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La preghiera del Figlio

I giovani, nel secondo incontro della “Scuola della Parola”, si sono addentrati nel mistero del legame di Gesù con il Padre
09/02/2024

Ha avuto luogo di giovedì, questa volta, il 1° dicembre, il secondo dei cinque incontri di “Lampada ai miei passi è la tua parola” organizzato dalla Pastorale giovanile della Diocesi di Treviso per guidare i ragazzi nella preghiera, grazie alla lettura della Parola di Dio. La cattedrale si è presto popolata di giovani dai 18 ai 35 anni che si sono riuniti per pregare sulle parole del Vangelo di Matteo e riflettere sulla figura di “Gesù, il Figlio in preghiera” guidati dal Vescovo.

I giovani sono stati accompagnati da mons. Michele Tomasi in una lettura approfondita di Matteo (28, 36-46), secondo quattro fasi: la Lectio dove hanno potuto approfondire il Vangelo nel suo contesto e nella sua struttura; la Meditatio nella quale è stato indagato il messaggio che la Parola trasmette a ciascuno; la Contemplatio in cui è stato evidenziato il volto del Signore emerso nel testo e l’Oratio, un momento di preghiera personale vissuto in silenzio.

“Ci siamo riuniti anche questa sera per ascoltare il Signore che ci parla, che ci desidera qui insieme per rivolgersi a ciascuno di noi; per dare gioia, felicità e pienezza alla nostra vita - ha affermato il Vescovo, accogliendo i ragazzi e le ragazze di tutta la Diocesi -. Anche questa volta siamo chiamati a entrare in dialogo con la Parola, siamo qui per imparare insieme a pregare e trovare gli strumenti per farlo”.

Il vescovo Michele ha proposto la propria “lettura” del Vangelo: “La Parola di oggi ci aiuta a entrare nel mistero profondo della preghiera di Gesù al Padre. Gesù si trova l’ultima sera della sua vita, a poche ore dalla croce, è vicino alla cattura e ha capito ciò che lo attende: la derisione, il processo, la flagellazione, la crocifissione, la morte. Giuda se ne è andato e Gesù arriva al Getsemani assieme agli apostoli. Ai discepoli dice di sedersi, mentre lui si allontana per pregare, ma non va da solo: prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. I tre discepoli erano gli stessi che erano stati scelti per essere testimoni della trasfigurazione, avevano visto la gloria di Dio in Gesù, e ora sono chiamati a essere testimoni della sua passione. Gesù si incammina tra gli ulivi e comincia a provare tristezza e angoscia, chiede allora la presenza di tre amici e chiede loro di restare svegli insieme a lui. Ma si allontana anche da loro, desidera che restino con lui, ma vuole rimanere solo con il Padre”.

“La prima invocazione di Gesù è che passi il calice: non vuole vivere quella angoscia, essere tradito e umiliato - ha proseguito il Vescovo -. È nella preghiera che Gesù sperimenta contemporaneamente la relazione con il Padre e le esigenze della sua umana libertà, la potenza del legame con Dio, ma anche il rifiuto della sofferenza. Forse potrebbe ancora andarsene, sarebbe ancora in tempo per fuggire, per trovare un’altra strada, ma aggiunge: non come voglio io, ma come vuoi tu. È una preghiera molto intima, che sconvolge; siamo abituati a vedere la volontà del Padre e il Figlio univoche, ma questa volta sembrano distinte. L’impulso di Gesù è quello di cambiare strada, ma questo impulso appare proprio nel dialogo e nella preghiera. E la sua preghiera, anche se avviene nella solitudine con il Padre, è strettamente intrecciata alla presenza dei suoi amici, li vuole lì e va a trovarli, ma si sono addormentati: non avevano capito l’importanza di quel momento. Gesù li sveglia e chiede loro di pregare per non cadere nella tentazione. Anche lui torna a pregare e si comprende che ha vinto la paura che il Padre avesse una volontà di male per Lui. È pronto ad accettare di stare in quella situazione, ad accogliere quello che verrà”.

I tre discepoli continuano a dormire, non sono capaci di guardare ciò che sta accadendo a Gesù. “È un sonno fisico, certo, ma anche un sonno dell’anima, la difesa di chi non ha le forze per credere che la verità e la pienezza dell’amore di Dio si manifestino nella croce, nella sofferenza e nell’abbandono. Si rivela ora il fine ultimo della preghiera di Gesù: non la liberazione dall’angoscia, ma la vita stessa nel legame fiducioso e amorevole con il Padre. Egli ha preso la sua decisione: la sua volontà e quella del Padre sono una cosa sola. Tutto ciò che serve alla vita e alla salvezza dei discepoli è ormai avvenuto. È qui che comincia la resurrezione. Quella battaglia, che è spesso anche la nostra vita, è già stata combattuta e vinta da Gesù. Dormite pure e riposatevi... alzatevi, andiamo: i discepoli possono dormire, il passo decisivo lo ha compiuto Gesù. Ma a questo punto possono svegliarsi e andare con Lui, perché la strada con Lui è sicura, sostenuta, accompagnata, guidata: qui nasce il tempo della Chiesa e il suo cammino. Siamo qui, oggi, perché il Signore ci dice: Alzatevi, andiamo”. Dopo il tempo personale di riflessione, chi lo desiderava ha potuto accostarsi a delle guide, disponibili per un ascolto o uno scambio. Al termine, la preghiera conclusiva, la benedizione e l’appuntamento a venerdì 1° marzo, sempre con il Vangelo secondo Matteo e il tema “Gesù, maestro di preghiera”.

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