La situazione dei palestinesi nella striscia di Gaza (ma anche in Cisgiordania), è sempre più drammatica...
L’iniziativa: nel mese di ottobre le nostre copertine con immagini scattate da reporter palestinesi

Non sappiamo ancora come si concluderà, dopo l’abbordaggio dell’esercito israeliano di una parte delle navi, l’iniziativa umanitaria della Global Sumud flotilla, promossa dalla società civile a livello internazionale (a bordo persone di 44 Paesi diversi) per portare aiuti a Gaza e aprire un corridoio umanitario. Ed è ancora in fase di analisi (in particolare da parte di Hamas) il piano di pace proposto dal presidente statunitense Trump. La speranza di tutto il mondo è che si arrivi, finalmente, a una pace giusta e che si smetta di far salire la tensione, perché, come ha detto papa Leone, alla notizia della proposta americana, “serve lavorare per la pace”.
Insieme a tante altre persone e comunità, anche noi, come redazione del settimanale diocesano, ci siamo chiesti in questo tempo che cosa potevamo fare per Gaza e per la Terra santa tutta. Informare, certo, su quanto accade, come facciamo da due anni, dare spazio nelle nostre pagine a esperienze di pacificazione, di sostegno, a riflessioni pacate che favoriscano il dialogo e non la contrapposizione, all’impegno della Chiesa e di altre confessioni religiose per la pace, a fianco della popolazione civile. Ma questa settimana, e per tutto il mese di ottobre, abbiamo scelto di dare spazio anche allo sguardo di alcuni colleghi, giornalisti e fotoreporter, che vivono e lavorano a Gaza.
Per gli operatori dei media questo conflitto è il più mortale mai registrato. L’Onu, al 30 agosto scorso, segnalava 247 vittime da ottobre 2023: più che in entrambe le guerre mondiali, con una media di 13 lavoratori dei media uccisi al mese. Colleghi che sono diventati obiettivi da colpire, per far tacere le voci e i racconti da Gaza. Israele, infatti, impedisce ai giornalisti stranieri di entrare nella Striscia: una decisione contro la libertà di stampa che non ha precedenti nella storia moderna. Il compito di documentare la guerra è affidato, dunque, esclusivamente ai giornalisti palestinesi residenti, indipendenti o collaboratori di agenzie di stampa o testate internazionali. È per questo che vogliamo sostenerli, supportando il loro lavoro, dando un volto alle loro firme e acquistando le loro foto. Questa settimana, in copertina (e qui a sinistra), lo scatto è di Ebrahim Hajjaj, reporter dell’agenzia Reuters, e ritrae bambini palestinesi a Gaza, sul luogo dell’attacco israeliano a una casa, il 26 settembre. Siamo molto attenti, da sempre, a non pubblicare foto di minorenni in situazioni drammatiche, di qualsiasi provenienza, ma questo dramma ci spinge a dare un volto a tutte le vittime.