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I catechisti, accompagnati dal Vescovo, hanno partecipato al Giubileo, a Roma



La catechesi è un ministero che nasce nella Chiesa locale, ma vive nella comunione che scaturisce dall’universalità della fede. Centosessantatrè catechisti diocesani, accompagnati dal vescovo Michele, hanno partecipato al loro Giubileo, svoltosi a Roma dal 26 al 28 settembre. Un’esperienza di fede che ha unito diocesi e comunità da tutto il mondo. Varcare la porta esprime la scelta della Speranza che è Dio rivelato a noi nell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù. La preghiera, la formazione, la fraternità, la gioia sono stati tratti distintivi di questi giorni, così che le stanchezze e gli imprevisti, che accompagnano facilmente i grandi eventi, non hanno offuscato la bellezza di luoghi e relazioni che si intrecciano. La processione dietro il Crocifisso portato dal vescovo Michele lungo via della Conciliazione, l’attraversamento della Porta santa e la professione di fede sulla tomba dell’apostolo Pietro, hanno rappresentato il primo momento giubilare, connotando l’esperienza della necessaria profondità spirituale. L’accurata visita a S. Maria Maggiore e il cammino guidato lungo i fori imperiali ci hanno consentito di recuperare intrecci storici importanti, riconoscendo diverse fasi di vita della Chiesa. La complessità dell’impero romano ci ha aiutato a cogliere l’ambiente in cui si farà strada la freschezza dell’evangelizzazione nei primi secoli. Lo sguardo al soffitto a cassettoni della basilica mariana, decorato con il primo oro proveniente dalle Americhe, ci ha rimandato alla diversa postura della Chiesa nel contesto di un Cristianesimo oramai affermato da secoli dopo l’editto costantiniano.
Oggi ci confrontiamo con un’altra fase storica, affrontando il crinale composto da un passato che non c’è più e un futuro che non è possibile ancora delineare, ma che, per questo, lascia spazio alla creatività e alla fiducia nei doni di Dio. Una creatività che non è ricerca di mere strategie comunicative e una fiducia che non nasconde la nostalgia di condizioni passate. Esse scaturiscono dalle parole di Gesù che, come affermato da papa Leone, “ci comunicano come Dio guarda al mondo, in ogni tempo e in ogni preciso luogo”. L’omelia della messa conclusiva ha consegnato parole preziose per il nostro cammino: “Voi catechisti siete quei discepoli di Gesù che ne diventano i testimoni - ha detto il Pontefice -: il nome del ministero che svolgete viene dal verbo greco katèchein, che significa istruire a viva voce, far risuonare. Ciò vuol dire che il catechista è persona di parola, una parola che pronuncia con la propria vita”. Egli ha descritto il catechismo come “strumento di viaggio”, che ripara dall’individualismo e dalle discordie, perché attesta la fede di tutta la Chiesa cattolica. E così “i catechisti in-segnano”, cioè lasciano un segno interiore: quando educhiamo alla fede non diamo un ammaestramento, ma poniamo nel cuore la parola di vita, affinché porti frutti di vita buona. L’Ufficio per l’annuncio e la catechesi accoglie e condivide con tutta la diocesi questi inviti, che ci impegnano a privilegiare sempre la via della formazione: studiare, pregare, confrontarsi per essere catechisti preparati e credibili. Vivere la comunione, poiché nessuno annuncia da solo: la catechesi nasce nella comunità e conduce alla comunità. Portare speranza: la nostra missione è infondere fiducia nelle famiglie, nei giovani e adulti che hanno diritto di sperimentare l’amore di Dio con un’attenzione particolare a chi ha meno sostegni e possibilità. Il Giubileo diocesano del 4 ottobre ci rivede ancora attorno al nostro Vescovo a richiamare il nostro compito di far risuonare la Parola con la nostra vita indicando il sostegno che viene dal Signore, celebrando la Speranza che non delude, guardando al cielo con gratitudine per ogni uomo e donna che dalla Parola si lascia trasformare in annunciatore. (*direttore ufficio diocesano Annuncio e catechesi)