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Don Luigi Cecchin: santità a servizio dei poveri

Aperta il 6 febbraio a Limoeiro la causa di beatificazione. Il vescovo Michele Tomasi: “Questo è un grande dono per la nostra diocesi e per il nostro presbiterio”

Un numero straordinario di persone, fedeli laici, sacerdoti, religiosi, autorità civili, ha partecipato martedì 6 febbraio, nella cattedrale di Limoeiro, in Brasile, all’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio don Luigi Cecchin, sacerdote “fidei donum” della nostra diocesi, ma “figlio adottato, e tanto amato e venerato” della diocesi di Nazaré, come lo ha definito il vescovo Francisco de Assis Dantas De Lucena. Una celebrazione eucaristica, seguita dal rito con la lettura del Decreto di introduzione della causa, l’insediamento e il giuramento dei membri del Tribunale diocesano che giudicheranno sull’esemplarità della vita di don Luigi. Era presente anche una delegazione della nostra diocesi, con don Livio Buso e don Luca Biasini, parroco e vicario parrocchiale di San Martino di Lupari, e con alcuni membri dell’associazione Avatem, fondata per sostenere a distanza i ragazzi dell’Istituto padre Luigi Cecchin di Limoeiro, nella diocesi di Nazaré.

Registrato alla nascita, l’11 dicembre 1924, all’anagrafe di San Martino di Lupari, don Luigi è, poi, cresciuto frequentando la parrocchia di Galliera Veneta. Dopo vent’anni di ministero nella nostra diocesi come cappellano e come padre spirituale nel Seminario diocesano, il 6 febbraio 1969 sbarcò in Brasile, al porto di Rio de Janeiro. Il 26 maggio arrivò, in corriera e con solo una valigetta nera in mano, a Limoeiro, località dello Stato del Pernambuco, nel nordest del Brasile, luogo di grande povertà.

Si fece povero tra i poveri e operò sostenuto da tanti amici in Italia, che hanno permesso l’educazione e la formazione di moltissimi bambini e ragazzi che don Luigi - pe. Luìs, per la gente - accoglieva nel “Centro di formazione dei minori”, fondato da lui nel 1970, e che ora porta il suo nome. Per più di quarant’anni don Luigi ha svolto il suo ministero presbiterale in Brasile. L’ultimo viaggio in Italia, nel 2010, per delle cure. Il biglietto era di “andata e ritorno”, ma il viaggio della vita lo portò alla Casa del Padre mentre era ospite del fratello Angelo a Mussolente, assistito dalla famiglia e dal suo vescovo, mons. Severino Batista de França, che arrivò per accompagnarlo nei suoi ultimi giorni di vita. Dopo la sua morte, don Luigi fu subito riportato a Limoeiro, tra la sua gente. Tutta la città lo accompagnò nel funerale il lunedì di Pasqua. Sepolto nella sua parrocchia, accanto all’altare della chiesa di San Sebastiano, la sua tomba è stata fin da subito luogo di preghiera. La gente di Limoeiro lo chiamava “o santinho”, il piccolo santo. La raccolta di testimonianze sulla sua persona, sia dal Brasile che dall’Italia, è già corposa. Il 21 settembre 2023 è arrivato il “nihil obstat” da parte del Dicastero per le cause dei Santi per procedere all’apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità di don Luigi, Servo di Dio.

E così, a 55 anni esatti dal giorno del suo arrivo in terra brasiliana, la fase diocesana è stata aperta in un clima di festa e di gioia, nel rendimento di grazie al Signore per la vita di don Luigi, alla presenza di circa 1.200 persone (con molte altre collegate in diretta, anche dall’Italia), di moltissimi sacerdoti e di tre vescovi: oltre mons. Francisco, hanno concelebrato anche il suo predecessore, mons. De França, vescovo emerito, che nel 2010 riportò “a casa” don Luigi, e padre Dino Marchiò, vescovo emerito di Caruaru, diocesi nello Stato del Pernambuco.

Il vescovo Francisco, durante la celebrazione eucaristica, ha letto il messaggio a lui rivolto dal nostro Vescovo, nel quale mons. Tomasi esprime gioia e gratitudine per l’avvio della causadi beatificazione di don Luigi. Il Vescovo riconosce come sia “un grande dono anche per tutta la nostra diocesi, e in particolare per il nostro presbiterio diocesano, sapere che l’amore e la dedizione ministeriale vissuti da don Luigi continuano a essere fecondi, fino al punto da far scaturire nel popolo, che Lui ha amato e servito, il desiderio che la Chiesa ne possa riconoscere ufficialmente il cammino di santità. La santità, dunque, è un cammino possibile: è la stessa missione che Dio ci ha affidato”, scrive il Vescovo, citando gli scritti di don Luigi e il magistero di papa Francesco, e ricordando che non esiste cammino di santità senza appartenere a un popolo: “E questo vale tanto più per un pastore, che, come fratello tra fratelli, alimenta con la sua vita santa il cammino di santità del popolo che gli è affidato, e nel contempo viene nutrito e sorretto nel suo ministero dal Signore attraverso i segni di santità presenti quel popolo”.

“La memoria della vita don Luigi - l’augurio finale di mons. Tomasi -, continuerà a favorire la comunione tra le nostre Chiese sorelle, nel ricordo di quello scambio di doni che le nostre Chiese di Treviso e Nazaré hanno vissuto nella loro storia; a rinnovare in noi lo slancio apostolico e missionario di Cristo, il Buon Pastore d’amore; ad amare i poveri, quali primi destinatari del Vangelo”.

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