelli sul territorio nazionale di cui il 30% in Veneto, 63 filiali nel trevigiano. Un totale di 3700 dipendenti, oltre 5900 de contiamo l'intero gruppo con le controllate nazionali ed estere.
Banca Popolare di Vicenza arriva a 5060 dipendenti.
Ad oggi gli esuberi sono arrivati a 5000 ma se non si fa qualcosa alla svelta, ammoniscono dalla Cgil, potrebbero essere molti di più.
“In sostanza questi dati significano già avere una banca in meno – ha continuato il segretario della Fisac Cgil –, l'impatto sociale sarà devastante se pensiamo alle conseguenze non solo sull'indotto diretto delle due banche, ma anche a quello indiretto sulle attività, anche i bar ad esempio, che ruotano attorno alle varie filiali. Per non parlare di tutte le famiglie dei dipendenti che saranno coinvolte”.
“Il tempo sta scadendo – ha concluso Vendrame –; la questione è tutta politica, quindi chiediamo che si smetta con i rimpalli di responsabilità e con le mosse elettorali e che istituzioni locali e nazionali si uniscano per far sentire la propria voce in Europa e trovare una soluzione. Per noi la strada giusta è quella dell'aiuto di sistema, cioè da parte delle altre banche, che ad oggi sembra anche la più plausibile, ma non c'è nulla di certo. Inoltre salvare le banche non basta: è necessaria anche un'operazione che coinvolga amministratori locali, lavoratori, famiglie, imprese, risparmiatori per ricreare la fiducia che ora ha lasciato il posto alla paura”.