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Il libro: i ricordi di Giorgio Isetta

La storia di un sindacalista anomalo, che ripercorre il suo impegno nella Cgil
23/10/2025

Storia di un sindacalista anomalo, dentro a un sindacato, che in provincia di Treviso ha rappresentato un’eccezione, rispetto ad altri territori. Il sindacalista è Giorgio Isetta, montebellunese, classe 1953, che nel libro “La lepre e il cane” (2025, edizioni Spi-Cgil, 12 euro) ripercorre il suo impegno sindacale nella Cgil trevigiana, tra il 1985 e il 1993, prima come responsabile della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici, e poi come segretario della Camera del lavoro comprensoriale della Destra Piave. Anni ormai lontani, ma decisivi nel cambiamento sociale ed economico del Veneto. Cambiamenti che hanno visto nel sindacato un attore importante, decisivo - ed è, questa, una delle tesi di Isetta - quando ha saputo porsi in dialogo con le controparti imprenditoriali, con le associazioni e la società civile. All’epoca, la “lepre”, simbolo in qualche modo del sindacato e dell’attenzione al lavoro, grazie alle sue antenne e a una lettura originale della realtà, seppe correre più veloce del “cane”, simbolo del capitale. Non sempre è stato così, negli anni a venire, come fa notare il politologo Paolo Feltrin, nella prefazione al libro, nella quale mette a fuoco “l’eccezione trevigiana”, quella, cioè, di un “miscuglio inconsueto di radicalità e pragmatismo”, affiancato a una grande capacità organizzativa. Un sindacato abituato al confronto, e dunque non destinato a quelle “sconfitte eroiche” tipiche dei sindacalisti duri e puri. Eppure, questa “eccezione”, non è mai diventata regola, come mostra anche la traiettoria di alcuni di questi leader sindacali, tra cui, appunto, Isetta, definito “un anticipatore”, nella postfazione, dal giornalista Alessandro Russello.

Interessante, infatti, la biografia dell’autore del libro: figlio di imprenditori, dopo un primo impiego in banca, si gettò con entusiasmo nell’avventura sindacale, per poi impegnarsi dall’altra parte della barricata, nell’Associazione delle piccole e medie imprese, fino a diventare egli stesso imprenditore e consulente aziendale. Nel suo impegno, spicca anche il ruolo chiave nella “storica” vittoria del centrosinistra di Laura Puppato, alle Comunali di Montebelluna.

Come sindacalista, si trovò ad affrontare le crisi di grandi aziende, prevalentemente castellane, come la Simmel, la Fervet, la Castelgarden.

Uomo di dialogo, Isetta colse l’importanza del mondo cattolico, e del confronto con alcuni sacerdoti particolarmente attenti al sociale e al mondo del lavoro, che agivano in discontinuità con una certa mentalità paternalistica, piuttosto diffusa, all’epoca, anche nel mondo ecclesiale. Nel libro, se ne parla diffusamente, citando sacerdoti della Castellana, come don Umberto Miglioranza e don Olivo Bolzon. Davanti alla Simmel, fabbrica che produceva armi, veniva organizzata il Venerdì santo una Via crucis per protestare contro le produzioni belliche, e questo produceva anche qualche scontro con gli operai. Nel libro sono anche citati, per il Montebellunese, don Pier Giorgio Brufatto e, per l’impegno missionario e con i migranti, don Giuliano Vallotto.

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