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Prosegue il percorso del Patto digitale moglianese, con una nuova attenzione per la fascia 0-6 anni

Il progetto ora si apre anche alla prima infanzia, con la consapevolezza che l’educazione digitale inizia molto prima del possesso di un dispositivo. Troppi genitori, infatti, tendono oggi a utilizzare lo smartphone come strumento per calmare o distrarre i figli piccoli

Prosegue a Mogliano Veneto il percorso del Patto digitale di comunità, un progetto che coinvolge famiglie, scuole e istituzioni per promuovere un uso più sano, consapevole e condiviso delle tecnologie. Dopo la presentazione ufficiale dello scorso maggio al liceo Berto, il Patto digitale entra in una nuova fase, con l’estensione del lavoro di sensibilizzazione anche alla fascia 0-6 anni, negli asili e nelle scuole dell’infanzia.

Nato da un confronto tra genitori e docenti avviato tra febbraio e maggio 2025, il Patto digitale di Mogliano Veneto è il primo progetto nazionale pensato per accompagnare bambini e adolescenti nell’uso dei dispositivi elettronici secondo tre principi fondamentali: consapevolezza, gradualità e regole condivise. Tre parole che racchiudono l’impegno di una comunità educante nel costruire insieme un percorso di responsabilità e dialogo tra generazioni.

La consapevolezza richiama gli adulti a recuperare il loro ruolo educativo, informandosi e partecipando ad attività di formazione sull’uso dei media. La gradualità invita a rispettare i tempi di crescita dei ragazzi, evitando una precoce esposizione agli schermi. Le regole condivise, infine, rappresentano il cuore del progetto: genitori e figli sono chiamati a concordare insieme tempi, spazi e modalità di utilizzo dei dispositivi.

Il Patto digitale si articola, oggi, in tre patti distinti per fascia d’età, pubblicati sul portale nazionale pattidigitali.it/moglianoveneto.

Per la scuola primaria (6–10 anni) si promuove l’idea di una scuola “smartphone free”, privilegiando la lettura, il gioco all’aperto e le relazioni reali. Per la scuola secondaria di primo grado (11–13 anni) il patto suggerisce di attendere almeno la terza media prima della consegna dello smartphone personale, con un periodo di accompagnamento e la supervisione dei genitori. Nel biennio delle superiori (14–16 anni) si affrontano i temi del cyberbullismo, della dipendenza da social e del rapporto con l’immagine di sé, ricordando ai ragazzi che “il virtuale è reale” e che le parole online hanno conseguenze.

Il progetto ora si apre anche alla prima infanzia, con la consapevolezza che l’educazione digitale inizia molto prima del possesso di un dispositivo. Troppi genitori, infatti, tendono oggi a utilizzare lo smartphone come strumento per calmare o distrarre i figli piccoli.

Il Patto digitale mira a coinvolgere anche le famiglie con bambini 0-6 anni, per diffondere buone pratiche e alternative concrete, come la lettura condivisa, il gioco, la relazione diretta e l’ascolto reciproco.

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