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Studiare i terremoti a Singapore



Fare scienza è la sua passione. La geofisica il suo spazio di ricerca. Luca Dal Zilio è uno dei più giovani e brillanti scienziati al mondo, studia i terremoti e ora lavora come professore in uno dei centri più innovativi del pianeta, a Singapore. Astro nascente della sismologia, svolge le sue ricerche sulla frontiera più affascinante legata alla creazione dei modelli matematici che cercano di spiegare nascita ed evoluzione degli imponenti movimenti sotterranei in grado di sconvolgere la superficie della terra.
Lui è senza dubbio anche uno dei nostri “cervelli” in fuga, definizione che non gli piace, ma che, pur scontando la semplificazione di ogni etichetta, dice di una esperienza assolutamente reale.
Per ogni giovane che arriva in Italia dai Paesi avanzati, otto italiani vanno all’estero.
Secondo un recente studio della Fondazione Nord Est, in tredici anni, dal 2011 al 2023, circa 550 mila giovani italiani tra i 18 e 34 anni sono emigrati.
Si stima che al capitale umano uscito corrisponda un valore di 134 miliardi.
Tra questi manager, professionisti di alto profilo, studiosi, scienziati come Luca Dal Zilio.
“Ma il deflusso reale è tre volte più grande e alimenta la competitività e la crescita degli altri Paesi -, ha spiegato Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est -. Nel movimento di giovani persone tra i Paesi europei l’Italia partecipa da grande fornitrice di persone ed è quindi fuori dalla circolazione di talenti perché è ultima per attrattività”.
Per convincere Luca Dal Zilio a una intervista ci mettiamo diverso tempo, probabilmente complice il suo imprinting scientifico e la sua innata riservatezza. Trentacinque anni da compiere, lo scienziato, cresciuto a Quinto di Treviso, vive dal 2023 a Singapore, dove la Nanyang Technological University se lo è assicurato, decidendo per un investimento che si aggira sui 2 milioni di euro di ricerca.
L'Ntu, un'istituzione in rapida ascesa che spicca fra le migliori venti università mondiali, ha così sottratto alla Svizzera (e prima ancora all’Italia) uno dei talenti più promettenti nella ricerca scientifica sismologica.
La sua presenza sta portando un'ondata di innovazione in una regione notoriamente vulnerabile ai terremoti. Il Sud-Est asiatico, infatti, è stato scenario di alcuni dei più devastanti terremoti della storia recente, come il catastrofico sisma di magnitudo 9.3 seguito dallo tsunami in Sumatra nel 2004.
Ma l’importanza delle ricerche di Dal Zilio non si limita alla comprensione del passato geologico; piuttosto apre la strada a studi futuri sulla prevenzione e la mitigazione dei rischi legati alle attività sismiche.
“La scelta di studiare geologia è nata tra non poche incertezze – raccontava solo pochi anni fa in una intervista per alumnipd -. Venivo da un istituto tecnico, una scuola per geometri, e mi approcciavo all’Università con tanta paura. Rispetto a molti compagni delle scuole superiori che avevano scelto percorsi forse più lineari, iscrivendosi ad architettura, la mia scelta era un po’ inconsueta, e fino all’ultimo avevo considerato l’opzione alternativa di studiare ingegneria meccanica, che sicuramente garantiva maggiori possibilità lavorative. Alla fine, però, ha prevalso la voglia di farmi guidare dalla passione. Ho realizzato i miei studi con molta umiltà, ero uno studente come tanti e ai primi esami prendevo voti normali. Negli anni ho cominciato a maturare un forte interesse per la geofisica e la modellazione matematica dei fenomeni della Terra: le interpretazioni geologiche descrittive di molte attività del nostro pianeta, normali per una scienza così giovane e basata su osservazioni indirette, non mi soddisfacevano del tutto, mentre mi affascinava la possibilità di costruire modelli fisici e matematici che potessero rispondere alle nostre domande con numeri e dati certi. È stato durante la mia tesi specialistica che ho avuto modo di partecipare al primo progetto di ricerca, nell’ambito della geofisica, e mi sono appassionato al «fare scienza». L’entusiasmo scoperto in quei mesi ha fatto sì che cominciassi a considerare anche l’ipotesi di un dottorato di ricerca”.
Originario della Marca, quali ambienti sono stati significativi per la sua formazione?
Sono nato a Treviso e ho trascorso la mia infanzia a Quinto. Durante gli anni scolastici, ho sviluppato un forte interesse per le scienze naturali. Successivamente, ho proseguito gli studi in geofisica all’Università di Padova, un ambiente che ha giocato un ruolo cruciale nella mia formazione accademica e professionale.
Perché ha scelto la geofisica come materia di studio e poi percorso di ricerca e di lavoro? Cosa l'ha appassionata e conquistata?
La mia passione per la geofisica è nata dal desiderio di comprendere i fenomeni naturali che modellano il nostro pianeta, come i terremoti e le eruzioni vulcaniche. L’idea di poter studiare e prevedere questi eventi mi ha affascinato fin da giovane, spingendomi a intraprendere questo percorso di studi e ricerca.
Come è andata che è diventato professore associato e come poi è finito a Singapore?
Dopo aver completato il dottorato in Geofisica a Zurigo, ho lavorato come ricercatore in diverse istituzioni internazionali in California, soprattutto a Los Angeles. Le mie pubblicazioni e l’esperienza acquisita mi hanno permesso di ottenere una posizione di professore. L’opportunità di trasferirmi a Singapore è arrivata grazie a un'offerta della Nanyang Technological University e l’Earth Observatory of Singapore dove attualmente dirigo il Computational Geophysics Lab.
Cosa significa oggi per lei vivere, lavorare e insegnare in quel Paese? Quali sono le sue priorità di professore?
Vivere e lavorare a Singapore rappresenta un’esperienza arricchente, sia dal punto di vista professionale che personale. Come professore, le mie priorità includono la formazione di nuovi ricercatori, l’avanzamento della ricerca in geofisica e la promozione della consapevolezza sui rischi naturali nella regione.
Su quali temi sta concentrando la sua ricerca scientifica? Hanno un impatto per la vita dell'uomo sulla terra? E come?
La mia ricerca si concentra sulla comprensione dei pericoli naturali come terremoti, tsunami e deformazioni della crosta terrestre. Questi studi sono fondamentali per sviluppare modelli predittivi che possano mitigare i rischi associati a tali eventi, contribuendo alla sicurezza delle comunità umane.
Qual è, allora, lo stato di salute del nostro pianeta da questo punto di vista?
Il nostro pianeta è dinamico e soggetto a continui cambiamenti geologici. Sebbene non possiamo prevenire eventi come terremoti o tsunami, una migliore comprensione dei processi che li causano ci permette di sviluppare strategie più efficaci per la loro gestione, riducendo così l’impatto sulle popolazioni.
Non desidera tornare in Italia? Integrarsi in una università o centro di ricerca qui? Come vede questa possibilità?
Pur essendo legato all’Italia, al momento sono concentrato sulle opportunità di ricerca e insegnamento offerte a Singapore. Tuttavia, non escludo la possibilità di future collaborazioni o di un eventuale ritorno, qualora si presentassero opportunità adeguate.
Si è scritto spesso dei nostri cervelli migliori in fuga dall'Italia per un lavoro e una qualità di vita migliore. È una definizione semplicistica che, comunque, in parte la caratterizza? È un limite o una opportunità?
La mobilità internazionale dei ricercatori è una realtà nel mondo accademico. Nel mio caso, le esperienze all’estero hanno arricchito il mio percorso professionale, permettendomi di acquisire competenze e prospettive diverse. Considero queste esperienze come opportunità di crescita, piuttosto che una fuga dall’Italia.
Quali sono i suoi progetti di lavoro, ed eventualmente di vita per il prossimo futuro?
Intendo continuare a sviluppare il Computational Geophysics Lab, ampliando le collaborazioni internazionali e formando una nuova generazione di geofisici. Sul piano personale, desidero approfondire la conoscenza delle culture asiatiche e contribuire attivamente alla comunità scientifica locale.
Se dovesse dare un consiglio a uno studente sul suo percorso di studi, quali caratteristiche la contraddistinguono e hanno inciso sul “successo” personale?
La curiosità, la determinazione e la passione per la ricerca sono state fondamentali nel mio percorso. Inoltre, la capacità di adattarmi a contesti culturali diversi e di lavorare in team multidisciplinari ha arricchito la mia esperienza professionale, contribuendo ai risultati ottenuti.