Sentiamo anche il dovere di segnalare la difficile e a volte critica situazione in cui versa oggi nel...
Mobilità lenta: a Treviso c’è ancora molto da fare

Treviso è quella città che anche nel 2025 ha ottenuto quattro “bike smile” della Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) e il titolo di città “bike friendly”, ma è anche la stessa città capoluogo della provincia con più decessi di ciclisti secondo i dati Aci (sono stati 7 nel 2024, 7 anche nel 2023), seconda solo alla provincia di Milano (15). La stessa città che nella seconda edizione del progetto “Bike to work” premia 900 trevigiani per i 455 mila chilometri percorsi tra casa e lavoro, e festeggia sui social la cittadina che, con lo stesso progetto di Ecoattivi a livello nazionale, vince un’auto (per fortuna elettrica). “Noi facciamo quello che possiamo, ma a cambiare deve essere la cultura dei cittadini”, ripetono dal Comune come un mantra; ma, alla luce di quanto viene fatto e detto, ci si chiede se si stia davvero adottando il punto di vista di chi la bici la usa o potrebbe usarla.
Incidenti stradali
I dati Aci, usciti da poche settimane, comunicano un 2024 con 335 ciclisti feriti in incidenti stradali e 7 morti; 7 sono anche i decessi tra i pedoni. Questi si collocano in un contesto più ampio che è quello offerto anche dai dati Istat appena sfornati, che nel 2024 vedono la Marca Trevigiana come la provincia con più decessi da incidenti stradali in Veneto: 62 su 269 in regione, vuol dire un morto ogni sei giorni solo nella Marca. I feriti, invece, sono 2.699 su 17.221. La cronaca di queste settimane, purtroppo, conferma questa storia: il primo settembre Diego Lapaine è stato travolto in bici e ucciso a Villorba, il 19 settembre un tredicenne in bici è stato investito sulle strisce a Quinto di Treviso, in un incrocio sulla Noalese, fino al 17 ottobre a Mogliano, con un ciclista trasportato a Mestre in condizioni gravi mentre la sua bicicletta è rimasta sulla strada, spezzata a metà. L’auto è il mezzo con cui si fanno più incidenti (2.631 nel 2024 secondo Aci), ma a pagarne le conseguenze peggiori sono gli utenti più fragili della strada.
Zone 30
Bologna ha fatto scuola e ha confermato molti degli studi sul tema: le zone 30 sono fondamentali per ridurre gli incidenti. Su questo sta lavorando anche il Comune di Treviso, che con il Pums (Piano urbano di mobilità sostenibile) ha previsto un aumento delle vie con questo limite di velocità, giudicando invece “irrealizzabile” la possibilità di estenderlo a tutto il territorio comunale. Ca’ Sugana, intanto, ha annunciato proprio in questi giorni che gli interi tratti di viale Luzzatti e viale Monfenera saranno zone 30 e che si sta ipotizzando anche l’installazione di dissuasori accanto all’apposita segnaletica.
Chilometri ciclabili
La nuova annualità del report di Legambiente “Ecosistema urbano”, che vede il nostro capoluogo scivolare da una sesta a una tredicesima posizione, vede Treviso al quinto posto nella classifica relativa alle infrastrutture per la ciclabilità, con 29 metri equivalenti di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti. Un lavoro di cui il Comune fa bandiera da molto tempo, anche se a guardarli bene, questi percorsi ciclabili, presentano alcune criticità. A partire dal fatto che molti sono a uso promiscuo: un esempio su tutti, la Ciclopolitana 1, l’anello (non chiuso) attorno alle mura, dove il ciclista è costretto allo slalom tra i pedoni. Un aspetto, quello della convivenza tra ciclisti e pedoni, tutt’altro che semplice dal momento che anche le bici possono risultare pericolose per il pedone. Altro tema è quello della sicurezza, con piste ciclabili segnalate solo da una striscia gialla sull’asfalto e prive di altre protezioni, il che le rende anche molto ghiotte per la sosta degli automobilisti: chi usa la bici sa che le auto “momentaneamente” in sosta sulle piste ciclabili a Treviso sono all’ordine del giorno. Tutto ciò, tralasciando il tema buche, dissesti stradali e radici, le piste che finiscono nel nulla e la mancanza di attraversamenti segnalati e sicuri. Uscendo dal territorio comunale, dalla Provincia di Treviso fanno sapere che dal 2019 ad oggi sono state realizzate 49 ciclabili e che ha già impegnato e autorizzato 1.745.500 euro di nuovi interventi per la messa in sicurezza di incroci pericolosi.
Domenica ecologica
Lo scorso 19 ottobre il centro storico è stato chiuso dalle transenne della “domenica ecologica”, iniziativa che, in teoria, dovrebbe arginare l’inquinamento atmosferico, ma che nella pratica lo concentra attorno al put dove, come da tradizione, si formano lunghe code di auto di cittadini ignari, questa volta aggravate anche da due incidenti. La cartellonistica suggerisce i parcheggi più vicini (tranne il Miani, appena riaperto e momentaneamente gratuito, ma quel giorno chiuso) eppure nessuno, né sui social del Comune né sui pannelli led in città, propone di muoversi in bicicletta. Tanto più che le indagini dello stesso Pums evidenziavano che la maggior parte degli autoveicoli nelle strade cittadine compiono in media un tragitto di 2,5 chilometri.