In particolare, di fronte alle autorità belghe, il Pontefice, oltre a ritornare sullo scandalo degli...
La guerra è sempre più un “grande affare”
Sono oltre 30 le guerre ad alta intensità in corso sul Pianeta. Gli stati si affidano più alle armi che a sostenere decisi le Nazioni Unite per trovare soluzioni, mentre sarebbe urgente investire sull’emergenza climatica, sui diritti umani, sulla democrazia e sul riequilibrio dei proventi delle materie prime. Anche il nostro Paese si sta arricchendo dalle guerre con la produzione e il commercio di armi. Il nostro Governo si sta spingendo compatto a rendere meno trasparente la materia, con nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.
Leggendo il testo del Ddl n. 885, già approvato in Senato lo scorso febbraio e ora prossimo alla calendarizzazione alla Camera, “si torna” al Regio Decreto n. 1161 dell’11 luglio 1941, firmato da Mussolini, Ciano, Teruzzi e Grandi, con cui l’intera materia delle esportazioni di armamenti era stata sottoposta al “segreto di Stato”, mentre la materia viene sottratta all’esame del Parlamento e della società civile. Secondo le ong che sostengono la rete italiana Pace e disarmo, il Ddl di modifica della L. 185/1990 intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, ridurre al minimo l’informazione al Parlamento e alla società civile, e soprattutto, eliminare dalla Relazione governativa annuale tutta la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani. La Rete aveva, invece, chiesto con forza l’inserimento nel testo in discussione di un riferimento esplicito al Trattato sul commercio di armamenti Att (Arms trade treaty), adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni unite il 2 aprile 2013, ratificato dall’Italia con la L n. 118 del 2013 ed entrato in vigore il 24 dicembre 2014.
Dall’Egitto allo Yemen, dalla Libia all’Iraq, dall’Ucraina a Israele: la maggior parte delle armi italiane è stata esportata negli ultimi anni nelle zone più calde del pianeta. Poco importa se direttamente o attraverso triangolazioni commerciali. L’Italia si colloca al sesto posto a livello globale tra i Paesi esportatori di sistemi di armamento, e con la crescita maggiore. I dati si ricavano dal recente report del Sipri (Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma).
Leggendo l’ultima relazione, presentata dal Governo al Parlamento il 4 maggio 2023 e riferita all’anno 2022, emerge che il primo Paese destinatario delle nostre esportazioni è la Turchia, seguita da Stati Uniti, Germania, Qatar, Singapore, Paesi Bassi, Regno Unito, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Pakistan. A queste, si devono aggiungere la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina, avvenuta in deroga alla L. 185/1990.
Per capire come si muovono le esportazioni di armamenti pesanti a livello globale abbiamo posto alcune domande a Mimmi Shein, ricercatrice del Sipri, in merito al report elaborato dall’Istituto.
Negli ultimi anni nuovi fronti di guerra si sono aperti e di pari passo la produzione di armi. Cosa emerge dal vostro ultimo Report?
In risposta all’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina a partire dal 2014, i trasferimenti di armi verso l’Europa sono aumentati notevolmente. E in risposta all’invasione su vasta scala, iniziata nel febbraio 2022, gli Stati europei hanno accelerato ancora più velocemente le loro decisioni sull’approvvigionamento di armi. Le importazioni da parte degli Stati europei sono state superiori del 94% nel 2019-2023 rispetto al 2014-2018. L’Ucraina ha ricevuto il 23% delle importazioni di armi della regione nel periodo 2019-2023. Era di gran lunga il più grande importatore di armi in Europa e il quarto nel mondo. L’invasione iniziale dell’Ucraina, da parte della Russia, nel 2014, ha aumentato la domanda di armi negli stati dell’Europa centrale e occidentale. Basti pensare che alla fine del 2023 questi Stati avevano un totale di 791 aerei ed elicotteri da combattimento in ordine da Paesi terzi. L’Ucraina non è, ovviamente, l’unica direttrice. Nello stesso periodo la corsa al riarmo è continuata anche altrove: le importazioni di armi, ad esempio, nell’Asia orientale sono aumentate e quelle verso il Medio Oriente rimangono a un livello elevato. Le ragioni sono differenti: nel primo caso vi è la preoccupazione per le ambizioni della Cina, mentre nel secondo caso riguarda la cronica instabilità regionale.
Abbiamo parlato dell’Ucraina, ma un altro fronte caldo è quello israelo-palestinese. Quali sono oggi i principali Paesi che stanno vendendo armi a Israele?
Tra il quinquennio 2014-18 e il quinquennio 2019-23, le importazioni di armi da parte di Israele sono aumentate marginalmente (+5,1%). Gli Stati Uniti rappresentano il 69% e la Germania il 30% delle esportazioni di armi verso Israele. Le armi, in particolare gli aerei da combattimento ricevuti dagli Stati Uniti nel corso di diversi decenni, hanno svolto un ruolo importante nelle azioni militari di Israele contro Hamas e Hezbollah. La Germania ha fornito principalmente navi alla marina israeliana, armate con cannoni italiani, e motori per carri armati e veicoli blindati. Va ricordato che Israele è anche un Paese produttore.
Aprendo lo sguardo su scala globale, quali sono i principali Paesi esportatori di armi?
Le esportazioni di armi da parte degli Stati Uniti, il maggiore fornitore di armi al mondo, sono aumentate del 17% tra il 2014-2018 e il 2019-23, mentre quelle della Russia, oggi al terzo posto, si sono dimezzate (-53%). L’Europa produce circa un terzo delle esportazioni globali con Francia (2° posto), Germania (5°), Italia (6°) e Spagna (8°). La Cina si colloca al 4° posto mentre la Gran Bretagna al 7°; chiudono la Top 10 Israele (9°) e la Corea del Sud (10°).
Quali i principali importatori?
Nove dei 10 maggiori importatori di armi nel periodo 2019-2023, compresi i primi tre (India, Arabia Saudita e Qatar), si trovano in Asia, Oceania e in Medio Oriente. L’Ucraina è diventata il quarto importatore di armi a livello mondiale dopo aver ricevuto trasferimenti di armi importanti da oltre 30 Stati nel biennio 2022-2023. Seguono tra i primi 10 in ordine: Pakistan (5°), Giappone, Egitto, Australia, Corea del Sud e Cina. Parallelamente, gli Stati dell’Asia e dell’Oceania hanno rappresentato il 37% di tutte le importazioni di armi, seguiti dagli stati del Medio Oriente (30%) e dell’Europa (21%).
L’Italia come si colloca nella classifica come esportare di armi?
L’Italia ha rappresentato il 4,3% delle esportazioni mondiali nel periodo 2019-2023. Le sue esportazioni di armi sono state superiori dell’86% rispetto al quinquennio precedente. Il Medio Oriente rappresenta il 71% delle esportazioni italiane di armi. Tre Stati rappresentano il 61% delle esportazioni di armi italiane: Qatar (27%), Egitto (21%) e Kuwait (13%). La rapida crescita delle esportazioni di armi italiane è dipesa da alcuni grandi contratti stipulati con questi tre Stati.